Era importante, importantantissimo tornare a vincere dopo i due ko consecutivi, non senza rimpianti, con Barcellona e Juventus. Le risposte sono arrivate a Reggio Emilia con il Sassuolo, pur con quei venti minuti finali che hanno messo a dura prova le coronarie dei tifosi nerazzurri e mercoledì nella bolgia del Meazza nella bella notte di Champions League contro lo spauracchio chiamato Borussia Dortmund.
In campionato la Beneamata è seconda ad un solo punto dalla capolista imbottita di campioni ovunque ti giri ed è riemersa con la forza di volontà nel girone di una Champions che, nonostante ci sia ancora da battagliare, la squadra ha dimostrato di non voler abbandonare anzitempo come accadde nella scorsa stagione. Contro il Dortmund l'Inter ha ottenuto una vittoria chirurgica, costruita sfuttando al massimo i propri pregi, ma soprattutto essendo consci dei limiti attuali imputabili in gran parte alle defezioni di elementi importanti come Sensi, Sanchez e il tuttofare Danilo D'Ambrosio.
Antonio Conte non è solo un motivatore lancia-slogan. Antonio Conte è un grandissimo allenatore che ha studiato e preparato in maniera perfetta la strategia ideale per battere i tedeschi, pur privo di giocatori in grado di fare la differenza. “Non vogliamo subire gli schiaffi, vogliamo essere noi a darli per primi”, aveva detto il tecnico alla viglia, facendo credere all'avversario di poter infilare senza problemi un'Inter che andasse a fare pressing alto nella metà campo giallonera. E invece no, i nerazzurri si sono posizionati sul terreno di gioco in sornione attesa, costringendo il Borussia ad un possesso palla alquanto sterile, pronti al morso letale quando la sitazione lo consentisse. Il primo gol realizzato da Lautaro Martinez su imbeccata di De Vrij è un po' il manifesto della strategia scelta per l'occasione, nulla è arrivato per caso. L'Inter che ha battuto il Borussia Dortmund somigliava parecchio a quell'Italia targata Conte che all'Europeo francese del 2016 aveva fatto sognare, battendo con le stesse armi Belgio e Spagna. Gli schiaffi si possono dare in vari modi, l'importante è darli seguendo le indicazioni del lavoro svolto sui campi della Pinetina.
Nell'editoriale della scorsa settimana avevo scritto che non sarebbe stato da Inter piangersi addosso per gli infortuni e che bisognasse invece ribaltare la negatività sfruttando nuove opportunità. E mercoledì l'Inter ha avuto la conferma di poter contare su un giovane che ha tutte le carte in regola per diventare una stella del calcio italiano. Sebastiano Esposito, diciassettenne attaccante di Castellammare di Stabia, è entrato a metà ripresa al posto di uno spento Lukaku, con la forza di un veterano. A San Siro, in Champions, contro un avversario blasonato e forte e con il risultato in bilico. Dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, Esposito si è lanciato come una freccia su un pallone proveniente dalle retrovie, braccato da due difensori del Borussia, uno era tal Hummels già campione del mondo. Il ragazzo ha protetto il pallone, ha messo il corpo, non ha mollato un centimetro e si è procurato un rigore che, se realizzato da Lautaro, avrebbe chiuso la pratica con largo anticipo. Pratica poi chiusa nel finale dal super Candreva di questo inizio stagione, altro frutto del lavoro dell'allenatore.
Tornando ad Esposito, con i giovani bisogna saperci fare. Soprattutto in Italia dove, schiavi del risultato, si è più restii a farli giocare. Non come in Inghilterra, l'esempio è Rashford che a 22 anni è già un punto fermo del Manchester United che lo ha fatto esordire in Europa League nel 2016 e lui ha contraccambiato realizzando una doppietta, diventando il più giovane calciatore della storia dello United capace di segnare in una gara europea a soli 18 anni. Da noi si tende a tenerli ai margini per paura che si brucino. Il che è in parte vero, ma se un allenatore “sente” che il momento giusto arriva, non può e non deve avere remore. E Conte sta dimostrando di avere il fiuto giusto anche per questo tipo di situazione, riuscendo così a non dover rimpiangere troppo le assenze dei titolari più blasonati. Alessandro Bastoni, Sebastiano Esposito. Ora non più solo rincalzi, ma titolari aggiunti, che, come dice il tecnico, sono scesi e scenderano in campo per contribuire alle vittorie della squadra, non per avere il regalo di un giorno.
Intanto oggi, dopo soli due giorni e mezzo dalle fatiche europee, chiama nuovamente il campionato. A San Siro, che presenterà i soliti 65 mila, arriva il Parma che la scorsa stagione fece lo scherzetto. Ma quest'Inter è un'altra cosa. E' una cosa seria. Molto seria. Targata Antonio Conte.
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