Samuel Eto’o vive l’Inter da lontano, soffre per lei da ben tremila chilometri di distanza. Non ha dimenticato i momenti splendidi passati a Milano, contraddistinti da sei vittorie titolate e da un entusiasmo fuori dal comune, per un professionista che negli anni di Barcellona ha vinto tutto quello che c’era da vincere. Se l’Inter ha vinto tutto è anche merito suo. Samuel ha portato in squadra la cultura del lavoro duro, cultura vincente, ed è stato ricambiato con il grandissimo affetto da parte dei tifosi interisti, diventando a sua volta un sostenitore della Beneamata: “Quando mi arrivavano gli sms con il risultato dell’Inter ero incazzato. Volevo spaccare il telefonino. Quando me ne andai, e non era un frase di circostanza, dissi che avrei sempre tifato Inter”. I tifosi che lo acclamano: “Mi hanno portato nel cuore e ora li ringrazio. Quando uno muore, si parla sempre bene di lui. Ora ci sono altri calciatori che faranno il bene dell’Inter. Vanno sostenuti”. Ad esempio Pazzini: “Ha giocato poco. Vedrete che quando sarà titolare stabile, difficilmente li toglieranno quella maglia. Mi spiace solo non aver potuto giocare di più con lui”.

Muntari uno dei più vicini: “In questo periodo l’ho sentito. Ho saputo che era pronto a partire, ma ora può tornare utile. Ho sempre detto che fosse un titolare”. Il perché del momento no: “Quando arriva un momento difficile si deve cercare la soluzione. Credo che l’Inter lo stia facendo e che stia trovando la soluzione. Si riprenderà. Mi fido ciecamente di Moratti”. Per il presidente solo belle parole: “Un padre. Fa parte della mia vita e continuiamo a sentirci. Quando dissi che era ‘Dio in Terra’ sapevo cosa stavo dicendo. Chiunque lo abbia conosciuto può dire ciò”.  Quando, a fine luglio, l’Anzhi bussò cosa si dissero? “Non lo diremo mai”. Fosse stato per lui se ne sarebbe andato? “Non rimpiango nulla del passato. Sono felice”.

Il rapporto con Gasperini: “Ci siamo parlati a Pinzolo. Ognuno aveva le sue idee di calcio, ma non posso dire di averlo conosciuto bene. Credo sia una brava persona e un buon tecnico, ma nel calcio cambiare tecnico è sempre la soluzione più facile”. Ranieri: “Peccato sia arrivato quando me ne sono andato. Ricordo quando mi voleva al Chelsea prima e alla Juventus poi. Avrei volentieri lavorato con lui. In bocca al lupo”.  Può rilanciare l’Inter? “Non esiste una sola persona che possa rilanciare l’Inter. Chi può farlo è il gruppo. All’Inter serve un leader. Ranieri può esserlo”. Non sarà allo stadio per vedere la sua Inter: “Saluterò i ragazzi in hotel, ma non sarò allo stadio. Ho organizzato una cena con la mia squadra”.

Il pensiero va al suo trasferimento. E’ automatico pensare che sia stato dettato dal denaro: “Si fa sempre per il bene della famiglia. Se mi avessero offerto gli stessi soldi dell’Inter non sarei venuto. Chi mi chiama mercenario può anche non crederlo. Oggi, fare felice gente sconosciuta, vale quel denaro”. In Russia il calcio è diverso: “Mi picchiano di più, visto che sono sempre spalle alla porta”. La Champions con l’Anzhi: “Non uso dire la parola ‘mai’ nel calcio. Ho firmato per tre anni. C’è un progetto a lunga scadenza”. La scorta: “Dicono che chi gioca in Daghestan non può farne a meno...”. L’inverno russo: “La prima fase di campionato finisce a novembre. Poi si riparte a marzo. Posso allenarmi a Parigi, Milano o Miami”. Lo stadio dell’Anzhi: “Piccolo ma caldo”. Ma San Siro è San Siro: “Ho voglia di tornarci. Lo farò con Materazzi, in un derby casalingo”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 26 settembre 2011 alle 09:07 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alberto Casavecchia
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