Fa sensazione vedere il rapporto sempre più fastidiosamente conflittuale tra i tifosi dell’Inter e Moratti. In questo periodo si sono accumulate dichiarazioni dell’ex presidente verso Thohir, arbitri e ultras, che hanno avuto il comun denominatore di una minor prudenza in nome di un possibile ritorno o di interessi legati al bene della società.
Ma le regole d’ingaggio che si muovevano su termini di reciproco rispetto formale sono saltate con quello striscione di polemico commiato verso Massimo Moratti, in cui gli si dava un addio senza enfasi, ringraziandolo timidamente per i successi e anzi ricordandogli momenti imbarazzanti.
Un sentimento condiviso da parecchi tifosi borbottanti che in questo periodo sparano a zero, senza filtro, verso un uomo affrontato impropriamente, come la causa principale di ogni male.
Sbagliano i tifosi a esaltare soprattutto le cose che non hanno funzionato e i nodi mai risolti, proclamando la discontinuità e la presa di posizione verso uomini che hanno portato in trionfo anche prima del triplete. Sbagliano a non mostrare rispetto e coccolare perversamente quel livore anti morattiano con motivazioni basate su ragionamenti non sempre confortati da fatti.
Ed è scorretto, oltre che masochistico, ricordare gli ultimi anni e non l'insieme del suo mandato
Ha sbagliato Moratti a tenere le vicende dell’Inter in una modulazione di frequenza nebulosa a tutti e chiara solo ai dirigenti. Forse.
Se l’Inter è una cosa di tutti, come ha sempre dichiarato, non si è capito perché alcuni meccanismi politici e le strategie siano rimasti tanto nascosti e ostinatamente mandati avanti senza alcuna spiegazione (l’allontanamento di Oriali, la permanenza tenebrosa di Branca, le scelte poco convinte degli allenatori, il fair play finanziario ecc…). Se ci fosse stata una presa di posizione netta non tutti sarebbero stati d’accordo ma avrebbero compreso la lingua della chiarezza.
Perché questo distacco tra parenti serpenti è il risultato di una totale assenza di comunicazione di quelle che dovevano essere le strategie nerazzurre nel dopo Mourinho.
Ancora oggi si sente parlare di un Moratti che per sua stessa ammissione potrebbe tornare in sella, qualora Thohir non facesse determinate azioni. Ma nessuno sa quali esattamente. Si procede per intuizione.
C’è insomma la sensazione che Moratti si comporti con lo stesso criterio che aveva con allenatori che prendeva anche se non lo convincevano.
E con dichiarazioni più temperamentali che strategiche.
Il problema è anche non aver preso una posizione più netta e dettagliata su calciopoli.
E alla fine il virus juventino ha fatto effetto, quel tarlo propinato dalla stampa, dall’ambiente bianconero e qualche addetto ai lavori, ha contaminato l’Inter e i suoi tifosi. E Moratti non ha preso posizione con la necessaria determinazione.
Dalla Juventus sono arrivati in questi anni decine di strali, una costante macchina del fango che ha ridimensionato calciopoli fino a convincere tutti che sia stata una messa in scena, atta solo a permettere l'Inter di vincere. Come se l'unico avversario dell'Inter fosse la Juve. Sono riusciti a diffondere due verità contrapposte rendendole persino credibili. La prima era che calciopoli non esistesse, che fosse un invenzione di squadre frustrate dalla sconfitta perpetua; la seconda era che per quanto giusta fosse la condanna nei loro confronti si indignavano perché l'Inter non era stata colpita allo stesso modo.
Hanno legalizzato lo sfottò, contribuendo a diffonderlo anche negli organi di stampa legittimando termini da bar come onestoni, cartonati, prescritti, piangina, fino all'ultima trovata presidenziale di Andrea Agnelli che ha sdoganato una battuta da forum: "Thohir da Giakartone".
I tifosi dell'Inter hanno risposto con altri sfottò ma la cosa davvero grave è che in questi anni a parte le reciproche invettive non ci sono stati approfondimenti.
Quell'inchiesta che avrebbe dovuto far rinsavire tutti è stata distrutta da un processo inadeguato, esternazioni gonfiate, alcune dichiarazioni del procuratore Palazzi prese pretestuosamente come Vangelo (la sua relazione sull'Inter) e altre sue ridicolizzate, a seconda di chi era l'obiettivo.
Si è scatenata una mischia fatta di soli slogan o teorie basate solo su mezze verità, omissioni, calunnie, omertà assoluta e manipolazioni da social network.
Nessuna regia dall'alto, solo una Juventus che in assenza di uno sceriffo in città, ha saputo trasformare la vicenda in un operazione di marketing, usando scudetti simbolo e l'Inter come mandante e unica responsabile delle disgrazie bianconere. Al punto da coinvolgere persino Facchetti, trasformato in un sordido personaggio, capace di tramare come e peggio degli altri.
E Moratti non ha mai voluto innescare una contro verità, anche per interposta persona, che servisse a controbattere delle palesi falsità su quel periodo messe in giro ad arte.
Nemmeno sentenze che hanno affossato in ogni piano di giudizio certe manipolazioni sono state usate da Moratti in modo efficace.
La Juventus e gli juventini hanno fatto la loro parte. L’Inter e di conseguenza gli interisti hanno lasciato sempre fare. Autorizzando col silenzio assenso l’assurda convinzione che anche l’Inter fosse colpevole quanto e più di altri.
Ognuno ha il diritto di avere un opinione su Massimo Moratti ma quel disprezzo sordo che sento da molti di loro non ha comunque ragione di esistere in questi termini e con valutazioni che vengono date per scontate troppo spesso.
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