Una mano battuta forte sul cuore dei giocatori, in perfetto stile Cuper. Così Mourinho ha voluto caricare la sua squadra prima che scendesse in campo sull’infuocato terreno del Massimino. Perché quella di Catania non era una partita come le altre, chiedeva qualcosa in più della qualità tecnica o dell’organizzazione tattica. Chiedeva ai giocatori di essere innanzitutto uomini. Tutto remava contro l’Inter: lo stato di forma non eccelso, la squalifica di Adriano, il caso Balotelli e l’assenza in panchina di Mourinho. A questo si è aggiunta la carica agonistica dei rossoblù, spinti da un pubblico caldissimo e infuriato con i colori nerazzurri e il tecnico portoghese, dopo le scaramucce dialettiche dell’andata. E, come se non bastasse, al calderone delle intemperie ha contribuito l’inspiegabile decisione dell’arbitro Rocchi, che ha mandato negli spogliatoi Muntari dopo solo mezz’ora di gioco, per un fallo banalissimo e non cattivo. Non più grave, per esempio, delle entrate di Stovini ai danni di Ibrahimovic.

È stata l’ora di gioco successiva a esaltare le doti umane dei giocatori nerazzurri. Corsa, sacrificio, tanto sudore e, soprattutto, carattere: questi gli ingredienti che hanno consentito all’Inter di portare a casa una vittoria preziosissima, arricchita dalla lode proveniente dagli altri campi. Da Stankovic a Cambiasso, da Burdisso a Cordoba, per non parlare della grande prova di maturità di Santon. Tutti hanno offerto un contributo straordinario, sopperendo così all’assenza di un uomo in mezzo al campo. E poi c’è lui, il genio, lo svedese dinoccolato che trasforma ogni pallone in un punto interrogativo. Impossibile prevedere che fine possa fare, ma il più delle volte ne viene fuori qualcosa di eccezionale. Ibra da solo, per tutto il secondo tempo, ha retto le sorti dell’attacco nerazzurro, trascinandosi dietro tre, quattro avversari e aprendo spazi enormi per i compagni. Il gol (da applausi), nato da un colpo visionario di Stankovic, è l’inevitabile conseguenza di una serata di grazia, per lui ma anche per la squadra, che si è aggrappata al suo talento. Un talento da campione, ma anche da uomo che alle capacità calcistiche unisce anche un carattere di ferro, da leader. Ma nell’Inter di Catania, tutti i giocatori che hanno messo piede in campo si sono comportati da leader.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 29 gennaio 2009 alle 11:18
Autore: Fabio Costantino
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