José Mourinho a cuore aperto. Parlando in esclusiva a SportyNet, nuovo media brasiliano del quale è ambassador, il tecnico del Fenerbahçe si è raccontato a tutto tondo, partendo dalla sua esperienza in Turchia: "Personalmente, mi sono adattato molto bene alla Turchia. L'anno scorso è stato un anno di apprendistato molto rapido per me. Ora conosco molto meglio la mentalità e il sistema. Quest'anno sono molto più preparato rispetto all'anno scorso. Ciò che mi colpisce di più è come il calcio sia vissuto come una passione. La gente ti idolatra molto facilmente, ma può anche rinnegarti altrettanto rapidamente. Ma se non ti piace questa pressione, non sei veramente innamorato del calcio".

Quando gli viene chiesto se c'è un aspetto del calcio odierno del quale si ritiene un po' il padre, lo Special One replica: "È complicato, sì. È complicato. Metodologicamente, credo ci sia una distinzione tra prima e dopo. Metodologicamente, in termini di come ci alleniamo, di come pensiamo al gioco, c'è stata un'enorme ondata di interesse per il mio stile di allenamento nei primi anni 2000, dal 2000 al 2004, quando ho vinto la mia prima Champions League, e poi c'è chiaramente un seguito. Ad esempio, quando sono arrivato all'Inter in Italia, quando sono andato per la prima volta in Italia, ricordo che nemmeno i giocatori credevano molto in quello stile di allenamento. C'è stato un cambiamento radicale a livello metodologico".

Una cosa che lo fa stare bene, e Mourinho non fa fatica a negarlo, è vincere: "Soprattutto il mondo in cui vinco. Perché vincere la Champions League con il Porto non è la stessa cosa che vincere la Champions League con il Barcellona. Vincere la Champions League con l'Inter non è la stessa cosa che vincere la Champions League con il Real Madrid. Potresti dire: 'Ok, ma eri al Real Madrid e non hai vinto la Champions League'. Io non ho vinto la Champions League, ma ho vinto il campionato e la coppa, ho battuto il Barcellona, la squadra più forte del mondo, e ho interrotto un ciclo di dominio del Barcellona sul Real Madrid. Il mio ultimo titolo UEFA con la Roma è il primo e unico titolo europeo della Roma, quindi le cose che ho fatto non contano solo il numero di titoli che ho vinto, ma il modo in cui li ho fatti. Sono uno dei migliori; se qualcuno diirà di no, non sarò d'accordo".

Sezione: Copertina / Data: Mar 19 agosto 2025 alle 15:59
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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