Si va avanti in Coppa Italia, la competizione storicamente di Mancini, che Mourinho non ha alcuna intenzione di fallire. Lui che viene dalla Premier League sa bene quanto una coppa nazionale possa valere. Nel regno di sua Maestà, infatti, la FA Cup, per tradizione e prestigio, vale anche più del campionato. Altra roba rispetto all'Italia, dove il trofeo viene considerato un contentino per chi fallisce obiettivi più grandi. Per Mou non è così, la competizione va onorata con le migliori armi a disposizione, perché a disputarla ci sono anche squadre importanti, che vogliono vincerla. Come la Roma, per esempio. A San Siro si sono date batteglia due belle squadre, che in Coppa Italia hanno acceso i duelli più appassionanti degli ultimi anni. Il tabellone le ha messe contro forse troppo presto e nel modo meno democratico (gara secca a Milano) ma, checché ne dica Perrotta, non c'è alcuna trama ardita contro i giallorossi. Poco importa che si sia giocato in casa dell'Inter, poco importa che la Roma non avrà l'occasione di replicare davanti al proprio pubblico (la finale dello scorso anno si giocò all'Olimpico, ma allora il signor Perrotta non proferì verbo...), in campo è stato comunque spettacolo tra due squadre che volevano vincere. Punto.

L'ha spuntata l'Inter, semplicemente perché ha giocato meglio, al di là dell'errore del signor Pirondini sul gol del 2-1. Una vittoria sacrosanta, legittima, che riporta l'Inter in carreggiata dopo due pericolosi sbandamenti. E, soprattutto, le restituisce ancora una volta e con maggior convinzione Adriano, che lentamente sta tornando l'attaccante che i tifosi nerazzurri hanno amato tanto. Bravissimo anche Davide Santon, che dirottato sulla fascia sinistra ha giocato con una personalità da veterano, mettendo in crisi persino Cicinho. Il pugno duro di Mourinho ha dunque sortito effetti positivi, per quanto gente come Crespo, Maxwell, Cordoba e Obinna possano obiettare. Ma dove nasce la risalita interista post-Bergamo? Un retroscena può aiutare a capire. Dopo il pesante k.o. contro l'Atalanta, Mourinho ha pesantemente criticato i suoi giocatori nello spogliatoio, utilizzando parole che li hanno feriti nell'orgoglio: "Voi siete campioni? Il primo scudetto lo avete vinto in segreteria, il secondo perché non avevate avversari e il terzo solo all'ultima giornata. Siete una squadra di m....". Parole dure, che a quanto pare Moratti non ha gradito ma che, al termine di Inter-Roma, possono essere considerate "utili" a restituire l'identità di fuoriclasse ai giocatori nerazzurri. Perché a volte ai campioni è necessario ricordare di essere tali. Anche nel modo meno ortodosso...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 22 gennaio 2009 alle 09:27
Autore: Fabio Costantino
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