Nessun sogno, nessun 'volo con la fantasia' e nessuna esaltazione post-Sassuolo e post-filotto da 'difesa bunker'. Le prime impressioni di questa stagione fanno ben sperare, ma attendo test più importanti e probanti per sbilanciarmi. Ma, in ogni caso, da questa annata mi aspetto tanto, pretendo molto. E 'molto' vuol dire UEFA Champions League.
Quello che dovrebbe essere l'habitat naturale di FC Internazionale Milano ormai è appuntamento che manca dal 2011-2012, quando la squadra dell'allora tecnico Claudio Ranieri venne eliminata agli ottavi di finale da un avversario sicuramente non imbattibile. Girone un po' 'zoppicante', ma alla fine i 10 punti conquistati garantirono il primo posto davanti al CSKA Mosca. Ma alla fine tutto fu vanificato da un match andata-ritorno che, almeno sulla carta, si presentava abbordabile. 1-0 in Francia, 2-1 al 'Meazza': Inter a casa, Olympique Marsiglia avanti. Da quel momento stop alla 'Coppa dalle grandi orecchie', Europa League e uscita di scena contro il Tottenham nella stagione successiva, nessun pallone diverso da quello Nike-Serie A con la prima Inter di Walter Mazzarri, ritorno nell'ex Coppa Uefa in questa stagione, dopo il pass strappato con i preliminari contro lo Stjarnan. E l'anno prossimo? Obiettivo, a parer mio, che deve essere chiaro: Coppa dei Campioni. Ribadisco.
Importanza assoluta, vitale, fondamentale 'vetrina' sotto tutti i punti di vista. Economico, in primis. In caso di accesso il club otterrebbe una somma stimabile tra i 40 e i 50 milioni di euro, non pochi. Cifra che darebbe un'ulteriore spinta al presidente Erick Thohir nell'acquistare il tanto desiderato, acclamato e, prababilmente, ancora atteso top player. Un big, quindi. E il mercato, ovviamente, ne risentirebbe clamorosamente, in positivo. Maggior disponibilità economica, necessità giocoforza di aumentare il livello della squadra e addio a quei giocatori che, forse, non sono da Inter. Inter da Champions. E poi ecco l'aspetto che reputo il più importante: il progetto, legato al momento tecnico del campionato italiano. Milan lontano parente dello squadrone di qualche anno fa, Fiorentina e Lazio da rispettare, ma che non possono e non devono far paura e un Napoli partito con il 'freno a mano tirato'. Addio Champions ancor prima di iniziarla, ko interno contro il Chievo Verona al secondo round di A e tante certezze che fino all'anno scorso sembravano assodate che adesso tornano in discussione, clamorosamente. Ogni riferimento al futuro di Rafael Benitez è puramente casuale... Quindi, "Aumenta il pressing, Inter. È il momento".
Prima vera stagione con mister T al comando, seconda con coach WM in panchina e un Napoli che adesso appare 'avvicinabile'. Perché sono e devono essere i Rafa Benitez boys gli avversari da mettere 'nel mirino'. Il secondo anno, per un allenatore, è quello più importante. Anche un certo José Mourinho vinse, ancor di più, dopo la prima annata e ora, dopo un mercato condotto a sua immagine e somiglianza, Mazzarri è chiamato a far la differenza, dopo aver studiato, preso appunti - come da lui stesso dichiarato - nel primo campionato da 'raccolta dati'. Ovviamente è presto per parlare di 'ultima spiaggia', 'bivio stagionale', 'match da dentro-fuori' e discorsi di questo genere, ma il mister - questo sì - ora dovrà essere decisivo, con una squadra, praticamente, completa.
Personalmente, non amo particolarmente le 'mezze misure'. Nella vita, calcio compreso, credo che il risultato sia quello che conta, più di tutto. E, quindi, stagione super da terzo posto, ma campionato 'senza infamia e senza lode', quasi anonimo se alla fine il traguardo dovesse essere ancora l'Europa League. Non mi piacciono molto dichiarazioni come "Non è detto che la Champions arrivi nell'immediato", frase che stona con il blasone di questo club. Ma, ovviamente, 'blasone' non vuol dire 'livello' e, quindi, nessuno oserebbe chiedere la 'Coppa importante' se la squadra non ne avesse risorse e mezzi. Ma questa Inter, fortunatamente, sembra averli. E questo lo penso indipendentemente dai primi risultati. Perché c'è il giusto mix tra quantità e qualità, esperienza e gioventù, cattiveria e classe.
Perché la prima stagione di assestamento, difficile sotto tanti punti di vista, è ormai passata. Lo storico passaggio di proprietà è alle spalle e finalmente la coppia Thohir-Mazzarri ha potuto operare insieme, sin dall'inizio. E con l'ottimo lavoro del dt Piero Ausilio - da applausi le sue manovre durante l'estate - è stata costruita una squadra chiamata ora a lottare, sempre, fino alla fine per il terzo posto. Tra un 3°, 4° o 5°, tra una standing ovation e un timido applauso che non fa rumore, ora tocca proprio a te scegliere. Ma, cara Inter, l'obiettivo è chiaro: UEFA Champions League.
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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