"Mister, l'Inter è la squadra più competitiva del campionato? 
"Penso che dobbiamo lavorare". Risponde così Antonio Conte ai giornalisti in conferenza stampa ieri alla vigilia di Inter-Torino, rispondendo alla domanda più inflazionata fino a questo momento: l'Inter (questa Inter) può vincere il campionato? Le potenzialità della rosa dicono di sì, ma a parlare è il campo. E per far parlare il campo in tal senso (a questa Inter) serve lavorare. Sacro santo dato di fatto. 

Il lavoro da fare è ancora tanto, lo dice Conte ma soprattutto a dirlo sono i risultati ottenuti rispetto a quelle stesse potenzialità della rosa sulle quali stridono i dodici punti in Serie A e i due nel girone di Champions. Un trend troppo basso rispetto alla tabella di marcia che inizia a farsi stretta non solo per il numero di impegni, ma anche e soprattutto per tempi e tempistiche. Se da un lato pensare allo scudetto all'ottava giornata suona prematuro, il percorsi in Champions chiama nell'immediato lavorare con pazienza nel lungo periodo ha senso anche e soprattutto fare al momento giusto gli step giusti, il che significa fare risultato contro Zidane già mercoledì. Il trend va invertito immediatamente per evitare che il ritorno con il Real sia un punto senza ritorno. Questo Antonio lo sa bene e in cuor suo ringrazia di essersi potuto risparmiare il dispendio di energie di bollori mediatici che qualche volta ha preceduto certe gare.

Una conferenza tranquilla quella di ieri ad Appiano ha fatto da contorno ad un clima che al momento può dirsi relativamente tranquillo. La pausa nazionali, malgrado le premesse che avevano destato qualche inquietudine, ha seminato meno problemi di quanti se ne potessero calcolare, al contrario ha reso giocatori galvanizzati dalle soddisfazioni con le proprie Seleccion. Da Bastoni, esordio e tre partite da titolare con la maglia azzurra, a Vidal protagonista con il Cile con il quale ha segnato tre reti, passando per Lukaku autore di un'altra doppietta e un assist, Lautaro anche lui in rete, Sanchez che dopo il problema iniziale ha recuperato e persino Eriksen; il danese nonostante le varie scomode congiunture torna a Milano con un minimo di entusiasmo (e orgoglio di rivalsa) che le reti in Nazionale gli hanno reso dopo la penombra della panchina nerazzurra.

Una penombra dalla quale è uscito con il rincaro alle dichiarazioni di dispiacere già fatte nella precedente finestra di incontri con le Nazionali. Una scontentezza alla quale ha risposto anche lo stesso Conte diverse volte, altro aspetto che dà ragione all'allenatore quando dice che bisogna lavorare. Anche sull'ex Tottenham, senza congettura alcuna, c'è senza dubbio da lavorare: calcisticamente (evidentemente) e nel rapporto personale (altrettanto evidentemente), e anche in questo caso piuttosto velocemente. 'Sprecare' un talento come Eriksen sarebbe senza ombra di dubbio un peccato capitale (in tutti i sensi) e lasciarlo triste e imbruttito nella solitaria penombra della panchina sarebbe uno spreco, anche di capitale. Se Eriksen trova il suo riscatto in Nazionale, a cercarlo all'Inter è adesso Sanchez. 

Il cileno partito leggermente affaticato, era stato costretto ad abbandonare il primo allenamento a servizio di Rueda, uno stop che aveva fatto agitare le acque sotto tutti i punti di vista e otto minuti in campo qualche giorno dopo che non sono piaciuti in Italia, specie per il ghiaccio sul ginocchio in bella vista nelle foto pubblicate sui vari social. Il recupero successivo ha però linfatizzato il 7 interista che oggi contro il Torino potrebbe aver persino scalzato Lautaro - secondo le ultime notizie riferite da Sky Sport -, in plausibile riposo in vista della gara contro il Real. Una bella notizia per il Niño che troverebbe una continuità non sempre goduta in passato visti i problemi fisici che più volte hanno fatto optare per la cautela. 

Una serie di componenti che unite ai vari recuperi hanno leggermente frizzato l'aria di Appiano Gentile, dove nei due giorni scorsi si è leggermente assaporato un clima di distensione. Anche per via di una minor ristrettezza di risorse umane e della possibilità di variare e tentare nuove vie che possano accelerare i risultati, in una mini maratona che non può essere sbagliata. E in attesa della guarigione dei tre positivi al Covid e di ricomporre pezzetti di una tranquillità (e non relativa) che faciliterebbe il 'lavorare', il Toro oggi e il Real mercoledì sono due pezzetti di tranquillità e lavoro che bisogna mettere al proprio posto. 

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 22 novembre 2020 alle 00:05
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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