Il grosso vantaggio ottenuto all'andata non giustifica l'Inter, che scende in campo a San Siro con un atteggiamento molle, non solo sotto il profilo fisico, sicura di avere già in tasca la qualificazione al turno successivo. Tutti, Stramaccioni compreso, si aspettavano lo stesso Hajduk dell'andata. I primi dieci minuti fanno capire invece che a Milano si gioca tutta un'altra partita.

Il 4-2-3-1 dei croati punta a mordere subito le corsie. Anche le motivazioni e la grinta fanno la differenza tra le due squadre. L'undici di Krsticevic aggredisce senza aver nulla da perdere: le marcature attente, il pressing alto e la compattezza tra i reparti mettono all'inizio in leggera difficoltà l'Inter.

Nei primi minuti i nerazzurri sono statici e atteindisti. L'inesperiente Mbaye soffre Vrsajevic e regala la prima palla gol agli avversari. A centro manca il solito filtro, Cambiasso è ancora l'ombra di sé stesso, così Samuel è costretto ad uscire con un brutto tackle per fermare l'avanzata dei croati (l'intervento gli costa il giallo). Sul rigore l'ingenuità è del difensore argentino, che così come i compagni dimostra di essere lontano dal top della forma.

Senza Palacio la formazione messa in campo da Strama perde vivacità in avanti. È sempre 4-3-2-1 con Sneijder a regalare lanci e palle gol gettate al vento da Coutinho. A destra prova a spingere Jonathan, ma è il ruolo di pendolo ricoperto da Zanetti che molte volte, sia prima che dopo il gol, scardina a destra la difesa dell'Hajduk. Milito fa da boa e attrae a sé i difensori, mentre Coutinho è sempre pronto all'inserimento in area, come nell'occasione della traversa. Il brasiliano pecca però in fase di finalizzazione.

Nella ripresa cambia poco. L'Hajduk salta facilmente la mediocre linea mediana dell'Inter. Guarin, come nella gara di Spalato, apre e prova e pungere con gli inserimenti. Ma quando manca in copertura, per i croati è facile creare mandando i suoi attaccanti all'uno contro uno. Pessime le marcature di Samuel e Ranocchia, così Handanovic è già costretto a fare gli straordinari (incolpevole anche di fronte alla perla del 2-0 firmata Vukovic).

Stramaccioni inserisce prima Nagatomo al posto di Mbaye, per garantire esperienza e spinta a sinistra, poi Longo, in assenza di alternative, per dare peso all'attacco e quindi supporto ad uno spento Milito. L'ingresso del giapponese regala verve in corsia, mentre la manovra si inceppa sempre in fase conclusiva. Troppi brividi ancora e allora spazio al 3-5-2 con Silvestre che rileva Sneijder.

Tra confusione nell'utilizzo dei ruoli e giocatori in apnea, l'Inter guadagna il passaggio del turno. Mancano le idee, la grinta e gli uomini in grado di incidere a San Siro. Siamo ad inizio agosto ma c'è già da riflettere. Perché uno 0-2 inflitto dall'Hajduk non può essere solo frutto di una scarsa condizione.

Sezione: L'angolo tattico / Data: Ven 10 agosto 2012 alle 02:00
Autore: Daniele Alfieri
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