Indimenticabile motorino in mezzo al campo. Ex centrocampista, oggi allenatore, che in carriera, oltre a vestire e difendere con orgoglio la maglia dell’Inter, ha giocato pure in Bulgaria, con il Cska Sofia. Benoît Cauet, in esclusiva per FcInterNews, tocca vari temi: dal suo passato con la Beneamata, alla sfida di giovedì contro il Ludogorets. Dalle polemiche attuali sui nerazzurri alla convinzione che Christian Eriksen sia un top player.
Partiamo dall’esperienza sulla panchina del Concarneau (terza Serie francese, ndr). Lei primo allenatore, suo figlio Kévin vice. Siete arrivati con la squadra che sembrava spacciata e destinata alla retrocessione.
“Abbiamo firmato a gennaio del 2019. Effettivamente la situazione non era delle migliori. La società voleva una figura nuova, ci avevano scelto per rilanciare il team. Noi abbiamo puntato sui giovani e sul gioco ed è andata bene. I risultati sono arrivati, ci siamo salvati, si è trattato di un bellissimo exploit. Nell’annata in corso invece non siamo partiti benissimo, abbiamo forse pagato il fatto che alcuni dei nostri giocatori provenissero da categorie inferiori e servisse quindi un naturale adattamento. Siamo stati sempre lì comunque, nella zona salvezza, con molti alti e bassi. E l’avventura è finita una settimana fa”.
Come è stato lavorare con Kévin come vice?
“Lui in questa veste, nel 2018, ha conquistato il titolo della Serie B bulgara, con il Botev Vratsa. Quindi sono felice: siamo riusciti a proporre temi interessanti. L’esperienza ha arricchito e fatto crescere entrambi. Come primo step congiunto in un club professionistico è andata bene. D’altra parte ci piace lavorare e i sacrifici non ci spaventano. In generale poi ovviamente non era la prima volta”.
Siete quindi già pronti per ripartire? Magari proprio dall’Italia.
“Assolutamente. Non vogliamo fermarci. Vogliamo proiettarci verso il futuro. Amiamo il nostro lavoro, abbiamo tanto entusiasmo. Possiamo spingere ancora e dimostrare quello di cui siamo capaci”.
Cambiamo argomento e parliamo di Inter. Come giudica la stagione nerazzurra sino ad oggi?
“Assolutamente positiva. Basta guardare la classifica e vedere come l’allenatore e la società stiano cercando di far crescere la squadra. Non è un caso che San Siro sia sempre esaurito o quasi quando scendono in campo i nerazzurri. Oggi sono fresche nella mente le due sconfitte contro Napoli e Lazio. Però oggettivamente gli obiettivi sono ancora lì a portata di mano. Non so se ci si renda conto, ma l’Inter è a 3 punti dal primo posto, e potrebbe vincere lo Scudetto. E trionfare pure in Europa League”.
Mi sembra di capire che reputa eccessive le critiche odierne.
“In Italia è sempre così. Fa parte del gioco. Appena le cose girano e non vanno bene un paio di partite, la gente punta il dito e l’Inter viene criticata. Che questi pensieri possano spronare ancora di più i nerazzurri per ‘mangiare’ sul campo i propri avversari. Conte per me è fortissimo e sa bene che il k.o. di ieri non può inficiare una stagione positiva”.
Lei ha giocato in Bulgaria, nel Cska. L’Inter deve temere il Ludogorets?
“Per loro sarà la partita della vita. Hanno una squadra di valore, vorranno mettersi in mostra, negli ultimi anni hanno sempre vinto il loro campionato. Giocare a Razgrad sarà complicato anche per via dell’ambiente. I nerazzurri dovranno scendere in campo concentrati”.
Ripensa ancora a quello che è successo nel ’98?
“Sono trascorsi più di 20 anni. Quello che è accaduto, in positivo e negativo, rimarrà nella storia e nel cuore di tutti gli interisti. Ora cerchiamo di guardare avanti. E facciamo un plauso a Suning, per una società che vuole tornare a far gioire davvero ogni tifoso della Beneamata. Continuando così, i risultati non tarderanno ad arrivare”.
Chiudiamo con Eriksen. Anche su di lui si sentono già parecchi borbottii.
“Che dire? È arrivato da poco. Parliamo di un giocatore con qualità, uno che al Tottenham era un leader della squadra. Tutte le critiche su di lui provengono da persone che non vogliono vedere quello di cui può essere capace. È un top player. Pretendere che arrivi, senza conoscere e i meccanismi di squadra, né parlare la lingua, e faccia in 5 minuti le prodezze di Londra, è una richiesta per un mago, non per un calciatore”.
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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