Caro Antonio,

nei minuti immediatamente successivi al tuo sfogo post-Bergamo, ho pensato di rivelarti il mio pensiero, scavalcando per una volta la sacra norma di ogni un buon editoriale: non scrivere in prima persona. Ché di gente che tende a mettersi in copertina ne abbiamo fin troppa. Oppure, come diresti tu, che pensa solo al proprio orticello. Ti scrivo in qualità di giornalista e di tifoso, perché l'ipocrisia ha stancato e il perbenismo di chi sta sempre dalla parte della ragione pure. Tifoso, peraltro, non per forza fa rima con fazioso. Dunque, lunga vita alla chiarezza.

Ed è da giornalista e da tifoso che ti dico: hai ragione, ma hai anche torto. Hai ragione a reclamare maggior protezione per l'Inter, caso più unico che raro di club blasonato trattato come l'ultima delle armate Brancalone. Pensa che veniva sommerso di critiche perfino nella leggendaria stagione del Triplete. Non ci crederai, ma c'era chi avrebbe voluto Diamanti al posto di Sneijder e Acquafresca per Milito. Uno come Mourinho venne maltrattato fino alle ore 22.29 del 22 maggio 2010. E il giorno dopo in molti preferirono parlare dei possibili addii di Milito e Maicon piuttosto che celebrare la più grande impresa di una squadra italiana. Te lo dico tanto per inquadrare il contesto, qualora non l'avessi ancora compreso appieno.

Non so se si tratti di retaggio, abitudine, business, malafede, incompetenza o altro. Quello che so è che, a livello mediatico, l'Inter pesa quanto un club di Serie C. E chiaramente questo si riverbera anche in tutti gli altri settori da te citati nelle interviste post-Atalanta. Se non ho capito male, il riferimento era anche al peso politico (recentissime le polemiche sul calendario allucinante post-lockdown, ma non solo) e alla gestione interna della comunicazione. E anche qui hai ragione, perché se da un lato puoi fare poco o nulla su quanto gli altri dicono di te, dall'altro puoi agire per migliorare te stesso e il messaggio che veicoli. E qui è corretto tirare in ballo l'apparato interno del club, evidentemente troppo morbido in più di una situazione. La percezione è che sull'Inter si possa dire un po' quello che si vuole, a briglia sciolta, senza che nessuno risponda per le rime e dia anche l'altra versione dei fatti. Da salvo24 alle polemiche arbitrali (sobrie o feroci a seconda del ruolo dei nerazzurri): fa tutto parte dello stesso calderone “di cacca”, come tu stesso hai evidenziato. E l'hai fatto giustamente.

Insomma, chiedi un club più forte, con una “visione” chiara a 360 gradi. Perché è così che si vincono i trofei ed è così che si costruisce una cultura duratura in una società. I dettagli fanno la differenza, anche quelli sommersi o che sembrano di poco conto. Tutto perfetto.

Ma allora dov'è che sbagli? La risposta sta nel tuo passato. Eh sì, caro Antonio. Di fatto, l'Inter paga il ruolo di anti-Juve per eccellenza. Cosa intendi per “protezione”? Imboccare la stampa? Censurare? Tessere una rete di contatti che ti garantisca salvagenti alla bisogna? Se è questo che cerchi, sappi che all'Inter non potrai mai trovarlo. Ma non solo all'Inter, in nessun altro club italiano che non sia la Juventus. Almeno non nelle quantità tali da avere riscontri sul campo. Perché, se ci fai caso, le beghe escono ovunque. Escono al Milan (dalle ruvidità di Maldini all'addio di Boban fino alle voci sull'esonero di Pioli e l'arrivo di Rangnick); escono alla Roma (il caos Petrachi, i conti in rosso, la mala gestio di Pallotta, i dissidi interni); escono al Napoli (l'ammutinamento, la sfiducia per Ancelotti, gli scleri di De Laurentiis). Ovunque, tranne in un posto. E tu dovresti saperlo molto bene, non puoi far finta di non vedere. Oh, Anto': gli 8 alla stagione di De Ligt li ho visti solo io? O ti devo ricordare i peana per Golovin quando era in orbita bianconera? Oppure Lukaku, un anno fa passato nel giro di pochi giorni da ciccione strapagato (quando era vicino all'Inter) a carrarmato inarrestabile (quando era vicino alla Juve)? Dai, suvvia. Il disegno è chiaro, lampante. Quello che tu chiami modello-Juve non è replicabile.

E allora le strade sono due: avere una squadra stellare oppure girare a proprio favore il fango che viene lanciato addosso un giorno sì e l'altro pure. Per la prima opzione, serve giustamente pazienza come tu stesso reclami. Serve tempo, lavoro, fatica e impegno. Per la seconda, occorre strategia, astuzia e intelligenza. Comprendo che non tutti sono Mourinho, anzi nessuno lo è. Ma i propri limiti vanno accettati e non alimentati: il fatto che da tre giorni si parli solo di Allegri al tuo posto e non del grande lavoro svolto ti fa capire tutto.

E allora, caro Antonio, non darla vinta alle solite maschere. Hai detto che ti batterai con tutte le forze affinché quello dell'Inter sia un progetto vincente. Forza, non mollare adesso.

VIDEO - INTER, MISSIONE EUROPA LEAGUE: LA SQUADRA PARTE PER LA GERMANIA

Sezione: Editoriale / Data: Mar 04 agosto 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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