Simeone da un lato, Mourinho dall’altro. Il weekend calcistico dei nerazzurri parte con un guizzo, anzi due (e mezzo), del Cholito, il figlio di un pezzo d’arte nerazzurra che in tre minuti colpisce e affonda la Juventus, andata ko al Bentegodi per la seconda volta consecutiva dopo quello casalingo col Sassuolo. Ebbene sì, l’Hellas Verona di Tudor ha vinto contro la Vecchia Signora. Ma guai a dire che l’abbia fatto con merito. Così impongono le nuove frontiere della sportività: se vinco io è merito mio, se vincono gli altri è per merito ancora mio per aver demeritato. Un po’ come a dire ho sempre ragione, e quando ho torto ho ragione ad aver torto. Dunque a questo punto diciamolo: grazie Juve. 

Grazie Juve che ci fai piangere e abbracciare ancora… Anche se a farci piangere e abbracciare ancora è 'a magica, quantomeno nel testo di Venditti. E chissà che proprio la Roma questa sera contro i cugini - i nostri - la magia non la faccia davvero. Magari! Oseremmo pensare. In vista del derby della Madonnina, tra una settimana a partire da oggi, ogni punto e consapevolezza in meno possono solo che essere cosa buona. Se Simeoncino, o Cholito se preferite, ha riempito di ilarità gli animi nerazzurri (e non solo), dall'altro lato i rossoneri - appaiati al secondo posto a pari punti del Napoli - saranno ospiti della Roma dello SpecialOne. Specialone come accrescitivo di speciale, ma anche e soprattutto come Special One. Unico e speciale José, come ricordano da queste parti di Milano, prerogativa però non ancora mostrata in Capitale dove, al contrario, le grandi prove del nove non sono finora state superate. Le sei reti incassate in Europa League hanno quasi ridimensionato l'aurea di Mou che si era delineata sin da prima del suo arrivo e dopo lo 0-0 contro il Napoli che ha risollevato gli animi una vittoria sarebbe l'unica panacea definitiva al male romano, dove tutto fa presto a infiammarsi e altrettanto presto a spegnersi. Occhi puntati inevitabilmente sull'Olimpico, dove l'Inter spera di rubare indirettamente una gioia dopo l'amarezza del primo scivolone in campionato contro la Lazio.

Ma tra il guizzo di Simeone nell'anticipo del pomeriggio di ieri e i buoni auspici per José nel posticipo di questa sera, alle 12.30 la squadra di Inzaghi scenderà in campo contro l'Udinese. Un lunch-match che serve un pranzo domenicale dalla soglia d'attenzione piuttosto alta per i nerazzurri che dovranno concentrarsi su se stessi e su un avversario che ha tutti i tratti somatici di uno scoglio duro da affrontare. Come dimenticare il pari dello scorso anno proprio contro i friulani che ha sottratto alla squadra di Antonio Conte il titolo di campione d'inverno in una gara paradossale all'inverosimile. Di quell'Udinese, oggi orfana di Musso e De Paul su tutti, la squadra di Gotti non ha perso la caratteristica principale che è la resilienza, non a caso ha già affrontato le sopraccitate Juve, Verona e Roma, perdendo soltanto contro i giallorossi, pareggiando invece con bianconeri e gialloblu alla prima di campionato con i primi e lo scorso mercoledì con i secondi. L'ultimo ko incassato dai friulani risale al 26 settembre contro la Fiorentina e l'altro dei tre totali registrati in stagione è arrivato contro il Napoli, primo della classe. Un preambolo che mette in guardia l'Inter, che delle squadre come quella di Gotti ne fa nervo scoperto e che come aggravante ha una settimana in vista tutt'altro che leggera. Come contro lo Sheriff, eurorivale da incontrare nella gara di ritorno il prossimo mercoledì, Inzaghi dovrà agire impietoso e cinico tentando di raggiungere il massimo risultato con uno sforzo quantomeno non troppo eccessivo.

Pensare a stessi è la regola numero uno e, calendario alla mano, errare questa settimana è la parola da bandire ancor più che da evitare. Ad imporlo è un discorso legato ad una serie di motivi che elencare sarebbe superfluo. Bando alle ciance e all'ilarità che contagia ogni nerazzurro quando 'le altre due' perdono, l'Inter lo sa: 'non ti curar di loro ma guarda e passa'. E tra ciò che è stato e  ciò che sarà (o potrebbe essere), ciò che conta è il qui e ora. Tra una gioia regalata da Simeoncino e una che speriamo regali Mourinho, l'unica gioia che conta è quella che l'Inter stessa riesce a prendere, guadagnare e ottenere, sebbene ci sarà sempre qualcuno che si prenderà il merito di aver demeritato.
Sezione: Editoriale / Data: Dom 31 ottobre 2021 alle 00:10
Autore: Egle Patanè
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