"Pio Esposito? Non lo conosco". Il classe 2005 dell'Inter ha impiegato solo 10 minuti per trasformare in assist la provocazione di Haaland in conferenza stampa alla vigilia di Italia-Norvegia e trovare il terzo gol in maglia azzurra. Il primo tanto desiderato a San Siro.

A 20 anni e 141 giorni è diventato il quarto giocatore più giovane a trovare la sua terza rete con l’Italia, dopo Giuseppe Meazza (19 anni, 191 giorni), Mario Corso (20 anni, 71 giorni) e Gianni Rivera (20 anni, 84 giorni). Certamente non tre qualsiasi.

Dispiace che una buona fetta dell'Italia sia andata dietro all'attaccante norvegese del Manchester City per continuare a creare meme sui social, invece di aprire gli occhi e rendersi conto di avere tra le mani un vero e proprio talento.

Esposito è la speranza per il calcio italiano dopo anni di mediocrità totale. Soprattutto dopo il poker della Norvegia a San Siro. Esposito è stato uno dei pochi a salvarsi ed è esattamente quello che serve all’Italia (e anche all’Inter). Giovane, forte e di belle speranze. L’entusiasmo di cui necessita l'ambiente azzurro per cercare di tornare al Mondiale dopo due edizioni saltate. 

Fa specie pensare che Esposito, classe 2005, abbia pochissimi e sfocati ricordi della Nazionale azzurra al Mondiale (ultima partecipazione nel 2014). Lo stesso si può dire di Sinner, classe 2001. Nel giorno in cui l'altoatesino trionfa alle Atp Finals di Torino rendendo orgoglioso l'Italia intera, è il 2005 Esposito che prova a caricarsi l'Italia calcistica sulle sue spalle. 

Ai playoff l'entusiasmo e la voglia di Esposito potranno giocare un ruolo decisivo. Gattuso lo sa e non ha avuto dubbi sul lanciarlo. Così come Chivu, dal giorno zero in cui siede sulla panchina dell'Inter.  

Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 novembre 2025 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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