Ad un anno e tre giorni dall'arrivo del Niño Maravilla e un anno meno tre giorni dalla fine del mercato più importante della Beneamata degli ultimi dieci anni, Marotta e Ausilio sono pronti allo scatto del primo settembre. Se nella passata annata il time out del calciomercato squillava il 2 settembre, quest'anno - causa Covid -, al contrario, è a settembre che inizia il tango. Con tutte le difficoltà dettate da una stagione mutilata dagli eventi e i dissapori interni risolti col Patto di Villa Bellini, le direttive principali che muovono i fili del mercato che sarà sono quelle dell'esperienza preferita alla gioventù - Conte dixit - e profili low cost rispetto alle cifre onerose spese nel mercato estivo scorso - Zhang dixit -.
Rapporto qualità-prezzo quanto più equilibrato possibile, linea guida che ha portato al nome di Aleksandar Kolarov, affare in dirittura d'arrivo, che rappresenterebbe il terzo acquisto in casa Inter dopo Hakimi e Sanchez. Proprio sulle orme di quanto fatto con Sanchez, Marotta sta tessendo il filo che conduce ad Arturo Vidal, primo in assoluto nella lista delle priorità dell'allenatore ma per il quale il filo è tanto lungo da continuare ad aggrovigliarsi in matassa. Le strade che portano l'Inter al Barcellona però sono molteplici e dopo il tormentone primaverile Lautaro Martinez, le cronache di mercato di nerazzurri e blaugrana si intersecano ancora una volta ma stavolta per un altro argentino. Uno che non ha bisogno di affermazioni né conferme, uno insindacabilmente forte. Tanto forte da provocare uno tsunami mediatico e probabilmente legale. Uno il cui nome fa già sognare e a dirla tutta (di)sperare.
Sperare ma anche disperare. D'altronde si sa, la delusione è proporzionale all'aspettativa e a furia di sperare è facile cominciare a crederci. E se sognare non costa nulla, occhio a non confondere sogni con realtà. Perché ai sogni susseguono i risvegli e quasi sempre si finisce col restare delusi. E mentre il Barça erige l'invalicabile muro dei 700 milioni di euro della clausola rescissoria, Messi punta i piedi e si rifiuta di effettuare il tampone previsto per oggi e di presentarsi agli allenamenti di lunedì, dai quali verrebbe esonerato qualora non effettuasse i test anti-Covid. Insomma un'altra guerra civile catalana: da un lato Bartomeu fermo nel voler trattare il rinnovo fino al 2023, dall'altro Messi altrettanto irremovibile sulla decisione di separarsi dal club. Dall'Argentina intanto scrivono: "Dove va Messi? L'obiettivo è andarsene nel miglior modo possibile dal Barça: difficile. City, PSG e Inter sognano". E da queste parti si sogna, perché è vero che sognare non costa nulla, ma mantenere Messi qualcosina in più.
Eppure non è esattamente così. Perché Messi-Inter, potrebbe risultare meno assurdo di quanto si possa credere. "Al netto della fiscalità spagnola lo stipendio netto di Messi, è di circa 35 milioni di euro. Per muoversi da Barcellona, secondo la Gazzetta dello Sport, la Pulce vorrebbe 50 milioni di euro netti e la gestione integrale dei diritti d’immagine" - scriveva qualche giorno fa Calcio e Finanza. "Trasferendo la propria residenza in Italia, il calciatore godrebbe dei benefici fiscali previsti per i lavoratori impatriati. Lo stipendio lordo che l’Inter dovrebbe accollarsi sarebbe di 66,5 milioni di euro senza considerare eventuali ricchi bonus. L’Inter andrebbe a spendere meno a livello di stipendio (rispetto ad altri club quali i due di Manchester e il Psg)". Il tutto fattibile in caso di sì del Barça dinnanzi alla richiesta del diez di partire a costo zero, sì ad oggi lontano anni luce. "Qualora fosse necessario investire sul cartellino del calciatore - scriveva sempre C&F - l’operazione sarebbe molto più onerosa e andrebbe considerato l’ammortamento annuo della cifra spesa. Difficile comunque che si tratti dei 700 milioni di euro previsti dalla clausola rescissoria, una cifra che renderebbe l’affare insostenibile per tutti i club". Ma la Pulce, che di vittorie ne sa qualcosa, è pronto a combattere per vincere pure questa battaglia d'onore o orgoglio mai immaginata da nessuno scommettitore.
A scommettere oggi però sono in tanti e le congetture sulla destinazione del numero uno al mondo sono tante, e c'è persino chi auspica in un dietrofront e nel ritorno di fiamma con il sempre amato Barça. Una fiamma che però difficilmente può tornare ad ardere, e che al contrario alimenta le speranze dei tifosi dei club interessati: dal City all'Inter, passando per il Psg; tutti appesi all''impercettibile" filo dei 700 milioni di clausola. Eppure la storia insegna, e l'amico O'Ney (che in questa telenovela c'è entrato da attore non protagonista) è l'esempio da cui Bartomeu dovrebbe aver imparato. Leo potrebbe persino pensare di autofinanziarsi in caso di posizione irremovibile da parte dei catalani, ipotesi ad oggi vagliata da pochi. Intanto nel calderone delle ipotesi c'è chi afferma che la clausola non sarebbe valida per la stagione 2019/2020, e tra tanto dire e ridire, sperare e supporre, l'Inter pensa a come vendere perché un eventuale accollo di "soli" 66,5 milioni - seppur in collisione con il no di Zhang alle cifre esorbitanti - sarebbe un delitto non ponderarlo. E allora verrebbe da dire: a sogni di mercato, da queste parti, come stiamo Messi?
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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