La guerra fredda interista tra il blocco orientale facente capo a Zhang Jindong e quello occidentale guidato da Roberto Mancini si è conclusa verso le due del pomeriggio di martedì 2 agosto 2016, grazie alla firma della tregua apposta da Suning sull'offerta da ventidue milioni di euro più bonus individuali e di squadra da girare alla Lazio per Antonio Candreva. Toni bellici a parte, peraltro abusati nei giorni scorsi per raccontare tutte le mosse della partita a scacchi giocata a distanza dal Mancio con Mister Z, questa metafora serve per spiegare il motivo per il quale questo avvenimento può rappresentare il felice epilogo della contrapposizione politica e ideologica tra le due parti in causa di cui sopra.
Già, perché questo compromesso storico è la più riuscita operazione cerchiobottista in tempi recenti andata in scena in seno alla Beneamata: Suning, in un colpo solo, ha trovato il grimaldello per forzare la serratura della porta blindata chiusa a due mandate da Claudio Lotito per l'esterno romano, quando - nelle stesse ore - metteva come importante nota a piè di pagina scritta in caratteri non precisamente microscopici la postilla Gabriel Barbosa (l'affondo nerazzurro si è materializzato attraverso l'offerta da 25 milioni di euro presentata al Santos nel corso del blitz in terra brasiliana di Piero Ausilio)Insomma, il proposito della nuova proprietà di mettere a segno un colpo di respiro internazionale dopo la scottatura Gabriel Jesus ha avuto il prologo che Mancini si aspettava, ovvero l'ingaggio di quell'esterno di fascia destra che va a completare il mosaico dell'agognata versione deluxe del 4-2-3-1 da far scintillare in campo nazionale e continentale nella nuova stagione ormai alle porte.
Una mossa strategica che contribuisce a cancellare con un colpo di spugna le linee di confine della cortina di ferro che era calata sull'Universo Inter a dividere l'ideologia del coach di Jesi (giocatori pronti, già fatti e finiti) da quella cino-indonesiana del duumvirato Zhang-Thohir (talenti fulgidi del firmamento mondiale non ancora affermati nei campionati maggiori), perché sono i giocatori utili alla causa, a prescindere dalla loro età anagrafica, a mettere d'accordo tutti. 
Ma non è finita qui: sì, perché alle ore 18.16 - ancora non si sa per quali congiunzioni astrali - cadeva simbolicamente anche l'ultimo muro del mondo Inter, quello edificato dalla società per respingere i tormenti del giovane capitano in materia di adeguamento del contratto: ebbene, la predetta barriera finiva abbattuta dal picconatore Maurito, preciso e chirurgico nell'assestare un colpo secco direttamente dal suo profilo Twitter ('Manca poco per questi momenti di gioia', in maglia nerazzurra aggiungiamo noi).
Se è vero come che la storia non è quasi mai chiara fin dall'inizio, non è difficile pensare che questo 2 agosto 2016 verrà ricordato a posteriori come il giorno zero, l'alba di una nuova era. La data con cui convenzionalmente si dirà che è stata messa la parola fine alla guerra fredda interista.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 03 agosto 2016 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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