Cari amici, il momento assai delicato ci impone di analizzare l'universo Inter con la massima attenzione, lasciando da parte opinioni soggettive ma, al contrario, portando avanti disamine impersonali grazie al supporto di dati inconfutabili.
Venerdì 28 ottobre è stato approvato il bilancio chiuso il 30 giugno 2011. Dall’assemblea dei soci sono usciti dati altamente preoccupanti. Il deficit è di 86,8 milioni di euro. L’aumento del passivo, rispetto all’anno precedente, si attesta attorno al 20% e la situazione non è destinata certamente a migliorare. Ricordiamo infatti che la sensibile miglioria dei conti del 2010 ha delle motivazioni difficilmente ripetibili. Stiamo parlando innanzitutto di una stagione di grazia, quella della conquista del Triplete, che avrà portato parecchie uscite legate ai premi destinati ai calciatori, ma che ha permesso di introitare una quantità di denaro pazzesca considerando voci come: incassi uefa, botteghino e tutto l’indotto collegato ai tre trionfi (su tutte vedi la voce merchandising). In seconda analisi non possiamo non prendere in considerazione l’operazione di mercato meglio riuscita della gestione Moratti, la cessione di Ibrahimovic, che ha portato nelle casse dell’Inter una cifra altissima e soprattutto una plusvalenza da record, considerando che il giocatore era stato acquistato nel 2006 per 24 milioni e dopo tre anni rivenduto per quasi il triplo. Tra l’altro in queste operazioni finanziarie giocano un ruolo fondamentale i piani di ammortamento che nel caso dello svedese hanno permesso di mettere a bilancio una cifra nettamente superiore rispetto alla semplice differenza tra la cifra d’acquisto e quella di vendita. Giocato il “bonus Ibra” le plusvalenze sono passate dai 72,9 a 51,5 ai quali vanno peraltro aggiunti 18,8 milioni di minusvalenze; voci dolorosissime all’interno di un bilancio.
Per completare l’analisi del perché di questo aumento del passivo riportiamo anche il dato degli ingaggi dei giocatori che è arrivato a un passo dai 150 milioni annui, con un aumento di circa 3,5 milioni rispetto al precedente esercizio.
In più, come ormai tutti sanno, dobbiamo fare i conti con la spada di Damocle rappresentata dal famigerato fair play finanziario, che a dire il vero non è ancora stato ufficializzato dagli organi competenti, ma che con ogni probabilità concederà, per le prossime due gestioni, un tetto massimo di passivo di 45 milioni di euro.
Ricordiamo in ultimissima analisi che da luglio a oggi Moratti ha già versato nelle casse del club qualcosa come 25 milioni di euro e che entro breve dovrà mettere in preventivo di coprire la quasi totalità dei 40 milioni destinati all’aumento del capitale societario.
E allora tenendo bene a mente i quasi 90 milioni di deficit e i potenziali mancati introiti dovuti al possibile non ingresso in Champions della prossima stagione capiamo quanto sia difficile pensare a una campagna acquisti altisonante. Sicuramente a gennaio arriverà Kucka e forse qualcun altro, ma evitiamo di pensare in grande.
I cicli finiscono. Il nostro è durato tantissimo. In questi ultimi sei anni abbiamo vinto, rivinto e stravinto e il nostro grazie a Moratti per tutto quello che ha fatto e che continua a fare dovrebbe essere sempre anteposto a qualsiasi giudizio. Ricordiamoci sempre, e lo dico soprattutto a coloro i quali hanno pensato bene di aggredire verbalmente il numero uno nerazzurro nel dopo partita di sabato scorso, che non c’è la fila all’altezza del civico 9 di Corso Vittorio Emanuele per acquistare l’Inter e che un Presidente come il nostro che adora la nostra Beneamata a prescindere dai sondaggi, dagli interessi politici o da capricci momentanei (come spesso accade con i nuovi ricchi nel mondo del calcio e non solo), dovremmo tenercelo bello stretto.
Ciò detto penso che, oggettivamente, le tre colpe principali della società siano: 1) L’incapacità di sfruttare la fisiologica onda lunga degli ultimi successi e quindi di non aver ottimizzato il cambio di mentalità portato da Mou e il non aver apportato quelle modifiche chirurgiche all’interno della rosa; 2) L’allontanamento di Oriali, grande bandiera nerazzurra e grande uomo di sport e di comunicazione. Perdita aggravata dalla concomitante dipartita del vate di Setubal; 3) La mancanza di un progetto articolato che vada aldilà della semplice scelta di affidarsi ai giovani. Poi, ognuno può trovare mille altre variabili che vanno a spiegare i perché di una crisi, ma quelli sopracitati trovo che rappresentino al meglio gli aspetti maggiormente condivisibili.
Nonostante tutto cari amici, diciamocelo: la situazione è davvero delicata, ma le risorse, soprattutto umane, per uscirne- almeno per questa stagione- ci sono. E se dal canto nostro non faremo mai mancare l’apporto di tifo e di passione, cercando di evitare controproducenti momenti di tensione, penso che la strada possa rivelarsi meno irta del previsto.
BoA
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