Dopo aver annunciato l'addio all'Inter e al mondo del calcio, Regina Baresi spiega la sue ragioni e le intenzioni per il futuro in una lunga intervista su Inter TV.
Come mai proprio oggi questa decisione?
"Un po’ di anni li ho giocati, a settembre faccio 30 anni e posso dire di essere soddisfatta della mia carriera. Per me questi due anni, per quanto belli e intensi, non sono stati facilissimi e allora sono arrivata alla decisione di pensare ad altri progetti, a costruire un futuro diverso che non è detto non sia nel mondo calcio. Ma che sia diverso dal calcio giocato".
Ti spaventa un po' questo cambio di vita?
"Sicuramente sarà una vita completamente diversa. Non mi mancherà il fatto di allenarmi perché continuerò a farlo comunque, a prescindere dal fatto che giochi o meno. Ma mi mancherà la condivisione dello spogliatoio, dei momenti, della quotidianità con le mie compagne. Ho giocato 17 anni in una squadra e quando si condivide qualcosa di così importante tutti i giorni, quando smetti difarlo è una cosa che manca".
Hai mai pensato di cambiare maglia?
"Non ho mai pensato di cambiare maglia nemmeno per un secondo. Nessuno mi ha obbligato a stare all’Inter, è sempre stata una mia scelta. Sono felice di aver fatto così, sono felice di non aver mai cambiato e spero di aver lasciato qualcosa di positivo a questa squadra come questa squadra l’ha lasciata a me".
C'è un ricordo a cui sei particolarmente legata?
"L’anno in cui abbiamo vinto il campionato e siamo saliti in Serie A e abbiamo avuto la possibilità di festeggiare a San Siro credo sia stata l’esperienza più bella e senza subbio indimenticabile. E forse la più importante di questi 17 anni. Abbiamo fatto qualcosa di unico, un’annata in cui non abbiamo mai perso una partita. Eravamo una squadra fortissima con un allenatore che ci faceva sentire la squadra più forte del mondo. E’ stato un anno stupendo che rivivrei altre 100mila volte".
Il tuo ruolo di capitano è stato fondamentale per il gruppo.
"Noi siamo state fortunate perché siamo tutte ragazze che non hanno mai creato problemi nel gruppo, anche con qualche difficoltà siamo rimaste unite. Questa è una fortuna perché è una caratteristica che o ce l’hai o non ce l’hai. Poi il fatto di essere sempre disposte a parlarne è una cosa molto importante perché nel momento in cui c’è un problema se ne parli e lo affronti subito puoi risolverlo senza trascinarlo per mesi e creare problemi più grossi".
Che progressi ha fatto il calcio femminile in questi anni?
"Il calcio femminile ha avuto un cambiamento enorme perché quando ho iniziato a giocare si faticava anche a trovare una squadra femminile. Non c’erano l’organizzazione e la professionalità di adesso. Quando io ho iniziato a giocare ognuna andava agli allenamenti con la maglia del giocatore preferito: era davvero una realtà completamente diversa. Non c’erano figure professionali e competenti come adesso, era un altro livello in generale della squadra e di tutto ciò che ci gira attorno. La visibilità, con l’ingresso dei club professionistici e la bella figura dell'Italia ai Mondiali, è cresciuta tantissimo e credo sia fondamentale per far avvicinare più persone al calcio femminile".
Quanto amore hai dato al calcio e quanto te ne ha dato lui?
"Credo sia stato un rapporto sempre molto intenso e sincero. Tutto quello che io ho dato mi è sempre tornato indietro, è una passione che non finirà mai e anche se smetto resterà sempre la mia vita indipendentemente da quello che farò. Io ho dato tanto, perché nonostante possano esserci dei momenti che fai fatica la passione è sempre più forte. Ho amato e amo il calcio e l’Inter. L'amore è tanto".
Il tuo futuro sarà ancora nel calcio o hai altri piani?
"Per adesso sicuramente ho dei progetti importanti ma diversi. Il calcio è sempre stata la mia vita, ho lavorato anche fuori dal campo, come può essere commentatrice sportiva. E’ un percorso che mi piacerebbe fare se ci fosse la possibilità, sarebbe un modo per rimanere nel mondo della mia passione".
C'è un messaggio che vuoi lasciare?
"Chi inizia adesso, soprattutto le bambine, sono fortunate e devono saperlo. Non devono dare niente per scontato. Devono dare valore a quello che hanno, chi c’è stato prima di loro ha faticato e lottato tanto per far sì che abbiano quello che hanno. Di non farsi fermare dai pregiudizi e di seguire sempre la passione perché è la cosa che ci fa raggiungere i nostri obiettivi".
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Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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