In questa settimana passata ho scoperto una cosa davvero incredibile: ci sono calciatori che segnano, magari alla loro ex squadra, e non esultano per una sorta di rispetto verso i vecchi colori. In molti casi non capisco ma mi adeguo. Ci sono calciatori che segnano e sfogano la loro gioia esibendosi in piroette pericolosissime per ginocchia, caviglie e legamenti. Poi quelli che si levano la maglia, colti da improvvisi raptus di chissà quale natura, facendosi ammonire in maniera sconsiderata e insensata. E però il calciatore che non esulta perché glielo ha detto il procuratore beh, sono sincero, quello non lo avevo ancora incontrato. Ne sono venuto a conoscenza domenica scorsa. E si che seguo il calcio da tanti ma tanti anni.

Sì, insomma, adesso ci manca solo che sia il procuratore a dire al calciatore se, quando e come esultare. Fra un po’ probabilmente avremo procuratori che spiegheranno ai propri assistiti come vestirsi o come arredare la casa.
Sì, onestamente il fatto mi ha dato parecchio fastidio.

Insomma, ho un’età che mi ha permesso di vedere sfilare con i miei colori campioncini, campioni veri e anche presunti. Ho visto Sandro Mazzola capitano, Boninsegna sgomitare e lasciarmi a bocca aperta, sbigottito, con giocate pazzesche; ho visto Ramon Diaz, letale nei sedici metri; Zamorano, indole da lottatore e cuore immenso; ho visto Milito correre come un pazzo per tutto l’arco dell’attacco, Eto’o raddoppiare sulle fasce scendendo a livello dei difensori e, di fatto, creare una sorta di doppio terzino su una linea Maginot che nessuno era in grado di sfondare. Sì, ho visto grandi giocatori rinunciare al ruolo di stelle per aiutare i compagni. Perfino Ronaldo, quello vero, quello che Massimo Moratti ci regalò in una convulsa estate di qualche lustro fa, perfino quello esultava lottando coi compagni.

Ora, personalmente ritengo il nostro attuale centravanti uno dei più forti d’Europa, non sono io a dirlo ma i numeri, il ragazzo segna e pure tanto, è un prospetto che in futuro potrebbe davvero trasformarsi dal campioncino in erba in grandissimo interprete del ruolo, ma certe alzate d’ingegno le lascerei perdere. Icardi è bravo, nessuno lo nega e chi lo nega lo fa in malafede, ma l’atteggiamento tenuto nelle ultime due settimane non è consono a quello del fuoriclasse che spera di diventare. Perché il battibecco con i tifosi ci sta, capita di perdere la brocca; ma studiare scientemente se esultare o meno in caso di gol lo trovo avvilente.

Un po’ come quei bambini che vanno ai giardinetti, portano il pallone, litigano con gli amici occasionali, riprendono il pallone sotto braccio e se ne tornano a casa lasciando gli altri senza più il divertimento. Ecco, quando ho fatto il militare (Bersagliere a vent’anni Bersagliere tutta la vita) ricordo un sergente istruttore. Aveva i baffoni neri e portava con fierezza il basco ornato dal simbolo del corpo di appartenenza. E quando svolgevamo al meglio i compiti che ci assegnava ci diceva… bravini, ma ne avete ancora patate da pelare.

Ecco, io spero e mi auguro dal profondo del cuore che il nostro centravanti abbia soltanto fatto un errore dettato dalla gioventù e da un consiglio poco edificante ricevuto. E che continui a segnare, possibilmente esultando. Che è la sublimazione del gioco del calcio. A proposito di poco edificante: il signor Lotito si è lasciato andare in esternazioni poco gradevoli e fuori luogo. O, meglio; concettualmente il discorso non è del tutto sbagliato, il presidente laziale ha spiegato e rispiegato il senso delle sue parole. Che penso derivino dal coefficiente Uefa sceso negli anni proprio per la presenza delle cosiddette squadre di seconda fascia nelle competizioni europee; che, nella maggior parte dei casi, non hanno mai superato o i preliminari o i gironcini, affrontando con una certa sufficienza innegabile gli impegni. Ma, diamine, sono discorsi che puoi fare al bar con gli amici, mentre sei alla quarta media chiara. Non per telefono col direttore sportivo di una piccola società. Per dirla tutta nemmeno con quello di una grande. Errori da principianti o da dilettanti; strano, per un capitano di lungo corso.

Ritornando alle cose di casa nostra: Mancini ha scelto di far riposare per un periodo Mateo, relegandolo a scaldare varie panchine. E vai con le critiche, con le supposizioni, ci manca poco e ci fanno pure le interrogazioni parlamentari. Che poi, giusto per dirla tutta, guarda caso vengono da personaggi che fino ad un nanosecondo fa ci opprimevano la vita (sportiva) sentenziando sulla presunta incapacità tecnica del ventunenne croato. Che non è forte. Di più. Ma che, per una ragione o per l’altra, è stato mal abituato; viziato, coccolato, vezzeggiato. E bene ha fatto il Mancio a ricordargli una verità assoluta: se sei forte lo sei anche a vent’anni. Altro che coccole.

Però, che ci volete fare, siamo figli della solita vecchia Italia mammona.
O, meglio, forse retaggio dei film comici degli anni cinquanta.
E del famoso “Lei non sa chi sono io”.
Buona settimana. Amatela. Sempre.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 febbraio 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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