"Sapessi com'è strano darsi appuntamento a Milano. In un grande magazzino, in piazza o in galleria. Che pazzia". Cantava Ornella Vanoni nel 1969, anno singolare per l'Inter che quell'anno vide tra l'altro nascere la sua tifoseria organizzata che col tempo prenderà il nome, nelle sue varie articolazioni, di Curva Nord. "Eppure in questo posto impossibile tu mi hai detto ti amo. Io ti ho detto ti amo" continuava nei versi successivi in uno dei suoi tanti omaggi alla sua Milano. Città che la poliedrica artista dall'inconfondibile voce ha raccontato come pochi altri, come ha scritto il club nerazzurro nel messaggio di commiato all'illustre, audace, rivoluzionaria e storica figlia del capoluogo lombardo che la sua città l'ha vissuta a pieno, in ogni sua forma e colore. Vivendone a pieno ogni sfumatura, sapore, luce, ombra, pregio, difetto, facendo proprie persino le contraddizioni alle quali col tempo talvolta si è abbandonata, in una costante metamorfosi che l'ha sempre caratterizzata nel corso della vita e della carriera, facendo della 'snob' borghese interprete del Teatro Strehler un'icona assoluta d'avanguardia che è riuscita con una forza disarmante ad unire passato e presente, diventando punto di riferimento di uno strato di società giovane, fresco e anche un po' woke che tanto stride con le vesti del passato degli albori artistici.

Una mescolanza di modi d'essere di cui la Vanoni si è appropriata grazie alla lungimiranza con la quale è riuscita più volte a rivedere il mondo attraverso chiavi di lettura differenti rimescolando caratteri di se e di una Milan apparente contraddizione e nell'ultima delle sue performance Ornella Nazionale ha scelto una data non casuale per uscire di scena. In gran stile, con estrema ironia e altrettanta eleganza che ancora una volta riesce a coniugare nel migliore dei modi, riuscendo a metter d'accordo persino Inter e Milan sullo spinoso argomento legato al tifo per il derby. Nata milanista, Ornella aveva di recente rinnegato la sua fede rossonera per convertirsi all'opposta dottrina calcistica, quella degli acerrimi rivali dell'Inter. Una conversione che parte da lontano ma che ha trovato facile attecchimento e che vede in Ange-Joan Bonny il missionario designato che ne ha compiuto la missione. Il timbro di voce un po' soul, un po' della cantante milanese ha attirato l'interesse del giovane attaccante nerazzurro che ha fatto delle note intonate dalla Vanoni colonna sonora della sua vita al punto da definire 'L’appuntamento' la sua canzone preferita, in grado di trasmettergli emozioni che valgono un gol. Parole che non hanno lasciato indifferente la Vanoni che dopo essere venuta a conoscenza dell'ammirazione di Bonny nei suoi confronti non ha avuto dubbi: "Giuro che non sono più milanista e verrò a vederti giocare…". Una frase forte che magari non suona come un vero e proprio ripudio del suo Milan, ma che ha fatto di Ornella una mezza tifosa interista in più e che le ha permesso di fare sicuramente breccia nel cuore degli interisti. Interisti oggi chiamati all'ascolto della dottrina vanoniana anche da Cristian Chivu che alla vigilia del derby, il primo da allenatore, ha chiamato i suoi alla distensione

E allora mister Cristian spiega: perché non porto i miei ragazzi in ritiro pre-derby? Perché "non è il ritiro che mi crea dal punto di vista emotivo la serenità e la tranquillità di fare una partita vera. Voglio dare più tempo libero ai giocatori da passare con le famiglie a casa. Io parlo della professionalità e della responsabilità dei ragazzi che a casa riposano come in ritiro. Non potrei mai tenere 24 ore chiusi i ragazzi a vivere una giornata di attesa per una partita così. Questa è una scelta mia, non dico di avere ragione. Io devo creare comfort mentale ai miei ragazzi" ha detto in conferenza stampa l'allenatore nerazzurro che a proposito dell'argomento ha invitato alla riflessione non solo i giocatori ma anche gli addetti ai settori: "Il divertimento è responsabile, è apprezzare le cose piccole come il sole oggi dopo la neve di ieri. Dimentichiamo le cose belle che la vita ci offre. Nel calcio l'ansia offre lo scenario peggiore, è bugiarda. Non bisogna mai trasmettere i pensieri negativi e ansiosi, ti succhiano energie e non ti fanno esprimere il tuo valore reale come atleta e come uomo. Bisogna affrontare i problemi col sorriso e fare tutto per migliorare". Musica e testo di Cristian Chivu che fanno sorridere, da qualche parte, persino Ornella che a proposito dell'argomento si era più e più volte espressa accondandosi al coro del tecnico romeno: "Voglio vivere finché io do alla vita qualcosa e la vita dà qualcosa a me" aveva detto, e sebbene abbia evidentemente scelto che la vita non avesse più niente da dargli al netto di un risultato di un derby da svelare e un Ange-Joan Bonny ancora da incontrare, vale la pena riflettere sulle parole di Chivu e canticchiando qualche vecchia nota della Vanoni. Perché in fondo con è con saggia leggerezza e quel pizzico di salvifica follia tanto cara all'Inter quanto alla Vanoni, che in vista di stasera c'è un'"anima che canta, in equilibrio sopra un'emozione, che capovolge l'esistenza alle persone, che non si può spiegare fino in fondo. Ma che resta in fondo al cuore". Lo sapeva Ornella che alla vita e alla sua Milano non aveva più altro da chiedere, lo sa Chivu che dalla sua 'nuova' vita che parte dalla sua Milano ha ancora tutto da chiedere e tutto da pretendere. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 23 novembre 2025 alle 00:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
vedi letture
Print