“Siamo un cantiere aperto”, aveva detto Cristian Chivu alla vigilia della prima gara di questo campionato, stravinta a San Siro contro il Torino. Il concetto è stato ribadito dopo l'inaspetta sconfitta, sempre al Meazza, contro l'Udinese. Concetto che forse ha preoccupato i più, dopo quattro stagioni in cui tutto sembrava chiaro e limpido al netto dei risultati ottenuti, durante la gestione targata Simone Inzaghi. Ma la beffarda sconfitta nella tana della Juventus a cui è seguita la preziosa vittoria in Champions League contro l'Ajax, ha confermato il dato.

Questa Inter, nonostante si continui a giocare con il 3-5-2 schierando tra i titolari quasi tutti gli interpreti del recente passato, deve prendere al più presto confidenza con una nuova, inevitabile, fase. L'Inter di Chivu è un'altra cosa, un certo ciclo è terminato, urge cementare al più presto una nuova idea che permetta a chi è chiamato a scendere in campo di giocare con lo stesso entusiamo e voglia di vincere delle annate passate. Il black out della fase finale della gara di Torino, dopo aver giocato bene a calcio a differenza della Juve, è figlio di superficialità e un pizzico di presunzione, che può anche essere inevitabile dopo aver raggiunto due finali di Champions League in tre stagioni. Ma superficialità e presunzione devono essere al più presto debellate perché i giocatori dell'Inter sono indubbiamenti forti, ma quando hanno performato al massimo, vedi la stagione della seconda stella, lo hanno fatto anche grazie a unità di intenti e umiltà, ingredienti che nella storia del calcio hanno contraddistinto le grandi squadre capaci di durare nel tempo.

La stagione è solo agli inizi, c'è tempo per tutto e il contrario di tutto, ma le risorse per rimanere competivi ai massimi livelli di certo non mancano. Nuova linfa arriva dall'attacco, che può annoverare due titolari tra i migliori in Europa come Lautaro e Thuram e due alternative che possono tranquillamente mantenere il reparto altamente competivo per vincere le partite. Pio Esposito, già protagonista al mondiale per club, ad Amsterdam ha strappato applausi a scena aperta. Schierato dal primo minuto al posto dell'acciaccato Capitano, il ventenne di Castellammare di Stabia non è mai riuscito a tirare in porta come avrebbe voluto. Ma si è distinto per la capacità di protezione del pallone che ha permesso alla squadra di salire più volte e per la facilità di dialogo con lo scatenato Thuram, autore di una doppietta. Lo stesso Bonny, che può e deve crescere, ha doti importanti per giocare in profondità con strappi che possono essere letali per le difese avversarie.

Quello che deve tornare dominante, nell'Inter di Chivu, è il centrocampo, ancora sotto tono sia per quanto riguarda la proposta offensiva, sia per la protezione da assicurare alla difesa, troppo esposta agli spifferi del vento. Calhanoglu, splendido cecchino nella Torino bianconera, sta tornando catalizzatore del reparto, ma non sta ancora assicurando la fase difensiva che conosciamo. Mkhitaryan rimane un professore, ma la carta di identità pesa e non si può andare contro natura. Nicolò Barella, mio idolo assoluto, non gioca male come troppi stanno sostenendo, ma sembra aver perso elettricità. Non sembra più insostituibile e questa non è una buona notizia per l'Inter, perché il ventiottenne centrocampista azzurro e nerazzurro rimane uno dei più forti interpreti del ruolo a livello internazionale.

Detto questo, dobbiamo ancora capire quanto valgano realmente Sucic, perfetto alla prima e poi tornato ai margini e Diouf, che probabilemte sarebbe ultile con un cambio di modulo. Eccolo il cantiere aperto di cui ha parlato Cristian Chivu che, comunque, ha già fatto capire che lui alla causa ci tiene eccome e non ha assolutamente intenzione di bruciarsi nella storicamente difficile piazza nerazzurra.

Domani a San Siro arriva il Sassuolo di Berardi, dichiarato tifoso nerazzurro a cui però piace segnare alla suasquadra del cuore e dell'ex Pinamonti. Saluti e pacche sulle spalle, ma poi sarà obbligatorio un solo risultato contro una squadra che non ci ha mai regalato nulla. Il cantiere sarà anche aperto, ma ad un certo punto i lavori vanno conclusi.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 20 settembre 2025 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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