Sei arrivato troppo tardi, Kalle. Il meglio lo avevi già dato al Bayern Monaco vincendo scudetti, coppe dei campioni e intercontinentali, classifiche cannonieri e palloni d’oro. E alla nazionale dell’ormai ex Germania Ovest, trionfando agli Europei del 1980 e perdendo due finali mondiali. Come dimenticare lo “zio” Bergomi coi baffoni che ti marca l’11 luglio ’82 a Madrid?!
In Italia gli appassionati di calcio hanno visto solo una copia sbiadita del fuoriclasse che eri, eppure quando si parla di te gli occhi dei tifosi nerazzurri, dai trentacinque, quarant’anni in su, si accendono. Ancora oggi.
“Il giorno che mi presentai per la prima volta a San Siro capii che avevo fatto bene ad accettare di venire in Italia. D’incanto quello stadio, quella folla mi affascinarono, presero tutto me stesso, il cuore mi si gonfiò di gioia”.
L’Inter è appena passata da Fraizzoli a Pellegrini e il 17° presidente della storia sale sul proscenio calcistico con un vero colpo a sorpresa. Il 12 marzo 1984 il tedesco annuncia: “Ho scelto l’Inter”. Al Bayern vanno 8 miliardi di lire, uno netto d’ingaggio al giocatore. Il 29 marzo, molti mesi prima dell’inizio del campionato, il panzer è presentato ufficialmente alla stampa.
L’esordio, il 22 agosto in Coppa Italia contro la Spal, è bagnato da un gol.
Il 24 ottobre ’84, 65 mila spettatori assistono a Inter – Glasgow Rangers, andata sedicesimi di Coppa Uefa e a uno dei più bei gol mai realizzati, scippato agli annali calcistici da Volker Roth, arbitro (ironia della sorte) tedesco. Scrive Franco Mentana sulla Gazzetta: “…clamoroso al 61’: centro di Altobelli dalla sinistra, giravolta aerea di Rummenigge e palla nell’angolino. Interviene Roth ed annulla per gioco pericoloso. E succede il finimondo. Perché una rete così, a San Siro, in acrobazia, non s’è vista a memoria d’uomo”.
Ricorderà Kalle: “Negli spogliatoi l’arbitro mi chiese la maglia. Gliela negai. Ero furente. Avevo appena rivisto in tv la rete che mi aveva annullato. Incredibile!
Era il gol più bello della mia carriera, lui aveva fischiato un inesistente gioco pericoloso…Non era una rovesciata classica, ma un’acrobazia più laterale per prendere la palla altissima. Impatto perfetto, botta imprendibile. Rivedo la gente in piedi che applaude a lungo”.
Il Real Madrid (e una biglia sulla testa di Bergomi) fermeranno il cammino dei nerazzurri in semifinale.
In campionato Rummenigge non segna fino all’11 novembre ’84. “Si giocava Inter-Juventus. Mi fecero premiare i rappresentanti di un club in mezzo al campo. Si levò boato, ecco quello fu uno dei momenti più belli della mia vita”. Contro gli eterni rivali segna una doppietta. Scrive la Gazzetta: “Il cannoniere Rummenigge rompe il ghiaccio e la Juve. Grandioso e potremmo sintetizzare il giudizio con aggettivo. Voto 8.5” .“Era ora! Non potevo restare senza gol. Finalmente mi sono svegliato, sono felicissimo. I tifosi dell’Inter sono magnifici e meritano grandi soddisfazioni”. Il bilancio della stagione d’esordio è discreto: 26 presenze con 8 gol.
La prima annata sportiva sotto la guida di Pellegrini, partita dalle cessioni di Bagni, Beccalossi, Müller, Coeck, Serena e dagli acquisti di talento ma già avanti con l’età di Brady e Causio, con Castagner in panchina al posto di Radice, si chiuderà con il terzo posto in classifica. Lo scudetto lo vince il sorprendente Verona di Osvaldo Bagnoli. L’anno successivo arrivano Fanna e Marangon dal Verona, Tardelli dalla Juventus. Anno tribolato con l’esonero di Castagner e la gestione di Corso, promosso dalla Primavera. Kalle segna di più: 13 gol in campionato, ancora un gol in acrobazia nel 3-3 contro il Torino dell’8 dicembre ’85, 3 in Coppa Uefa, dove il cammino è bloccato ancora dal Real Madrid in semifinale. Nell’estate 1986 il neo tecnico Trapattoni punta sul recupero del tedesco che però colleziona solo 14 presenze e 3 gol in campionato. La carriera italiana si chiude il primo febbraio 1987 a Brescia, si strappa il tendine d’Achille dopo 7 minuti e lascia il campo a Garlini. Non indosserà più la maglia nerazzurra. L’Inter lotta fino all’ultimo ma il titolo va al Napoli di Maradona. Rummenigge saluta e va al Servette, prima del ritiro vince la classifica cannonieri e il campionato svizzero.
“I miei rimpianti? Aver perso due finali mondiali, una meritatamente contro l’Italia e una contro l’Argentina, che potevamo battere. E mi dispiace di non aver vinto lo scudetto con l’Inter. Ma so che i tifosi interisti mi vogliono ancora bene, come io voglio bene a loro. L’urlo di San Siro mi è rimasto nel cuore”.
Il più italiano dei tedeschi, che ha contributo ad aprire la strada all’Inter dei record di Brehme e Matthäus, è rimasto in volo da quella sera di coppa.
Un carrarmato diventato leggero, oltre i muscoli, gli infortuni, le vittorie, le sconfitte.
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