Anche la sosta di ottobre, la seconda di questa stagione, non ha deluso le 'aspettative': si è parlato di mercato, tra retroscena passati e possibili colpi futuri, di nuovo stadio e, ovviamente, di playoff per qualificarsi al prossimo Mondiale. L’eterno ritorno dell’uguale che anticipa l’incertezza del campionato, con le squadre che si affacciano al prossimo appuntamento in calendario dovendo fare i conti con i soliti infortunati lasciati in eredità dalle Nazionali. Inter e Roma, ovvero le due protagoniste del big match della settima giornata di Serie A, sono state graziate dal temuto Virus FIFA, anche se le fresche defezioni di Matteo Darmian e Raffaele Di Gennaro informano che non si è mai al riparo da problematiche di questo tipo. Nulla di irreparabile, al contrario di quanto accaduto ad altre formazioni italiane di alta classifica che sono uscite con le ossa rosse da questo periodo di 'fermo' di due settimane. Se i muscoli sono stati messi a dura prova da un calendario che ormai è fuori controllo (altro cavallo di battaglia delle soste), la mente fa percorsi diversi perché deve gestire lo ‘stacco’ e l’incognita del rientro. Chissà come sarà, allora, la sfida di sabato sera tra la seconda e la quarta forza del torneo. Sulla carta, almeno guardando i punti fatti in classifica, i ruoli di ‘favorita’ e ‘sfavorita’ si sono invertiti rispetto al recente passato, ma sarebbe fin troppo superficiale dare patenti dopo neanche 1/6 di campionato. Se proprio si vogliono osservare i numeri, la presentazione più facile del match dell’Olimpico è una: miglior attacco contro miglior difesa. Diciassette gol fatti da una parte contro i due al passivo dall’altra. Dati impressionanti che, però, non riescono a nascondere l’altra faccia scura della medaglia: i capitolini fanno una fatica tremenda a segnare (appena sette reti fatte), i milanesi hanno già incassato otto gol, la maggior parte dei quali, non a caso, nelle uniche due sconfitte stagionali. Statistiche da non prendere per forza come Bibbia, ma sicuramente utili a capire il percorso dei due tecnici: Cristian Chivu ha proseguito sul solco di Simone Inzaghi, apportando qualche piccola modifica, mentre Gian Piero Gasperini è più somigliante all’ultimo Claudio Ranieri che al se stesso dell’Atalanta. Troppo poco il tempo per pensare a delle squadre rivoluzionate e, forse, neanche dopo un’intera annata intera, vedremo Inter e Roma tanto diverse dalle loro versioni dell’anno precedente. Le caratteristiche dei giocatori in rosa prevalgono sulle filosofie di gioco degli allenatori che, date le premesse del mercato, devono essere bravi ad adattarsi alle situazioni e agli avversari. Ecco perché è inutile rispolverare i precedenti in carriera di Gasp contro l’Inter per provare a capire come andrà a finire. Difficile, se non impossibile, pensare a un’impostazione estrema a livello di uno contro uno del tecnico di Grugliasco che, nonostante i numeri dicano altro, sa che la sua squadra avrebbe potuto avere più gol al passivo in questa prima parte di annata. "È una di quelle partite dove non serve giacca e cravatta, ma l’elmetto", ha suggerito Francesco Totti, icona del romanismo. Immaginandosi una partita da battaglia con Bryan Cristante, a sorpresa, come uomo copertina per contrastare un’Inter che lo stesso Pupone definisce ‘la più elegante della Serie A’. Un’etichetta che lusinga, proprio perché messa da un giocatore di classe come Totti, ma che non assegna alcun trofeo esattamente come i tanti complimenti arrivati nell’ultimo quadriennio. L’Inter deve trasformare le aspettative nate prima della sosta in solide realtà, non tanto per dare ragione a chi la mette costantemente in pole position per lo scudetto quanto per alimentare quell'autostima che nell’ultimo periodo ha subito troppi alti e bassi. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 16 ottobre 2025 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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