Ai detrattori piace ricordare quello del 2002, senza sapere che se quello del 2010 divenne l'inizio della leggenda fu anche grazie a quel grande dolore. Come ogni anno, il popolo nerazzurro viene sommerso da battute e risolini per la ricorrenza del 5 maggio, divenuto famigerato per il ko di Roma con la Lazio che spalancò le porti allo scudetto della Juventus. Un tricolore insperato per i bianconeri, dietro praticamente per tutto l'anno ai nerazzurri. Ma la squadra di Cuper si sciolse sul più bello, facendo godere quella di Lippi.

Ce ne sarebbero di episodi da raccontare in merito a quel 2001/2002. Ah, se ce ne sarebbero... A rinfrescarci la memoria ci ha pensato pochi giorni fa Francesco Toldo, che di quell'Inter era il portiere titolare: "Epilogo amarissimo di un campionato falsato da altre forze a discapito della meritocrazia sportiva". Una sorta di replay del 1997/1998, con vari fotogrammi che scorrono in rapida successione nella mente. L'ultimo riguarda la salvezza dell'Udinese di Ventura, giunta al 90' della penultima giornata sul campo del Lecce grazie a un rigore inesistente (simulazione lampante di Di Michele) accordato dall'arbitro Saccani. La stessa Udinese che poi, una settimana più tardi, andava in svantaggio contro la Juventus dopo appena 120 secondi, mentre Inter e Lazio ancora non battevano il calcio d'inizio (e all'11' al Friuli si era già sullo 0-2...). L'apice di un campionato disgraziato, ricordato per le lacrime di Ronaldo, ma anche per i fischi a casaccio di De Santis e compagni.

Ma proprio quel 5 maggio, all'alba di Calciopoli, rappresenta il serbatoio di energia, frustrazione, rabbia, motivazione, voglia di rivalsa e sete di giustizia che, a distanza di otto anni, genera l'inizio della gloria eterna. Il 5 maggio, infatti, è anche quello del 2010: il primo mattone del Triplete. Dall'Olimpico all'Olimpico. Inter-Roma 1-0, gol di Milito. Una partita folle, da film. L'inno giallorosso al posto di quello italiano all'ingresso in campo sul terreno dell'Olimpico (giusto per far capire il clima); l'entrata killer di Burdisso che mette ko Sneijder dopo nemmeno un minuto di gioco; la caccia all'uomo da parte dei romanisti durata 90 minuti; la pessima direzione di gara di Rizzoli che non vede praticamente nulla; Totti che perde la testa con Balotelli. Il dato calcistico che ne viene fuori, però, è inconfutabile: l'Inter domina la partita e vince la coppa. Undici giorni dopo, il 16 maggio, a Siena, la formazione di Mourinho vince anche lo scudetto. E il 22 maggio entra definitivamente nella leggenda del calcio mondiale battendo il Bayern e alzando la Champions League nel cielo di Madrid. Nulla sarebbe stato lo stesso senza l'altro 5 maggio, quello di otto anni prima. Una data da ricordare.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 maggio 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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