Dicesi linea una "figura geometrica che si estende solo in lunghezza ed è costituita dall’insieme di tutte le posizioni successive occupate da un punto mobile". Il concetto, preso in prestito dalla matematica, è stato utilizzato in questi giorni in ambito calcistico nell'accezione figurativa di regola di comportamento da tenere in un determinato ambiente. Sì è parlato, ad esempio, di 'linea Gravina' per dare un nome alla decisione presa dal presidente Figc di bocciare il blocco delle retrocessioni in Serie A per dar spazio, in caso di nuovo stop, a playoff/playout e in seconda battuta all'algoritmo. Uno schiaffo morale alla Lega Calcio, secondo Beppe Marotta, che però – pur essendo stato respinto con perdite a livello politico – ha rispedito al mittente qualsiasi narrazione che rimandasse alla retorica dei vincitori e dei vinti. Da abile diplomatico quale è, il Kissinger del calcio italiano ha incassato il colpo non puntando il dito contro le persone ma criticando la natura stessa della macchina decisionale.

Un problema che, contrariamente a quanto gli accade nelle vesti di consigliere in Via Rosellini, non ha dovuto affrontare da quando ha assunto la carica di amministratore delegato dell'Inter, dove l'unica linea esistente è stata tracciata ormai quattro anni fa da Suning. Non esiste, per bocca del diretto interessato, alcuna 'linea Marotta', al più dal 13 dicembre 2018 è stato introdotto un metodo di lavoro che, in piena sintonia con la filosofia che si respira ai piani alti della proprietà, ha i suoi riflessi diretti tra campo e scrivania. Gli atti fondativi di questo modello si possono far coincidere, senza possibilità di smentita, con l'insediamento di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra (il 31 maggio 2019) e la cessione di Mauro Icardi al Psg (31 maggio 2020), due date che contraddistinguono l'inizio della 'fase 3' dell'era cinese. Dopo aver dato stabilità finanziaria innescando il circolo virtuoso dei ricavi in regime di FFP e sistemato l'organigramma con l'addio di Erick Thohir, Steven Zhang, il più giovane presidente della storia ultracentenaria della Beneamata, ha deciso di affidare la guida tecnica della squadra a King Antonio, uno che ha feeling speciale con la vittoria e mal digerisce i personalismi che rischiano di allontanarla. L'obiettivo è chiarissimo: costruire i presupposti per vincere un trofeo in tempi relativamente brevi. A un anno di distanza la bacheca è ancora ferma al 2011 ma solo per una questione che definire straordinaria è riduttivo: il lockdown di tre mesi imposto da una pandemia che ha paralizzato il mondo ha solo rinviato il giudizio sul primo mandato da tecnico dell'Inter di Conte, che sabato – quando sabato sera Handanovic e compagni scenderanno in campo in un San Paolo deserto – sarà ancora in corsa su tre fronti (anche se a dirla tutta uno di questi è figlio di una retrocessione dalla Champions League). La sostanza non cambia: lo strano epilogo di questa annata potrebbe portare in dote tre titoli oppure neanche uno, faccenda inedita per il Conte allenatore di club. Che prima di alzare nel cielo la FA Cup e prendersi un anno sabbatico si autodefinì: "Un vincitore seriale anche in Inghilterra, nonostante le difficoltà".

Comunque vada, sia pensando al meglio che al peggio, questa annata avrà vicino ai suoi numeri un grosso asterisco a ricordare che ogni risultato è dipeso da condizioni eccezionali. "L'imprevedibilità sarà il nostro slogan, niente è ancora precluso", ha spiegato Marotta. Un dirigente che, per nulla sazio dei trionfi conquistati con la Juve, vuole raddoppiare la posta in palio portando al successo anche la compagine milanese: "Un mio addio all'Inter? Sinceramente è una fake news, io sto molto bene qui, non ho motivo di lamentarmi. Spero di potermi togliere delle belle soddisfazioni a livello di trofei". Se non succederà entro l'agosto 2020, sarà l'anno prossimo quello della raccolta, almeno nell'idea di tutte le anime che compongono la società. La linea che parte idealmente dal patron Zhang Jindong, passa per il figlio e arriva al duo Marotta-Conte è un segmento della storia dell'Inter che potrebbe essere ricordato come il Rinascimento. Non è dato sapere quando verrà fissato nel tempo il secondo estremo, quel che è certo è che verrà pesato in base all'oro che ci sarà sulla bilancia delle vittorie. All or nothing, tutto o niente. Qui non esistono compromessi come nelle stanze del Palazzo della politica del pallone, alla fine di tutto ci saranno vincitori e vinti sul rettangolo verde. E all'ex coppia che ha dominato in Italia negli anni torinesi converrà schierarsi dalla parte giusta.

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 11 giugno 2020 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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