"La capolista se n’è andata definitivamente? Io non ho mai avuto dubbi che se ne andasse... Ero sicuro dall’inizio: troppa qualità e convinzione dopo Istanbul, una netta superiorità". Parola di Marco Materazzi, intervistato da La Gazzetta dello Sport nel giorno di Bologna-Inter per analizzare la grande stagione della squadra di Inzaghi: "Toccando ferro, per la seconda stella la strada è tracciata, mentre per la Champions è tutto più complicato e imprevedibile. Ma l’Inter è diventata una macchina, può provarci con chiunque senza paura. I giocatori e Inzaghi hanno trovato la chiave, e il bello è che l’hanno trovata... insieme".

In che senso?
"Nel senso che sono diventati una famiglia, come eravamo e siamo ancora noi del Triplete: anche ora in Georgia il tempo per noi non sembrava essere passato. Pure nell’Inter di adesso tutti sono felici per il gol di un singolo, come quando si è sbloccato Arnautovic e la panchina è saltata: non era scontato, era sincero. Da queste cose si capisce che tutto funziona".

Arna è l’anello di collegamento tra la sua e questa Inter.
"Da noi era un bambino con cui scherzavamo per farlo crescere. Ora è un uomo e un grande giocatore che non ha nulla da dimostrare. Quando l’ho visto d’estate gli ho detto solo “stai tranquillo” e lui mi ha sorriso. Gli infortuni lo hanno frenato, ma non entra mai con il broncio, anzi ha l’atteggiamento giusto. Certo, davanti ha due mostri, però ha capito il ruolo e ora arriva la “sua” partita contro il Bologna".

La sentirà anche Thiago Motta, altro suo ex compagno.
"Thiago è concreto senza inutili bollicine, intelligente, preparato. Poteva prendere in corsa il Psg, lì aveva la strada spianata ma ha voluto farsi le ossa a Genova, Spezia e ora a Bologna: si è costruito passo dopo passo e ha evitato salti nel buio, come il Napoli post-scudetto. Anche questo fa capire che testa abbia, il suo Bologna è forte come lui. Spero che non vada in una grande d’estate e resti lì in Emilia per un po’, così noi continuiamo a vincere con Inzaghi e poi un giorno, chissà quando, potrà essere lui a prendere il posto di Simone".

Ma questa squadra può “insidiare” la vostra del Triplete?
"Dico onestamente che giocano meglio loro di noi. È proprio un piacere seguirli: il merito va dato a Inzaghi che ha capito come non disperdere il talento. Basta far stare bene insieme dei giocatori forti per ottenere risultati, anche senza inventarti chissà cosa. E poi bravissimi i dirigenti che ne hanno sbagliate davvero poche in questi anni. Da Mkhitaryan a Barella, sapevano che lì c’erano radici solide, appartenenza, serietà. Così hanno costruito questa squadra che sembra perfetta".

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Sezione: Copertina / Data: Sab 09 marzo 2024 alle 08:28
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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