Mister Thohir contro l'Udinese voleva smuovere la classifica, ma forse con una mezza frase di troppo ha demotivato i suoi giocatori: "Che sia uno o tre, bisogna tornare a fare punti". Uno è stato messo in cascina, ma non credo che il presidente possa ritenersi soddisfatto, lui come tutti i tifosi nerazzurri. I fischi a fine partita, esclusi i cori d'incitamento della Nord, sono emblematici: questa Inter non convince, fatica tremendamente contro avversari ben organizzati dietro e in attacco vive di casualità. Il cuore c'è, altrimenti non giochi gli ultimi 10-15 minuti in attacco alla ricerca disperata del gol vittoria. Ma a certi livelli e con cotante aspettative non può essere sufficiente.

Il primo tempo dell'Inter è stato drammaticamente censurabile. Zero idee, profondità pari a zero e troppo gioco in orizzontale. Una manna dal cielo per Guidolin, che ha preparato la sfida in modo perfetto: raddoppi costanti sugli esterni e sulle mezzali, con il chiaro obiettivo di privare Mazzarri del gioco sui laterali e di arginare Hernanes e Guarin. Ennesima conferma del fatto che a Udine, in panchina, hanno un grande professionista. Poi c'è da considerare anche l'atteggiamento dei nerazzurri, soprattutto tra le mura amiche: timidezza, ai limiti della paura, e poca propensione all'imprevedibilità. Sembra davvero troppo facile mettere le ganasce alle ruote dell'Inter, e i tanti pareggi (compresa la sconfitta contro l'Atalanta) praticamente tutti uguali lo confermano.

Vero è che l'assedio finale sia comunque degno di nota, in mezzo c'è tanta sfortuna, la solita, la bravura del portiere avversario e il tradizionale mancato rigore che in altri contesti sarebbe stato assegnato (da Gervasoni non ci si aspettava di meglio). Ma il problema è ben più grave, perché non è giusto giocarsi tutte le proprie fiches nell'ultimo quarto d'ora auspicando un rimpallo favorevole o una papera difensiva. Questa, mi spiace dirlo, è improvvisazione allo stato puro. E mi chiedo come faccia questa squadra a passare dalle prove convincenti contro Fiorentina, Verona e in parte Atalanta, a una serata scialba come quella contro una buona ma non trascendentale Udinese.

Questi giocatori, è evidente, non sono tranquilli quando scendono in campo davanti al loro pubblico e se lo status mentale va a pesare sulla sopra citata carenza di imprevedibilità tattica, la frittata è servita. Mi piacerebbe davvero che i nerazzurri affrontassero ogni sfida come Scuffet, portiere classe '96 che sta sorprendendo tutta l'Italia calcistica. Questo ragazzino interpreta il ruolo più delicato con una sicurezza invidiabile, quasi sfacciata, ma soprattutto con la serenità che ti aspetti di riscontrare in un estremo difensore più rodato. Ieri sera è stato a dir poco determinante quando l'Inter ha schiacciato il piede sull'acceleratore, con almeno tre interventi complicatissimi che hanno salvato lo 0-0. Complimenti a questo ragazzo, davvero impressionante nella Scala del calcio, mentre noi interisti ci troviamo nuovamente a prendere atto dell'ennesima occasione sprecata. Ancora davanti agli occhi, sempre più preoccupati, di Thohir.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 28 marzo 2014 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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