L'uomo è stato davvero sulla luna? Possibile che gli stessi americani siano i responsabili dell'attacco alle Torri Gemelle? Esiste l'Area-51? Paul McCartney è davvero lui o è morto nel 1966? La costruzione delle piramidi è avvenuta con l'aiuto degli alieni? Teorie di complotto sparse negli anni, che da sempre turbano generazioni e generazioni. Anche le certezze più granitiche sembrano crollare dinanzi a indizi e racconti verosimili, che mettono in discussione aspetti insospettabili.
In Italia, il calcio è una religione: lo dicono i numeri. “In una nazione in cui ogni settore è pervaso da intrallazzi, possibile che un mondo del calcio, pieno zeppo di quattrini, sia l'unico sano e fatto di santi?”, si chiedeva qualche giorno fa Paolo Bonolis. In fondo, la storia recente ci insegna parecchio, con la vicenda di Calciopoli che è lì a ricordarci di diffidare della buonafede di chiunque.
Quindi, se qualcuno è arrivato a dubitare anche delle certezze più assolute, sarebbe così strano pensare che dietro allo sport più amato dagli italiani ci sia qualcuno che gioca sporco? Immaginare una stanza dei bottoni, un burattinaio che dietro le quinte tira i fili dello spettacolo: davvero sarebbe così peregrino?
L'Inter che ha vinto tutto non c'è più. Ne restano le macerie. Ricordi, per lo più, e tanta nostalgia nei propri tifosi. Un ciclo è finito e il nuovo stenta a ripartire. Errori ne sono stati compiuti, a partire dalla scelta degli allenatori nel post-Mourinho. Le contingenze economiche, poi, hanno indotto Moratti a stringere i cordoni della borsa e costretto a una gestione del club ampiamente al di sotto della sua storia e delle aspettative dei tifosi. Dopo il ritorno sulla vetta del mondo, c'era chi pensava all'inizio di una nuova Inter dominatrice e, invece, il successo nel Mondiale per Club (seguito dalla Tim Cup) ha rappresentato l'esatto opposto.
Infortuni devastanti e pochi soldi: un cocktail indigesto, che ha mandato di traverso la stagione ai sostenitori nerazzurri. E a Stramaccioni. A ciò si aggiungono le clamorose sviste arbitrali, oggettivamente parecchio penalizzanti. Fino al 3 novembre, tutto bene. Poi il disastro. Errori in ogni partita, spesso anche grossolani. L'ultimo della serie, il rigore per l'Atalanta, addirittura inspiegabile, nato dal nulla, spuntato da un tombino. Svarioni così macroscopici che hanno indotto Moratti ad alzare la voce e a parlare di una buonafede che non c'è nella classe arbitrale. Una presa di posizione ferma, come lo fu nel match d'andata col Cagliari, esattamente un girone fa. In questo girone, di cose ne sono successe, ma dalla dirigenza dell'Inter solo qualche smorfia, mentre i tifosi reclamavano a gran voce la difesa d'ufficio.
E qui nasce il pensiero malizioso: vuoi vedere che Moratti, sotto sotto, sta usando l'escamotage degli errori arbitrali per distogliere l'attenzione dai reali problemi del club? Vuoi vedere che, vista la stagione storta, si tenta di tenere buoni i tifosi con queste polemiche? In fondo, non è una novità che il Milan sia 'fortunato' con gli arbitraggi, così come non è una novità che all'Inter capiti l'opposto. E allora come mai questa sveglia tardiva, quando ormai ogni obiettivo in campionato è svanito? Non era il caso di parlare prima? Dubbi. Gli stessi che hanno assalito un po' tutti gli addetti ai lavori quando, a fine mercato di gennaio, Branca e Ausilio avevano ceduto Sneijder (svenduto), Coutinho e Livaja, senza riprendere Longo e comprando il solo Rocchi. Milito stava bene, certo, ma un club come l'Inter non può ragionevolmente pensare di essere protagonista in tre competizioni con solamente 4 attaccanti in rosa, per di più tutti sopra i 30 anni.
La teoria complottista prende sempre più corpo. E allora diventa verosimile pensare a Moratti che finge di arrabbiarsi con gli arbitri, con questi ultimi in campo da attori protagonisti e messi lì dal sistema apposta per recitare quel ruolo. Si inscena così il battibecco a distanza col Milan che vede protagonista Bonolis, un modo come un altro per spostare l'obiettivo e far concentrare i salotti pallonari su temi al di fuori del campo. E' dunque tutto vero: la Juve deve riavere i due scudetti tolti da Calciopoli, il Milan non può non centrare la Champions e l'Inter, dopo aver vinto tutto, può rilassarsi un po', risparmiare e gestire in confronto dei tifosi il credito residuo accumulato col Triplete. Il mosaico è completo. La teoria è suffragata inconfutabilmente dalla cadenza seriale degli avvenimenti. Dubbi: zero. E' tutto scritto, tutto deciso a tavolino.
Troppa fantasia, vero? Lo so, lo so. Eppure ritengo sia più realistico un complotto di così immani dimensioni che non la cronaca schietta, ovvero lo scempio contro l'Inter a cui assistiamo ormai da oltre cinque mesi. Rifletteteci bene: più veritiero un triangolo sottobanco Agnelli-Moratti-Galliani oppure un rigore assegnato da Gervasoni sul nulla? Dissolvenza...
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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