Dopo le parole rilasciate a ESPN 107.9, Walter Samuel. torna a parlare e lo fa attraverso le colonne della rivista Calcio 2000. Una lunga chiacchierata in cui il difensore argentino ha affrontato numerosi argomenti, a partire da una notizia che non tutti sanno: "Fino ai 12 anni giocavo all'attacco. Poi, visto che segnavo poco, sono finito in difesa, dove mi trovavo decisamente meglio. Grazie a Ubaldo Grosseto ho cambiato ruolo e, di fatto, è stata la mia fortuna". Per Samuel, come per altri giocatori, il calcio è diventato un mestiere quasi inaspettatamente: "Non avrei mai immaginato di giocare in città e in club importanti come Inter, Roma o Real Madrid. Ci sono stati tanti episodi che, alla fine, mi hanno portato a diventare un calciatore, ma molto è dipeso dal destino". L'argentino ha un soprannome inconfondibile, The Wall, il Muro, ma non sembra farci troppo caso: "In verità (ride, ndr) non sono cose a cui faccio molto caso. Mi sembra esagerato. Mi fa passare come un cattivo, un dannato in campo ma, in fin dei convi, mi pare di essere abbastanza corretto. Sono stato espulso poche volte, insomma non mi sembra di essere tanto cattivo".
L'Inter è stata una fetta importantissima della sua carriera, a volerlo in nerazzurro fu un allenatore specifico: "So che Mancini mi voleva a tutti i costi, anche se non ho mai parlato direttamente con lui. In quel momento, ero in difficoltà, c'era un Mondiale da giocare e penso di aver fatto la scelta giusta. L'Inter è diventata la mia famiglia. Ho trascorso tanti anni belli qui, alcuni meno belli ma, in generale, è stato un periodo bellissimo. Ringrazierò sempre l'Inter per avermi dato questa opportunità. Sia dentro che fuori dal campo, mi sento a casa". Inevitabile comunque che il pensiero vada agli sgoccioli di questa esperienza per lui come per altri connazionali: "Ci penso, ma so anche che, quando finirà, comunque ci sentiremo sempre, anche se non tutti i giorni come adesso. Fa parte del calcio, prima o poi tutto finisce". Non si può non indicare però il momento clou della carriera di Samuel all'Inter, la vittoria della Champions League: "Non ci potevo credere, sono quelle vittorie che non puoi mai mettere in conto. Io ho avuto questa fortuna. Ecco, posso dirti quello che è accaduto la mattina seguente. Io dovevo andare in ritiro con la nazionale argentina e gli altri dormivano tranquilli e distrutti. Lì ho riprensato a tutto quello che era accaduto poche ore prima. Prima della finale? Sapevamo che si trattava di un'oportunità unica, ma non siamo diventati matti nell'attesa".
Domande professionali, il compagno più talentuoso: "Ronaldo, a Madrid anche in leggero sovrappeso faceva cose pazzesche". Il più difficile da marcare? Diciamo che uno con le caratteristiche di Trezeguet non era facile da fermare. Bastava un errore ed eri fregato...". Difensore ma anche goleador, il gol al Siena è forse stato il più importante: "Sì, per me sì e anche quello più fortunoso (ride, ndr). Volevo tornare in difesa, ma sono rimasto lì ed è andata bene...". Attualità nerazzurra, oggi c'è Thohir: "Mi piace, il fatto di aver preso l'Inter è una bella responsabilità per lui. Sta facendo tanto per migliorare l'Inter, si vede che ci tiene a fare bene. Pian piano potrà allestire una grande Inter. Vero che i tifosi hanno fretta, i risultati sono sempre quelli che fanno la differenza, anche in Argentina è così. Tu puoi fare mille progetti, ma se perdi due o tre gare di fila va tutto a gambe all'aria. Però Thohir, ripeto, si sta muovendo bene".
Sul futuro, Samuel ha le idee ancora chiare: "Almeno un altro anno penso proprio di continuare a giocare, anche se dipenderà da come starò fisicamente. Poi penso che partirò dai giovani, non so se in Argentina o in Italia, ma mi piacerebbe prima lavorare con i giovani, anche per capire se sono all'altezza di allenare". Probabilmente Samuel lascerà un calcio italiano in crisi, ma il difensore non è d'accordo: "Si esagera con questa storia del calcio italiano in crisi. A me dispiace solo vedere gli stadi vuoti, come accaduto a Roma. Conosco le regole e non entro in merito, ma da calciatore è triste giocare senza pubblico, anche se scendi in campo da avversario".
L'intervista integrale sul numero di aprile di Calcio 2000 in edicola.
Autore: Redazione FcInterNews.it
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