Suazo, una vita in contropiede”. Potrebbe essere questo il titolo di una biografia sull’attaccante honduregno (Sacchi, quasi sicuramente, sostituirebbe “contropiede” con “ripartenza”, ma è un dettaglio…) , uno dei pochi a innalzare una caratteristica tecnica, ma anche fisica, a ragione di vita e di carriera. Strana storia quella di David, poco lineare, partita dalla retrovie ovunque sia andato, senza aver quasi mai fatto mancare ciò che si chiede ad un attaccante: il gol.

L’arrivo in Italia, al Cagliari, nel 1999, come punta di scorta, ma capace poi di timbrare il cartellino 94 volte su 244 presenze. Ed è qui che Suazo trova il suo ambiente, nell’isola. Si riconosce nel progetto, si trova bene nello spogliatoio fino a chiudere il cerchio nel legame sentimentale con Elisa, di Cagliari, che diventerà moglie e madre.

Dopo otto stagioni con i sardi, arriva l’estate del 2007, quella della “passione”: un po’ Inter, in cima alla lista della spesa di Mancini, visite mediche superate; un po’ Milan, blitz di Galliani che chiude con Cellino e ufficializza il tutto con tanto di comunicato sul sito ufficiale. Ci penserà il manager Giovanni Branchini, a distanza di qualche giorno, a rimettere a posto tutti i pezzi del puzzle, a corredo di cifre niente male. 13 milioni al Cagliari e 3,5 all’anno a David per cinque anni.

Ma Suazo all’Inter non decolla: non male la prima stagione (27 presenze e 8 gol), ma parte spesso dalla panchina ed è chiamato ad agire quando le ragioni di risultato (da capovolgere) lo richiedono.

Poi, è tutto un peregrinare, un vivere da precario: prestito al Benfica nel 2008, di nuovo all’Inter nella prima stagione di Mourinho, ma lo “Special One” a gennaio lo dirotta al Genoa dove colleziona 15 gettoni e tre reti.

Non è più il Suazo di una volta, quello capace di raccogliere palla nella propria area, dopo aver intercettato un calcio d’angolo avversario, e ripartire a mille all’ora cancellando in un colpo solo anche la fase di transizione. Non è più il Suazo di una volta anche perché i muscoli non lo seguono e sorreggono più: vittima di qualche fastidio muscolare, strappo o stiramento che sia, non riesce a recuperare al meglio e viene meno anche la fiducia dell’allenatore di turno.

Mourinho, ad esempio, non lo ha mai visto: di Suazo il portoghese diceva che non poteva giocare nella sua squadra perché era un corpo estraneo alla manovra, non partecipava all’azione. Insomma, aspettava la palla e stop.

Suazo è un classe ’79 che a giugno 2011 si svincola dall’Inter: quale futuro per lui? La Premier? Il ritorno in patria? Branchini ha più volte specificato che le offerte per l’honduregno non mancano, e forse dalla prossima estate sarà un po’ più semplice trovare un club, non dovendo far fronte a quei 3,5 milioni che hanno spesso rappresentato – in sede di mercato – un ostacolo, un muro invalicabile. Perché, oltre al contropiede, ci vuole dell’altro…
 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mer 23 febbraio 2011 alle 00:20
Autore: Giuseppe Granieri
vedi letture
Print