Nicolò Barella è uno dei prospetti più interessanti della nuova generazione dell’Italia che Roberto Mancini sta plasmando tra le mura di Coverciano. Il suo modo di giocare aggressivo e intenso ha reso il classe 1997 uno dei più appetibili giocatori in Italia tanto che sono ormai due anni che si parla di lui in ottica Inter, Juventus o una qualche big dall’estero: l’ultima voce, di quest’inverno, parlava di un forcing da parte di Sarri per averlo al Chelsea. Dopo un periodo di corteggiamento intenso - iniziato di fatto quando Spalletti e Barella furono visti nello stesso hotel sulle Dolomiti, lo scorso gennaio - il centrocampista scuola Cagliari ha finalmente vestito la maglia dell’Inter per una cifra che lo classifica - qualora tutti i bonus fossero centrati - come l’acquisto più costoso della storia del club. Qual è stato il percorso che ha portato Barella all’Inter? E come si incastrerà nella squadra di Conte?
TATTICISMI - Barella ha giocato tre stagioni con il Cagliari, inframezzate da un’annata spesa al Como, nel 2015-16. Al netto della scorsa stagione, quando gli infortuni hanno costretto Maran a schierarlo dietro le punte, Barella ha giocato prevalentemente come mezzala in un centrocampo a tre, sviluppando un’ottima capacità di mobilità in verticale e - quando il possesso è degli avversari - un tempismo perfetto per quanto riguarda contrasti e intercetti: il suo tackle scivolato è diventato un marchio di fabbrica tanto che Inter Media House l’ha utilizzato come strumento narrativo per presentare Barella ai suoi nuovi tifosi. Conte l’ha voluto fortemente perché a Cagliari eccelleva in tutti quei particolari che ai centrocampisti dell’Inter sono mancati in questi anni: capacità di cambiare passo, dribbling e gioco negli spazi, soprattutto in verticale.
A inizio carriera, Barella è un giocatore che ama muoversi con la palla tra i piedi tanto che nella prima stagione in Serie A fa registrare il miglior dato di dribbling riusciti del Cagliari di Rastelli. Poi inizia ad accettare di muoversi non solo con il pallone, ma anche per riceverlo. E il suo dinamismo, unito al senso della posizione e dello spazio di cui dicevamo poc’anzi, fanno il resto. Ci sono ovviamente aspetti del gioco in cui Barella deve ancora migliorare: innanzitutto, è un giocatore che prende troppi cartellini gialli. Per quanto sia stato il calciatore che nella scorsa Serie A ha recuperato più volte il pallone (243) e che negli ultimi due anni ha vinto più contrasti (480), il dato sulle ammonizioni è un campanello d’allarme: rispetto alla stagione precedente c’è stato un sensibile miglioramento, ma l’evitare di andare in diffida troppo facilmente deve rappresentare uno step ulteriore nella sua crescita. L’altro, grosso punto interrogativo riguardo le capacità di Barella è la sua fase realizzativa: i dati Opta indicano l’ex numero 18 cagliaritano come il giocatore dal peggior tasso di conversione tiri/gol della Serie A: Barella ha un ottimo piede ma spesso calcia da posizioni improbabili o è costretto a improvvisare. Da questi due tasselli passa la stagione di Barella - e molto del futuro dell’Inter.
CON CONTE - Il prezzo di acquisto di Barella, la predilezione di Conte nei suoi confronti e le necessità tecniche del 3-5-2 pongono il ventiduenne al centro del progetto dell’Inter, con una maglia da titolare. Dovrebbe occupare la posizione che nella gara contro il Lugano è stata di Roberto Gagliardini, in attesa di capire chi sarà il centrocampista che si impossesserà dell’altra maglia nell’undici contiano, accanto a Brozovic. Quel che è certo è che l'ex CT azzurro lavorerà con Barella come fatto con Kanté per accentuare la sua polivalenza in entrambe le fasi e trasformarlo nel primo tuttocampista dell'Inter targata Suning, un tipo di giocatore che non si vede da un po' a San Siro. Classe, grinta e forza di volontà: Barella ha tutto per prendersi l'Inter.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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