San Siro come lo CityLife e Porta Nuova, "casi-simbolo di rigenerazione e sviluppo urbano contemporaneo che hanno contribuito a ridisegnare Milano e a rafforzarne l’immagine internazionale". Questa la previsione di Paolo Scaroni come dice alla rivista Moneta nell'intervista durante la quale il presidente del Milan risponde ampiamente sul nuovo impianto sportivo in condivisione con l'Inter.

Quando è iniziata la sua battaglia per il nuovo o stadio?
"Ho iniziato a occuparmene nel 2018, appena nominato presidente del Milan".

Una delle ragioni che spingono verso il nuovo è che un’attività come lei sta descrivendo dovrebbe produrre incassi significativi. Ma è davvero così?
"Sì, posso assicurare che almeno il 10% degli incassi deriverà da queste attività. Secondo la mia esperienza, spesso anche di più. Allo stadio Meazza di San Siro è impossibile farla evolvere oltre il contributo attuale".

Funzionerà anche nei giorni senza partite?
"Vogliamo uno stadio vivo tutta la settimana, non solo quando si gioca. Non inventiamo nulla di nuovo: porteremo a Milano ciò che già esiste a Londra, Monaco, Madrid. E vogliamo farlo ancora meglio".

Quali difficoltà ha incontrato in questi anni?
"Le obiezioni sono state due. La prima: “State abbandonando lo stadio di San Siro, la Scala del calcio…'. È una posizione comprensibile ma dettata dalla nostalgia, che però rischia di frenare il progresso. La seconda: 'Perché non ristrutturate San Siro?'. Abbiamo spiegato a lungo che una ristrutturazione profonda sarebbe stata impossibile: a San Siro si giocano tre partite a settimana tra campionato e Coppe, e trasformarlo in un grande cantiere sarebbe stato impraticabile".

Non si è mai scoraggiato?
«Abbiamo vissuto anni difficili, pedalando in salita, durante i quali è stato necessario insistere e spiegare con pazienza le nostre ragioni. L’opinione pubblica inizialmente era riluttante, e di conseguenza anche l’amministrazione comunale lo era".

Qual è stato il momento decisivo per arrivare alla meta?
"All’inizio di quest’anno l’amministrazione comunale ha deciso di vendere lo stadio. L’interlocuzione con il sindaco Giuseppe Sala, il ministro Alessandro Giuli e la Sovrintendenza è stata fondamentale. Quella decisione è stata la svolta che ha permesso di completare il percorso che ci ha visto in grande sintonia con l’Inter e la proprietà Oaktree, rappresentata nel progetto da Kathrine Ralph".

Cosa dobbiamo aspettarci in termini di ritorno economico per Milan e Inter?
"Ci aspettiamo una crescita dei ricavi da stadio simile a quella di club come Tottenham, Arsenal o Real Madrid, che hanno raddoppiato i valori con un nuovo impianto, senza aumentare i prezzi dei biglietti popolari".

Quali sono i tempi?
"Ora entriamo nella fase di progettazione, affidata a Norman Foster e David Manica, garanzia di un risultato eccellente. Seguirà un anno di progettazione di dettaglio, poi la Conferenza dei Servizi con Comune e Regione per il permesso di costruire. L’obiettivo è avviare i lavori nei primi mesi del 2027 e completarli in tre anni, in tempo per ospitare gli Europei del 2032. Successivamente partirà la riqualificazione dell’area del vecchio Meazza, con la realizzazione tra le altre di un albergo, le sedi dei due club, un centro commerciale e il museo di Milan e Inter. Contiamo che anche in questa nuova veste l’area attrarrà almeno mezzo milione di visitatori l’anno".

Nonostante il suo ottimismo, ogni giorno apprendiamo di ostacoli burocratici o giudiziari. Ci sono rischi di rallentamenti?
"Non credo. Dopo la decisione del Comune di procedere, tutto si è mosso in modo efficiente. La procedura adottata – prevista dalla legge stadi – prevede la raccolta delle manifestazioni di interesse, quindi non c’è stata alcuna gara e soprattutto nessuna possibilità di turbativa".
 

Sezione: Copertina / Data: Sab 15 novembre 2025 alle 11:24
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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