Dieci minuti per entrare e decidere. Dieci minuti per ricordare a tutti i motivi per cui l'Inter ha puntato su di lui. Mauro Icardi ha avuto la sua rivincita, finalmente. Sulle maldicenze, sui detrattori a tempo perso, su chi si diverte a sparlare, su chi non ha proprio nulla di meglio da fare. In questo campionato, l'attaccante argentino ha lasciato finora sprazzi della sua classe, solo piccole visioni del campione che potrebbe diventare.

Mazzarri se l'è ritrovato, ma non nel senso cui i soliti noti hanno voluto indicare. Se l'è ritrovato perché l'Inter, con mossa abile, l'ha strappato a una folta concorrenza già prima del tramonto della stagione passata. In tanti si dicevano scettici a proposito dell'acquisto suo e della spesa compiuta per portarlo a Milano, ma la classe è cristallina e al club nerazzurro hanno pensato che il gioco valesse la candela.

Così il ragazzone che fu canterano nel Barça si è ritrovato il nerazzurro addosso. Ama le belle auto e i tatuaggi. E poi ama la sua donna e non ne fa mistero. Sarà stato ingenuo e forse lo è tuttora nell'evidenziare sui social-network questa relazione esistente, ma in tanti dimenticano l'età e, soprattutto, la forza del sentimento.

A noi piacerebbe che Icardi – come tutti – fosse giudicato solo per ciò che fa in campo. E in campo, quando c'è potuto stare, non ha mai dato segni del Bad Boy che in tanti descrivono. Mai una protesta contro l'arbitro, mai una rissa con un avversario, mai un atteggiamento irriguardoso verso i compagni o verso i tifosi. Anzi. Icardi, in campo, si fa il 'mazzo', prende a sportellate le difese avversarie, apre varchi per i compagni, gioca di sponda. E poi fa gol come solo gli attaccanti di razza sanno fare.

A lui è stata data la maglia numero 9 perché era previsto che giocasse titolare assieme a Palacio. Soltanto gli infortuni e quel principio di pubalgia non l'hanno permesso. Ma intanto è lì, ha superato forse il suo momento peggiore e adesso è tornato. Per il momento al gol, all'Inter sperano presto anche alla condizione ottimale. Così da diventare il centravanti dell'Era Thohir e far rimanere tutti i bempensanti moralisti senza parole. E con una domanda che non può avere risposta: ''No hay nada mas que decir?''.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 18 febbraio 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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