Neanche si trattasse del trasferimento del secolo. Mercoledì 5 agosto, una giornata senza particolari spunti di interesse, affievolita dal caldo torrido, è una data che sarebbe il caso di segnare sul calendario in rosso. Non si sa mai che tra qualche anno i tifosi interisti sentano il bisogno di ricordare l’esatto giorno in cui è terminata una telenovela di mercato infinita, che per mesi ha riempito le pagine dei giornali, dei siti sportivi e non, delle trasmissioni radiofoniche e televisive a tema calcistico. Marko Arnautovic, dopo lo scambio di fax tra Inter e Twente, passa in prestito con diritto di riscatto alla società nerazzurra, che ha finalmente posto fine a una vicenda da film di spionaggio. Prima la concorrenza del Chelsea, poi la frattura da stress, infine il muro eretto dagli olandesi che pretendevano tutto e subito dei 9 milioni pattuiti per la cessione dell’attaccante austriaco. Il quale, per la serie ‘decido io’, già lavorava alacremente a Milano per guarire dall’infortunio che si trascinava da tempo.
Pur consapevole del fatto che questa operazione, che rispetto ad altre verificatesi nelle settimane scorse è di minor eco, si sia protratta in modo esagerato, personalmente ritengo che tanta pazienza da parte della società nerazzurra sia giustificata da un investimento importante. Siamo infatti al cospetto di un ventenne che ha già mostrato di saper dare del tu al pallone. Vero, sono in tante le giovani promesse del calcio mondiale, quindi perché puntare su questo semisconosciuto, per giunta infortunato, mettendosi in casa un mutuo da 9 milioni di euro? Suona strano, considerando il mercato oculato che Moratti ha messo in piedi quest’estate. Eppure, guardando a fondo la vicenda, una ragione predominante c’è. Arnautovic somiglia tremendamente a Zlatan Ibrahimovic, non solo per le origini slave e per un passaporto che con loro ha ben poco a che fare. Svedesi e austriaci non brillano per genio calcistico, eppure entrambi nei rispettivi contesti sono due mosche bianche, anche grazie al sangue dell’Europa dell’est che scorre nelle loro vene. Un attimo, è il caso di andarci piano con i paragoni, mi sto imbarcando in un accostamento blasfemo, considerate caratura e spessore di Ibra e banali prospettive di Arna (occhio alle abbreviazioni, anche questo è un aspetto che li accomuna…).
Ma per noi interisti freschi di scottatura per un addio inaspettato e, per certi versi, traumatico, è arrivato il momento di avere fiducia nel futuro, di investire anche noi, come la società, in questo ragazzo di 192 centimetri (come Ibrahimovic…) che promette di fare grandi cose, ma alle parole associa un recente passato di crescita calcistica fenomenale. Basta fare un giro su YouTube per vedere cosa Arnautovic sia in grado di fare con il pallone. Giocate eccellenti, che poco hanno a che vedere con un’esperienza ad alto livello deficitaria. L’Eredivisie non è proprio il torneo più difficile al mondo, in Italia certi assist no look, certi colpi di tacco o dribbling di suola non te li consentono, salvo poi intervenire duramente sulle tue caviglie. Ma sono aspetti che Arnautovic imparerà con il tempo. L’eredità che lo aspetta è pesante, ma nessuno gli vuole mettere fretta. Innanzitutto è necessario guarire al più presto per tornare sui campi di gioco. Poi, la natura seguirà il suo corso e se davvero lo ha baciato in fronte noi tifosi interisti avremo modo di divertirci. Intanto, ad aiutarlo a riprendersi con calma penseranno i vari Eto’o e Milito, che rappresentano il presente dell’Inter. Per il futuro, ci sono già candidature importanti nella rosa nerazzurra, e una di queste porta il nome di Marko Arnautovic. Intanto, benvenuto nella famiglia interista e in bocca al lupo, a te e, di conseguenza, a noi.
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