Samuel Eto'o, lezioni di vita. Il camerunense è un personaggio particolare, un uomo carismatico e forte, uno con il quale se hai l'opportunità di scambiare due parole, non te lo scorderai mai più. Un campione in campo e fuori dal campo, due occhi scurdi come la sua pelle, della quale va giustamente orgoglioso, e come la sua Africa, che difende come il terzo genitore di una vita meravigliosa. Le parole di Samuel andate in onda a I Signori del Calcio hanno toccato nel profondo, perché era il cuore di un uomo a parlare, non il calciatore che agita le folle. Insomma, quello lì che preferiva Maiorca a Madrid perché "anche le cassiere del supermercato mi trattavano come uno qualunque", quello lì che con le sue parole ha preso per mano il Barcellona nella finale contro l'Arsenal ribaltata nel secondo tempo. Un uomo straordinario, oltre che un professionista fenomenale.

Pillole di vita, frecciate per uomini veri quelle scoccate da Eto'o dagli studi di Sky. Finché, quasi in chiusura di intervista, arriva il momento più toccante. Dopo aver parlato della sua felicità nel veder sorridere un bambino, e dell'entusiasmo che prova nel poter aiutare qualcuno più sfortunato con la sua fondazione portando anche la sua immensa allegria, si torna all'argomento del razzismo. Ormai prova anche a non farci più caso, ma la vergogna nel nostro Paese sta proseguendo sotto silenzio. In Spagna, al lancio di noccioline contro il Saragozza Eto'o minacciò di lasciare il campo, qui in Italia è ancora sereno. E' un razzismo meno palese ma più vile, meno plateale ma più sentito, quello che si respira negli stadi. E Samuel racconta un episodio, subito dopo il primo, straordinario gol nella finale di Champions di Roma 2009: "Dopo aver fatto quel gol, e che gol, mi sono fermato durante l'esultanza ed ho pensato: 'Quest'uomo che ha fatto questa rete e che viene da molto lontano, da un posto del quale tutti i tifosi che adesso lo stanno guardando neanche hanno idea di dove si trovi, è nero, ed è orgoglioso di esserlo'".

In una frase, c'è tutta l'umanità di Samuel Eto'o che non si può non collegare all'osceno razzismo proprio di queste ore. Addirittura, questi cervelli sono arrivati al punto di cantare anche in partite dove Samuel non è presente - come durante Cesena-Juventus, parte juventina - il coro che ormai spopola tra gli imbecilli, "Eto'o l'hanno visto con le rose nel metrò". Non prendiamoci troppo sul serio, penserà Samuel, molti di quelli che la cantano magari credono sia una cosa leggera, inconsapevoli di seguire una mandria di malati, che quelle cose le pensano davvero. E invece no: questa è viltà, questo è schifo, questo è odio di una razza umana semplicemente per il colore della pelle. Nessuno a livello nazionale si espone per questa questione, sarà forse necessario bloccare le partite. E' questo che volete? Il Samuel Eto'o maturo adesso ci ride su davanti alle telecamere, ma piange dentro al suo cuore. E' quella la gente che non merita di poter ammirare il sorriso e le giocate di un uomo che ha risvegliato l'orgoglio dell'Africa, e che porta il suo cuore ai bambini del Camerun, e non solo. Questa vergogna negli stadi deve avere fine, perché così non si può andare avanti. Si feriscono i più grandi, un Eto'o che non ha mai avuto un comportamento scorretto nei confronti di una tifoseria (e qui rientra anche in parte quella milanista, che ha ideato il simpaticissimo coro). Non si fa di tutta l'erba un fascio, ma questi episodi vanno sottolineati: Samuel te lo fa capire con uno sguardo e con una frase, ma c'è gente che le emozioni non sa cosa siano. La verità è soltanto una, VOI SAMUEL ETO'O NON LO MERITATE.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Dom 13 marzo 2011 alle 00:30
Autore: Fabrizio Romano
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