"Marco Branca, L’Inter dei record e altre considerazioni di un (non troppo) vecchio interista.
Chi scrive era fanciullo quando l’inter vinse le sue prime due coppe dei campioni e le intercontinentali. Sono tantissimi i ricordi di quegli anni, ma oggi vorrei guardare ad un altro momento della storia della nostra squadra del cuore, un momento in cui anch’io come tifoso ero senz’altro più maturo ed in grado – lo spero – di capire qualcosa del gioco del calcio.
Eravamo alla fine dei cosiddetti “anni 80” quando l’Inter vinse un campionato (1988-1989) che le valse la nomina di “Inter dei record”.
Era l’Inter di Trapattoni, con giocatori che ricordo bene: in porta il mitico Zenga, in difesa Bergomi, Brehme, Ferri, Mandorlini, Verdelli; a centrocampo Berti, Matheus, Bianchi, Matteoli; in attacco Serena, Diaz, ecc. per citare quelli che furono più spesso i titolari.
Era una squadra che realizzava un gioco efficace, con la solita difesa arcigna, difficilmente superabile, ed un attacco prolifico.
Il ricordo di quell’Inter è spesso legato alle figure dei campioni Matheus, Brehme, dello zio Bergomi e di Ferri, di Berti,di Serena, cannoniere dal colpo di testa micidiale. Ma quelli che spesso vengono dimenticati si rilevarono anch’essi tutti giocatori importanti: da Mandorlini a Verdelli, da Bianchi a Matteoli e infine a Diaz.
Vorrei qui ricordare proprio Ramon Diaz, passato all’Inter dalla Fiorentina, centravanti di grande classe, ma non il cannoniere da 25 reti a campionato che forse tutti desideravano. Diaz si muoveva molto sul fronte d’attacco ed era spesso lui, nei suoi spostamenti sulla fascia, a fornire a Serena preziosi assist per i suoi formidabili colpi di testa. In pratica coi suoi movimenti riusciva a completare il lavoro di Brehme, Bergomi e Bianchi sulle fasce, a facilitare gli inserimenti da dietro di Matheus e Berti e via dicendo. La squadra, come al solito, era spesso criticata perché il suo gioco non era considerato spettacolare ma, in verità, come ho detto sopra, era molto efficace ed in alcuni casi davvero micidiale.
L’anno successivo a questa magnifica vittoria l’Inter diede l’addio a Diaz (c’era il limite di 3 stranieri) per prendere Klinsmann, grande giocatore (cataKlinsmann lo chiamavamo), grande potenza fisica, ma forse non altrettanto prezioso per gli equilibri della squadra, come lo era stato Diaz.
Ho il ricordo di una viva perplessità relativamente al mercato di quell’anno, che non nasceva tanto da dubbi relativi a Klinsmann, che come giocatore non era in discussione, ma semplicemente dall’aver visto l’efficacia di un gioco e di schemi in cui Diaz era risultato uno degli attori principali e fondamentale.
I risultati a partire dall’anno dopo confermarono le paure legate alla perplessità di questa scelta, perché non furono più gli stessi e l’Inter non rivinse i campionati successivi, anche se era senza dubbio una delle squadre più forti, ma non più come quella che nell’88/89 che aveva praticamente “ammazzato” il torneo.
Lungi da me pretendere che questa lettura, questo mio ricordo ed il giudizio personale conseguente, debba essere condiviso dagli altri tifosi interisti, tuttavia credo che una simile esperienza insegni senz’altro qualcosa ed in particolare ci dica che quando una squadra riesce a trovare quella sorta di situazione, quasi un incantesimo, che la porta a vincere ed in modo perentorio, importante, allora qualsiasi cambiamento va considerato e ponderato con la massima cura e attenzione. Basta una pedina in meno e certi meccanismi non si verificano più. Si può cambiare gioco, in funzione di un nuovo giocatore ma a quale prezzo? Certo se fosse possibile saperlo prima sarebbe facile, ma nessuno possiede sfere di cristallo. Così ripensando alla storia di quegli anni mi sono personalmente convinto che la perdita di Diaz fece saltare degli equilibri importanti, che nemmeno la potenza e la forza di Klinsmann riuscirono a rimediare.
Ricordando quegli anni e quello scudetto, frutto di una cavalcata leggendaria e pensando all’Inter di oggi e vedendo quanto ogni giorno si parli di mercato, con nomi nuovi, sicuramente importanti, credo che sia giusto pensare a quanto sia facile farsi coinvolgere dal desiderio di avere un qualche nuovo grande campione in rosa e compiere delle scelte che poi possono rivelarsi se non sbagliate, quantomeno problematiche in rapporto agli equilibri del gioco e della sua efficacia.
Certamente la squadra deve essere rinnovata, ma ogni giorno che passa vediamo quanto sia difficile. Già nel mercato dello scorso anno, abbiamo visto che gli interlocutori della squadra che aveva vinto tutto, di fronte al manifesto interesse per certi giocatori, hanno alzato i loro prezzi in modo incredibile, mentre al contrario, quando sei tu a vendere, sembra istituirsi una sorta di asta al ribasso nei confronti dei tuoi pezzi pregiati. E’ la legge iniqua del mercato, ma è rincuorante vedere come l’Inter si sia mossa bene con il suo staff tecnico. A che pro, per esempio, acquistare un giocatore come Mascherano a costi elevatissimi, quando poi il suo ruolo poteva essere ricoperto da Thiago Motta, Cambiasso e altri ancora dell’ampia rosa della nostra squadra?
La considerazione finale è dunque una sola: che se l’aspettativa per il grande campione (Sanchez, Ganso, ecc.) è senz’altro enorme, di contro si devono valutare le sue possibilità di inserimento non solo in un nuovo ambiente, ma anche le possibilità reali di un miglioramento del gioco della squadra con un tale nuovo interprete.
Tutto questo rientra nei compiti dello staff tecnico nerazzurro, che abbiamo visto operare – è la mia opinione – con attenzione e oculatezza. Il mercato che verrà sarà nuovamente appannaggio di Marco Branca e Company e mi auguro che l’Inter riesca a rinforzarsi concretamente.
Mi ha fatto dunque piacere leggere l’intervista rilasciata ieri da Marco Branca, che in qualche modo ha fatto capire a tutti come sia difficile muoversi in un ambito come quello del mercato attuale, dove le valutazioni da fare sono fin troppe e se da un lato puoi avere delle sicurezze sul valore intrinseco dei tuoi acquisti, dall’altro ci sono sempre margini per dubbi ed incertezze relativamente al loro inserimento in un “giocattolo” che ha funzionato benissimo e che non è così scontato che possa migliorare.
Quando Marco ha detto: "Provo ovviamente una grande soddisfazione professionale e sentimentale pensando a tutto quello che abbiamo vinto negli ultimi anni, ma questo accresce ancora di più il mio senso di responsabilità per continuare su questi livelli", ebbene ha confermato un po’ questa visione di un vecchio (ma non troppo!) interista, che nella sua piccola storia di tifoso, ha potuto vedere a tutti i livelli, giocatori che cambiando allenatore e/o società sono rinati e hanno raggiunto traguardi importanti nelle loro squadre, divenendo protagonisti e pedine fondamentali.
Grande Marco infine nell’accenno finale alla fortuna: saperci fare è importante, ma forse è necessario un po’ di fattore “C”, perché spesso sulla carta certe operazioni possono sembrare anche svantaggiose come quando è stato venduto Ibrahimovic, un campione, andando ad inserire due attaccanti come Eto’o e Milito (sicuramente non valutati in quel momento come Ibrahimovic) con alle loro spalle un centrocampista d’attacco quale Sneijder (ricordiamo come era considerato a Madrid), giocatori che hanno reso imprevedibile e migliore tutto il gioco dell’Inter. Molti in quel momento preciso avevano forti dubbi sul fatto che l’Inter si fosse realmente rinforzata. Quello che è venuto dopo ha rappresentato il massimo per il popolo nerazzurro.
Grazie dunque a Marco Branca e allo staff dirigenziale dell’Inter (Moratti in primis), grazie per questa responsabilità e consapevolezza ampiamente dimostrate non solo in seno alla Società, ma anche nei confronti dei tifosi e di tutti coloro che sostengono l’Inter. In bocca al lupo dunque per il prossimo mercato e non lasciamoci abbagliare troppo dalle sirene dei campioni, dei futuri Messi ecc., che ancora hanno tutto da dimostrare. Il mercato di Gennaio secondo me è stato ottimo, direi “chirurgico” in rapporto alle esigenze dell’Inter e personalmente non credo che siano tanti gli acquisti da fare".
Mauro
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