Inter-Liverpool non è stata una partita. E' stata una farsa. Per come è finita. Anzi, per il motivo per cui è finita così una gara valida per la sesta giornata di Champions League, non per i comunque rispettabili tornei dei bar. Di rigori dubbi è piena la storia del calcio, l'Inter ne ha beneficiato come tutti, ed è stata danneggiata, come tutti. Ma penso che martedì, di fronte a settantatremila presenti allo stadio e milioni davanti alla tv, sia sia offerto un unicum del teatro dell'assurdo associato al football.

Mia tesi, che vale meno di zero, non faccio l'arbitro, ma siccome lo penso, lo scrivo. Se il signor Wirtz fosse rimasto in piedi, il rigore avrebbe avuto diritto di cittadinanza, perché Bastoni, tirando la maglia dell'avversario, avrebbe probabilmente precluso la possibilità di raggiungere il pallone che era ancora giocabile. Altra tesi: se il signor Wirtz fosse caduto all'indietro, ossia per una reazione naturale alla tirata di maglia di Bastoni, anche in questo caso il rigore avrebbe avuto senso, se l'arbitro avesse valutato irregolare l'intensità dell'intervento del difensore nerazzurro. In campo il direttore di gara ha fatto cenno a Wirtz di rialzarsi e se tutto fosse finito li, avrebbe comunque sbagliato a non ammonire il giocatore del Liverpool per simulazione. E invece che succede? Che interviene il Var a invitare il tedesco Zwayer a partecipare alla farsa. Wirtz cade in avanti in modo claunesco, quando Bastoni aveva già ritirato la mano dalla sua maglia. L'arbitro va a vedere e invece di correggersi, infliggendo finalmente il cartellino giallo al simulatore con maglia rossa, concede il penalty che a due minuti dal termine condanna l'Inter di Chivu alla sconfitta e ai soliti discorsi sull'incapacità dei nerazzurri di imporsi nei big match.

Altro tema emerso nei commenti alla messa in scena: Bastoni è stato ingenuo a tirare la maglia. Certo, io non lo avrei fatto visto che la dinamica dell'azione non richiedeva un simile intervento. Ma che c'entra con quella roba ridicola che abbiamo visto subito dopo? I più attempati, come chi vi scrive, ricorderanno il signor Luciano Chiarugi, guizzante ala di Fiorentina e Milan negli anni 70. Simulava spesso tuffandosi in aera al minimo contatto, per lui fu coniato il termine Chiarugismo, tanto che quando il fallo lo subiva veramente, gli arbitri non fischiavano più temendo l'ennesimo inganno. E siccome il Var non era nemmeno in fase di concepimento, rimaneva la decisione di campo. Ma rispetto a quanto fatto vedere martedì da Florian Wirtz, anche il Chiarugismo perde colpi. Il Var, invece di risolovere un problema, lo ha creato intervendo. L'arbitro, connazionale di Wirtz, ha chiuso la scena madre della farsa di San Siro indicando il dischetto. Roba da panolada immediata, ma non siamo in Spagna.

Venendo alla squadra, ci uniamo al coro di chi si interroga su un'Inter che non vince gli scontri diretti. Tralasciando le mancate vittorie nei big match della scorsa stagione targata Simone Inzaghi, soffermiamoci sulle gare di cartello non vinte, anzi perse, dall'Inter di Cristian Chivu. Juventus, Napoli, Milan, Atletico Madrid, Liverpool. Cinque sfide giocate bene, forse solo nel secondo tempo di Napoli la squadra ha mostrato alcuni limiti tattici, concedendo troppo campo ad un avversario quella sera micidiale in contropiede. Me nelle altre occasioni, il pallone ha girato quasi sempre dalla parte sbagliata e basta andare a riguardare i match in questione per certificarlo. Si può comunque migliorare? Si deve migliorare. Bisogna essere bravi a portare la fortuna dalla propria parte senza crearsi alibi? Certo che si. Ma intanto la classifica del campionato di serie A dice che la Beneamata è ad un solo punto dalla vetta e nel maxi girone di Champions gravita ancora tra le prime otto, quando mancano due gare al termine della prima fase.

Detto questo, ricordiamo anche che tre giorni prima della farsa di San Siro, l'Inter aveva calato il poker al Como di Fabregas che qualcuno, alla vigilia, aveva pronosticato vincente al Meazza. Abbiamo visto altro. Domani, senza gli infortunati Acerbi e Calhanoglu, si va a Marassi sponda Genoa dove ci sarà da ballare la rumba. De Rossi ha riportato autostima al Grifone e lo stadio spinge come pochi. Ci vorrà una grande Inter per vincere. Dimenticando la farsa di San Siro.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 13 dicembre 2025 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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