Nell’anticipo della quindicesima giornata di campionato, l’Inter ospita la Roma. Alle prese con diverse assenze nel reparto di centrocampo, Antonio Conte - per il consueto 3-5-2 - conferma Brozovic in cabina di regia, con Borja Valero e Vecino mezzali. Godin ritorna dal 1’, a destra nel terzetto difensivo completato da De Vrij, al centro, e Skriniar, a sinistra. Candreva e Biraghi sugli esterni, Lukaku e Lautaro davanti. Sponda giallorossa, Fonseca rinuncia all’influenzato Dzeko dal 1’, con l’ex Zaniolo riferimento avanzato nel 4-2-3-1. Mkhitarian, Pellegrini e Perotti alle spalle del numero 22; Veretout-Diawara in mediana; Mancini-Smalling al centro della difesa, con Santon e Kolarov ai lati.
PRIMO TEMPO - Il confronto tra i due moduli favorisce la nascita di molti duelli. Amplificati ed esaltati dall’enorme attenzione delle due squadre nella fase di non possesso. Sulla costruzione dal basso nerazzurra, Zaniolo, Mkhitarian e Perotti osservano il giro palla dei tre centrali di casa, con Veretout e Diawara pronti a scalare sugli smarcamenti laterali - nel primo step della manovra - di Vecino e Borja Valero. La densità e la compattezza ospite a ridosso della metà campo chiudono la giocata per Brozovic (seguito da Pellegrini), limitando anche la ricerca della profondità per Lukaku e Lautaro. Difficili da sorprendere alle spalle nella fase di attesa, Smalling e Mancini salgono con i tempi giusti una volta ‘costretti’ i padroni di casa a manovrare spalle alla porta avversaria. L’Inter, infatti, ostruita nelle diverse alternative di gioco, arretra pazientemente il palleggio, dando vita al pressing giallorosso. E faticando nel trovare soluzioni ‘pulite’ per affacciarsi dalle parti di Mirante, perde più volte il possesso. È la Roma, nella parte centrale della prima frazione, a palleggiare costantemente nella metà campo offensiva. Stringendo le ali, alzando i terzini e portando Pellegrini e Zaniolo a creare superiorità numerica e imprevedibilità in zona palla. Il numero 22 resiste fisicamente nel duello con il difensore centrale di riferimento, avvicinando gli ospiti dalle parti di Handanovic. Gli uomini di Conte rimangono uniti e ordinati nei pressi dell’area di rigore, allontanando potenziali pericoli dalla propria porta, ma non trovando soluzioni per crearne - attraverso le ripartenze - in quella difesa da Mirante. Diawara rimane a protezione della difesa per le verticalizzazioni indirizzate a Lautaro e Lukaku, mentre Santon e Kolarov tengono bassi Biraghi e Candreva, limitando lo sviluppo in ampiezza. Vicina al gol del vantaggio l’Inter ci arriva attraverso la pressione sulla costruzione iniziale giallorossa. Diversi errori in uscita commessi da Mirante e compagni premiano l’aggressività degli avanti nerazzurri, tuttavia poco precisi nella scelta o nella conclusione decisiva. Godin, De Vrij e Skriniar accorciano in avanti la squadra, garantendo un recupero palla avanzato e un finale in crescita da parte dei padroni di casa, maggiormente 'coraggiosi' e sempre più nella metà campo offensiva.
SECONDO TEMPO - Al rientro dagli spogliatoi, i padroni di casa continuano sulla scia del finale della prima frazione, con Lazaro al posto dell’infortunato Candreva. Trascinati dall’aggressività del terzetto difensivo, dominante nella riconquista ‘alta’ del pallone a campo aperto e propositivo nella metà campo offensiva, i nerazzurri aumentano il volume e i giri del possesso. E, grazie agli inserimenti di Borja Valero e Vecino alle spalle dei mediani giallorossi, supportano maggiormente il lavoro di Lukaku e Lautaro, costruendo pericoli dalle parti di un ottimo Mirante. Una prodezza del portiere classe ‘83 mantiene in equilibrio il punteggio. La costante attenzione di Mancini e Smalling, fisici nei duelli con gli attaccanti e bravi ad alzare la linea difensiva una volta ‘costretta’ la manovra dei padroni di casa a ripartire da dietro, contribuisce a limitare la nascita di altre potenziali occasioni da gol. In fase offensiva, gli ospiti si affidano ai movimenti tra le linee dei tre trequartisti, accompagnati dalle discese dei terzini. Le iniziative di Kolarov, premiate dall’accentramento di Perotti, ‘allertano’ la corsia difesa da Lazaro, senza tuttavia tramutarsi in grandi vantaggi nello sviluppo di situazioni di gioco a ridosso degli ultimi 16 metri. Godin chiude vincendo numerosi duelli, così come De Vrij e Skriniar nella loro zona di competenza, e l’imprevedibilità degli avanti giallorossi non trova opportunità per far male ad Handanovic. Fonseca inserisce Dzeko al posto di Perotti (spostando Zaniolo sulla destra e dirottando Mkhitarian sulla corsia opposta). Le ali in maglia bianca, sulla costruzione dal fondo nerazzurra, collaborano al tentativo di limitare il primo sviluppo della manovra degli uomini di Conte in ampiezza, dove si propongono Vecino, a destra, e Borja Valero, a sinistra (al 72’, lo spagnolo viene sostituito da Asamoah). L’Inter sfrutta maggiormente le corsie centrali, con le avanzate dei difensori, la crescita di Lautaro-Lukaku nel gestire le immediate verticalizzazioni e il sostegno avanzato della regia firmata Brozovic. Il croato, inizialmente scavalcato, diventa il punto di riferimento nello step finale della manovra. Una manovra soltanto vicina ad essere finalizzata con successo. Gli ingressi di D’Ambrosio per Biraghi (Lazaro va a sinistra) e Florenzi per Mkhitarian non cambiano il finale di un match per larghi tratti equilibrato. Vissuto dalla Beneamata in maniera ordinata, e maggiormente propositiva passo dopo passo. Soltanto con meno lucidità e incisività rispetto al recentissimo passato.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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