"Era la sera del 9 marzo 1908. Si riunirono al ristorante l'Orologio: erano poco più di quaranta, oggi siamo milioni". Oggi, è un giorno speciale: 102 anni fa, in quel di Milano, nasceva da una costola di dissidenti del Milan l'FC Internazionale. "Si chiamerà Internazionale perchè siamo fratelli del mondo", fu la premessa che di questi tempi vale la pena ricordare. Ma vale anche la pena citare Peppino Prisco, l'indimenticabile avvocato che di quella notte sottolineava l'essere nati da una costola rossonera, "ecco dove si può arrivare pur essendo partiti dal nulla". Fu una notte speciale, quella del 9 marzo 1908: sono giovane, ma riesco ad immaginare perfettamente come può esser stata quella serata: una serata che, probabilmente, nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato avesse potuto rappresentare una parte fondamentale della vita di tantissime persone al giorno d'oggi. L'Inter. La nostra amata Inter nasceva 102 anni fa in quella notte che presumo fosse colma di stelle, perchè non può esser stato altrimenti con la Beneamata di mezzo. Una notte speciale, così come la notte, sempre del 9 marzo, di due anni fa, quando si è festeggiato il centenario: quella notte io l'ho vissuta, magari un giorno potrò raccontare ai miei nipotini le emozioni provate a sentir parlare Gianfelice Facchetti con le immagini dell'indimenticato ed indimenticabile Giacinto che scorrevano su un monitor. Brividi, lacrime. Per questo, ho deciso di iniziare il mio articolo con le parole di Gianfelice, perchè sono state davvero delle carezze al cuore. Cuore nerazzurro, ovviamente.

Penso in questo momento a quanti rideranno di me, e di quanti come me hanno versato lacrime o provato emozioni indescrivibili per una squadra di calcio. "Per undici ragazzi che rincorrono un pallone?", dicono gli ignoranti. Non sanno ciò che si perdono, signori miei: 102 anni fa nasceva non una semplice squadra di calcio, nasceva l'FC Internazionale. L'Inter è uno stile di vita, è un modo di essere, è un sentirti pulito e fiero delle tue vittorie. Ma è anche un affetto incondizionato a quei colori anche quando la squadra è in difficoltà, a prescindere da tutto e tutti. "Perchè per noi puoi vincere, o puoi pure perdere, tanto saremo sempre con te", cantano i ragazzi della Curva: è proprio così, e un rapporto tale si definisce 'amore'. E l'inno, guarda caso, si chiama 'Pazza Inter amala'. Un inno meraviglioso, ma anche intelligente: non è solo un invito ad amare, ma anche un evidenziare che chi ha la fortuna di legarsi a questa squadra deve reputarsi fortunato: "Può durare una vita, o una sola partita". Beh, nel mio caso dura da diversi anni e durerà per tutta la vita, sono e sempre sarò fiero di essere interista. Perchè, come dicevo prima, l'Inter non è un ammasso di giocatori, è un qualcosa di più.

C'è un paradigma, un emblema per ogni cuore nerazzurro: è Giacinto Facchetti. Per rendere l'idea, riprendo una frase di Luigi Garlando nel suo libro 'Ora sei una stella': "E' dallo stile e dall'eleganza del cuore che si riconoscono gli interisti. Noi siamo Giacinto Facchetti", è scritto sulla copertina. Ognuno di noi si sente un pò Facchetti, l'Inter ti rende partecipe di ogni cosa, è una grande famiglia. Quando trovi un altro nerazzurro, magari in territori 'ostili', subito lo riconosci come fosse un tuo fratello: ciò per le altre squadre non accade, ve lo assicuro. Trovare un ragazzo interista al mio fianco in una bolgia avversaria (non specifico la squadra), ed abbracciarlo alla fine del tutto, è un'emozione unica, indescrivibile. Ti fa capire come una squadra possa unire milioni di persone, un grande sentimento comune che è nato proprio 102 anni fa: e allora, ringraziamoli quei 43 dissidenti che ci hanno regalato questo dono: l'interismo è nato grazie a loro, e si diffonde di generazione in generazione grazie a tutti noi nerazzurri. Si è pianto per Facchetti, speriamo che anche i nostri figli potranno piangere lacrime a tinte nere e blu.

Perchè "tifare Inter vuol dire onore", e mai come oggi, ci sentiamo tutti un pò più interisti. Auguri Inter, son tanti 102 anni di storia: e "di Serie B non ho memoria"...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 09 marzo 2010 alle 00:00
Autore: Fabrizio Romano
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