"Calha lo sai perché...". Così la Curva Nord si era lasciata con l'Inter, prima dei lunghi 'scioperi', silenzi... e prima del Mondiale per Club, dei botta e risposta, dei cicloni mediatici, dei rumors di mercato diventati coming out da varie parti rivelatisi poi solo fumo, malcontento, addii annunciati e mai compiuti. Mai compiuti e per fortuna! Viene da dire oggi all'indomani di un'Inter-Fiorentina che nel primo tempo si rivela più complicata del previsto restando inchiodata per sessantasei minuti fino al lampo di genio e qualità proprio di Hakan Calhanoglu. Il turco che sembrava ad un passo dalla rottura, sblocca il lucchetto di una partita che incastrata in se stessa per poi serrare lo stesso lucchetto all'88esimo su rigore e riprende il filo del discorso con un pubblico tornato a cantare ieri sera per la prima volta e ad esultare per e con "l'idolo neroblu". Alla nona giornata, sotto un Meazza piovoso ma finalmente caldo, il centrocampista col 20 sulle spalle firma una doppietta personale che vale il sesto gol stagionale personale, il ventiduesimo dei nerazzurri in campionato. Tra prima e seconda rete di Calha arriva anche quella di Petar Sucic, la prima, e la Nord, che oggi ritorna col nome di 'Secondo Anello Verde Milano', esulta a gran voce anche dopo la prodezza dell'ex Dinamo Zagabria che si prende anche felicità e complimenti di Chivu.
"Sono felice per Petar perché è un centrocampista completo che può fare tanti ruoli: ha qualità e un motore importante perché fa metri, ha qualità tecnica e una lucidità che oggi ha fatto vedere", ha detto Chivu a Sky nel post partita per commentare il tabù spezzato dal croato che trova finalmente il gol, spezzando un incantesimo che finora aveva negato la gioia dell'esultanza al centrocampista classe 2003 che ha festeggiato il suo ventiduesimo compleanno scartando il regalo con qualche giorno di ritardo. Chiamato a sostituire l'infortunato Mkhitaryan, costretto a restare ai box per almeno un mese, il ventiduenne sale in cattedra mandando un messaggio al popolo nerazzurro: l'assenza dell'armeno sarà meno dolorosa di quanto qualche mese fa si potesse ipotizzare. Prima volta dal primo minuto in questo mese di ottobre e prima grande gioia per il centrocampista operaio che nel primo tempo non brilla, come del resto buona parte della squadra che annaspa senza riuscire a trovare varchi, lucidità negli ultimi metri e porta al netto delle varie situazioni vantaggiose, prima di ritrovare freschezza e brio nella ripresa che lo portano ad un gol valso il prezzo del biglietto di un San Siro che esplode in un urlo liberatorio che cancella di fatto i 71 minuti in apnea dei nerazzurri. Respiro che già Calhanoglu aveva ridato ai compagni con il fulmine 'alla Calha' che aveva folgorato un De Gea in versione felina fino al gol del turco e che Sucic mette in sicurezza ristabilendo una saturazione che migliora con lo scorrere del cronometro.
La Fiorentina sprofonda in un buco nero e dopo un primo tempo durante il quale ha dato filo da torcere ai padroni di casa, molla dinnanzi al confronto troppo oneroso con i dirimpettai di serata e si lascia sopraffare soccombendo nella maniera più totale. Fotografia fedele ne è in tal senso il fallo da rigore su Bonny valso a Viti la seconda ammonizione che lascia in inferiorità numerica la squadra di Pioli e consegna il pallone del 3-0 a Calhanoglu, glaciale dal dischetto a tu per tu con l'ex United che non può salvare, lasciandosi travolgere dal fiume di entusiasmo che sopra di lui il secondo verde ha fatto sgorgare. Entusiasmo che i nerazzurri si ritrovano a cavalcare grazie ad un Cristian Chivu che finalmente può dirsi a casa: l'allenatore romeno trova per la prima volta il pubblico a lui tanto caro e che tanto aveva aspettato e invocato nelle settimane addietro. E lo fa nella maniera più bella possibile: dopo una vittoria voluta, cercata, e tanto costruita dall'ex 26 della Beneamata che contro la fisicità di Kean prova l'espediente Bisseck centrale di difesa. Il tedesco ha il preciso compito di tenere in piedi una difesa tanto alta a supporto di una squadra a trazione fortemente anteriore e il tentativo provato già in Belgio viene approvato a pieni voti, trovando riscontro nel risultato e nelle parole dello stesso Bisseck che si dice felice del 'nuovo' ruolo. "Ho sempre pensato potesse fare il centrale" ha ammesso Chivu nel post gara durante il quale si è distinto ancora una volta per lucidità, pacatezza e sicurezza comunicative che forniscono la spiegazione della la grande empatia e alchimia trovata immediatamente con un gruppo che non smette mai di elogiarlo partita dopo partita. "Chivu ha portato la disciplina di mantenere alta e costante la motivazione" ha detto Calhanoglu a margine del match quando ha continuato a tessere le lodi di un allenatore che a detta dei più 'duri' della rosa nonché 'figlio prediletto di Inzaghi', ha definito l'apporto di Chivu quel "qualcosa in più".
Un di più che sembra attecchire immediatamente nelle menti dei suoi uomini, come testimonia la partita di Lautaro Martinez. Ancora imbrigliato nel 'post' Nazionale che lo vede a secco di reti da prima della sosta (almeno in campionato) e lo stesso numero di partecipazione ad azioni da gol del numero 20 sopraccitato: sei scores e due assist per il capitano che contro la Fiorentina gioca però una gran partita di sacrificio, grinta e resistenza. Quest'ultima soprattutto, condizione resa necessaria alla quale è stata costretta la squadra di casa dal metro di giudizio dell'arbitro Sozza, 'leggerino' su certe situazioni ancora una volta meritevoli di un attento check e non del VAR che, al contrario, ancora una volta sembra togliere qualcosa alla squadra di Milano che può lamentare qualcosa che Chivu, come già spiegato dopo il clamore di Napoli lamenterà di rado e forse mai, ma che vale di sicuro la nota alle cronache. Il fischietto di Seregno nega due potenziali rigori a favore dei nerazzurri, uno più grave dell'altro, che Comuzzo commette su Esposito, entrambe le volte cinturato dal giocatore viola ed entrambe le volte 'abbonato' da arbitro e team di Lissone. Dopo il 'rigorino' di Di Lorenzo, altre due scelte di una direzione arbitrale che farà discutere ancora, ma che tra le file nerazzurre viene 'silenziata' alla Chivu maniera. Chivu chiede, la squadra esegue, Lautaro incluso che ha 'compreso' la lezione del Maradona: non ti curar di loro, ma guarda e passa. Contro la Fiorentina diversamente che qualche giorno fa a Napoli, con pazienza e serenità ricercata l'Inter, più forte di tutto e tutti, chiude le bad vibes in un cassetto e ritrova se stessa.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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