"Ragazzo scaldati, mi fa Bearzot. Ma c’era poco da scaldarsi ai 40 gradi del Sarrià. Il buffetto di Cabrini e sono dentro Italia-Brasile, a marcare Serginho". Il racconto è quello di Beppe Bergomi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport per parlare della sua carriera, prima da giocatore e poi da stimato opinionista tv. Aneddoti ormai noti, ma non solo.

Lei aveva debuttato in Coppa Italia a 16 anni.
"Bersellini fece bene a farmi scaldare, era gennaio a Torino, gran freddo. C’erano solo italiani, era più facile farsi strada. La mattina andavo a scuola, il pomeriggio mi allenavo, Mazzola e Beltrami spingevano per un giovane, io o Fontanini. Vinsi io".

Un anno dopo, debutto in campionato.
"Con il Como. Si fa male Canuti, entro e, al primo rinvio di testa, faccio tutto quello che non si deve fare: rinvio corto e centrale, arriva Gobbo e gol".

Anni 70, si giocava per strada.
"Sei ore al giorno, non sei ore a settimana come oggi nelle scuole. Andavo all’oratorio e c’era Don Narciso, compagno di scopa di mio padre, bravissimo, mentre il Don era scarso. Teneva sempre chiuso l’oratorio, noi scavalcavamo, le suore glielo dicevano, lui ci cacciava e noi rientravamo. Fino all’ora di cena".

I più forti con cui ha giocato?
"Ronaldo aveva tecnica in velocità senza eguali. Matthäus un leader unico. Perdiamo 1-0 dopo il primo tempo, ho la testa tra le mani: “Ehi, che c’è? Ora segno io. Segnò”. Non studiava il calendario: “Dove siamo domenica? Ah, a Lecce? Vinciamo!”. Finì 3-0. Sempre in contrasto con Trap, ma si fermava a imparare il tiro di sinistro. Lo ha ringraziato di tutto".

Come ha vissuto Juve-Inter del ’98?
"Ero in tribuna perché la settimana prima, con l’Udinese, da diffidato, al primo intervento fu giallo… Era quella la partita vera, non il derby. Quelli della Grande Inter, Mazzola, Suarez, Corso, parlavano della Juve, non del Milan, dai tempi del 9-1".

Oggi gioca centrale in coppia con Caressa.
"Si presentano lui e Claudio Arrigoni, direttore di Tele+. “Avete sbagliato persona”, dico. Ero diverso, timido. Facciamo un provino con un Juve-Milan senza voce e mi prendono. Arrigoni mi dà tre regole: “In un’ora Fabio parla 45’ e tu 15’, se non hai niente da dire non parlare, e non sovrapporti a lui”. Da 25 anni funziona, anche perché ci vogliamo bene".
 

Sezione: Rassegna / Data: Mar 19 agosto 2025 alle 11:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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