Nel corso della conferenza stampa odierna, Federico Dimarco si è soffermato sui calendari intasati anche con la prospettiva dei playoff di marzo, senza però entrare nel merito con un giudizio valutativo, ma limitandosi a fare il classico no-commente da calciatore: "Non decido io i calendari, ci sono persone che si occupano di queste cose. Noi dobbiamo fare bene il nostro mestiere, quindi metterci a disposizione sia del club che della Nazionale". Ieri De Laurentiis aveva attaccato pesantemente UEFA, FIFA e FIGC sulla stessa tematica e anche Ancelotti si era espresso alla Gazzetta dello Sport, difendendo la scelta di Conte di staccare e prendersi qualche giorno in più durante la sosta per le nazionali.

In passato i sindacati dei calciatori si erano fatti sentire a più riprese, ma gli organi del calcio internazionali non avevano espresso parere favorevole. Anzi, avevano completamente glissato sul tema. Che continua a essere attuale e strettamente connesso agli infortuni. Un anno fa il numero uno dell'AIC, Umberto Calcagno, aveva lanciato un messaggio diretto, mettendo sul tavolo la salute dei calciatori: "Ci dobbiamo chiedere che calcio vogliamo per il futuro - aveva detto -. Oggi ci si è resi conto che non si tratta di un fattore economico ma che la salute dei calciatori è la base dello spettacolo".

Tante riflessioni, ma nessun cambiamento all'atto pratico perché i calendari sono sempre più intasati e gli impegni, considerando il nuovo format della Champions League, sono anche cresciuti. Siamo reduci da una stagione molto impegnativa che ha visto l'Inter, per esempio, finire a fine maggio e giocare il Mondiale per Club, che ha spremuto ulteriormente il gruppo.

In Inghilterra molte volte è stato posto il focus sui calendari intasati e anche Maurizio Sarri, tecnico della Lazio, due mesi fa non aveva usato mezzi termini per descrivere gli impegni nelle rispettive nazionali: "I giocatori vengono pagati per stare in totale 6 mesi fuori”. Dunque un tema sempre molto caldo, ma all'orizzonte non c'è alcun cambiamento perché la spettacolarizzazione degli eventi, con tutti i fattori annessi e connessi, prevale su ogni cosa. Almeno per il momento.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 15 novembre 2025 alle 17:20
Autore: Niccolò Anfosso
vedi letture
Print