Qualità, quantità, ritmo. Prendete questi tre ingredienti, mescolate bene e avrete un mix letale, lungo cinque parole. José Paulo Bezerra Maciel Júnior. Per tutti, Paulinho. Lui, l’ultimo obiettivo per cui l’Inter sta lavorando in Brasile. Ventiquattro anni tra meno di venti giorni, gioca già da veterano. Nelle giovanili del Portuguesa prima e del Pão de Açúcar poi, cresce un centrocampista raramente reperibile. Specialmente in Sudamerica. Paulinho è un centrocampista offensivo, abile incursore, con qualità molteplici. Ha visione di gioco, corsa, inserimento formidabile, forte fisicamente e anche un tiro notevole. Atipico, per essere un brasiliano. Eppure, la qualità nei piedi non manca, il ritmo è il suo punto forte: vede il gioco con velocità, sa entrare nel vivo dell’azione, fa dell’incursione la sua arma migliore senza disdegnare l’assist di chi monitora il campo da veterano. Nel 2006, subito il primo impatto con l’Europa per Paulinho: un anno al Vilnius, in Lituania, cinque gol in poco meno di quaranta presenze. La stagione seguente in Polonia, al Łódź, dove non incanta.

La saudade è forte, Pão de Açúcar lo riprende, il Bragantino lo fa maturare e nel 2010 il Corinthians lo chiama. La grande occasione, che Paulinho non si fa sfuggire. Da allora, un posto da titolare nello scacchiere del Timao e nella testa dell’allenatore Tite. Un perno irrinunciabile, che nel Corinthians è veramente esploso. Oltre 120 presenze tra le varie competizioni, oltre 20 gol. Un rendimento stellare. Paulinho si afferma un centrocampista totale, la torcida del Corinthians lo elegge a idolo assoluto. Tambureggia il suo nome sugli spalti del Pacaembu. Un processo di maturazione rapido nel corso di questi due anni, Paulinho è diventato un leader assoluto, tanto da meritarsi – a settembre scorso – la chiamata della Seleçao. Ma l’esplosione definitiva è recente, proprio quella che ha fatto innamorare l’Inter: in Copa Libertadores.

Un gol pesantissimo al Vasco sotto gli occhi dell’Inter, la doppietta al Deportivo Táchira, l’assist a Emerson nella sfida contro il Santos di Neymar. E poi, la doppia finale (vinta) contro il Boca giocata a livelli mostruosi. La prima Libertadores vinta dal Corinthians nella sua storia, il cerchio che si chiude per Paulinho. “Nel calcio bisogna sempre dare tutto, non mollare mai”, è il suo credo. Un centrocampista che sa fare tutto, anche segnare. E che nelle partite importanti si esalta. “Un predestinato”, giura Tite. Uno che in due anni ha portato Paulinho al passaggio da meteora a potenziale campione. L’Inter ci crede, osserva, studia le mosse. Paulinho aspetta. L’Europa nel destino…

Sezione: News / Data: Dom 08 luglio 2012 alle 15:15 / Fonte: Gianlucadimarzio.com
Autore: Fabrizio Romano
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