Le preoccupazioni legittime, anche se talvolta troppo allarmate dei tifosi nerazzurri, stanno per essere fugate. Sembrano lontani i tempi dei primi dieci giorni di giugno, laddove in casa nerazzurra, regnava sovrana un certo tipo di anarchia. Leonardo, dopo essersi convinto in maniera graduale di potere essere finalmente un allenatore nel vero senso della parola, fa marcia indietro. Lui è un uomo di mondo, con lo sguardo sempre volto all’orizzonte, alla ricerca di nuove sfide professionali. E’ stato così quando ha scelto l’Inter ed è stato così quando ha detto sì al PSG. Leonardo aveva cominciato a pianificare la stagione avvenire con organizzazione del ritiro e sul mercato, un mercato che però l’Inter ha dovuto tenere in stand by fino all’annuncio di Gian Piero Gasperini.

Il mercato nerazzurro è partito poi a spron battuto. Jonathan ha raggiunto in nerazzurro i vari Castaignos e Alborno, giovani talenti con la voglia di affermarsi. E’ questa la nuova politica nerazzurra: tenere saldo, ben saldo, lo zoccolo duro dei campioni della vecchia guardia, e inserire man mano campioni in erba, pronti a esplodere al contatto col nuovo calcio. Uno di questi è Ricky Alvarez. La Meraviglia, questo il suo soprannome, ha avuto sponsor d’eccezione come Capitan Zanetti che, in tempi non sospetti, lo consigliava caldamente alla dirigenza nerazzurra. Ricky arriva in Italia con grandi aspettative, con un bagaglio tecnico interessante, con un fisico già delineato e soprattutto con una polivalenza tattica che lo rende un jolly importante per gli schemi di Gasperini. Le promesse sono buone, sta a Ricky mantenerle.  

Ma l’Inter poi non era quella che cedeva i giocatori a tutti e non acquistava nessuno? A me sembra il contrario. Al di là dei colpi a costo zero come Pirlo, Pazienza, Ziegler, andati alla Juve, oppure come Taiwo e Mexes (non considerando El Sharaawy, vero primo botto rossonero), l’Inter è l’unica che ha chiuso già due acquisti, come Jonathan e il prima citato Alvarez, senza pensare o perdere tempo a quei campioni, ‘irraggiungibili’, per certi aspetti, dalle squadre italiane. (Ganso? Fabregas? Agüero?). E non solo: in piedi ci sono i discorsi per Banega e Casemiro, ancora aperti e sempre in divenire. Vi sembra poco per una squadra che, a inizio giugno, era data come quella ‘da restaurare’, ‘quella sotto regime di austerity’, o peggio ancora quella che doveva essere ridimensionata, quella dalla quale i campioni fuggivano perché avevano fiutato la puzza del fallimento?

No. L’Inter c’è, prepara il futuro in base al Fair Play Finanziario, il quale non è una leggenda ma una prospettiva che diverrà realtà ben presto, come ha detto Michel Platini, in una recente intervista, il quale appoggia Massimo Moratti e ‘avverte’ i club inglesi e spagnoli, rassicurando così coloro che avevano paura che le nuove regole interessassero solo i nerazzurri. L’Inter resta perciò vigile, sia in entrata che in uscita, mantiene i suoi big (che verranno sacrificati per cifre irriverenti) e cerca di costruirsi i campioni in casa. Se questa è una società immobile e poco attenta al futuro…

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 luglio 2011 alle 00:01
Autore: Alberto Casavecchia
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