Ieri, è arrivata la notizia della chiamata da parte del ct della Nazionale brasiliana Carlos Dunga per le partite contro Argentina e Giappone, in sostituzione dell’infortunato Marquinhos. Gioia incredibile per Juan Jesus, che torna a vestire la maglia della Seleçao difesa ai tempi dell’Olimpiade di Londra chiusa con un argento dal retrogusto amaro dopo la sconfitta in finale col Messico. Intervistato in patria anche dal quotidiano Estadao, Juan rivela come ha saputo della convocazione: “Eravamo appena rientrati dalla trasferta di Europa League, non sapevo nulla. A un certo punto un dirigente dell’Inter mi ha chiamato e mi ha detto che ero stato convocato da Dunga; io gli ho risposto che le convocazioni erano fatte da un pezzo, ma lui mi ha spiegato che Marquinhos si era fatto male e allora ho risposto: ‘Ah, bene…’” dice ridendo, spiegando: “Ovviamente non è un bene, perché conosco Marquinhos da quando ha giocato alla Roma, abbiamo parlato spesso; mi spiace che si sia infortunato anche se sono contento di tornare verdeoro”.

Juan potrà condividere l’esperienza col compagno di squadra Dodò: “Quando gli ho detto che avremmo giocato insieme nel Brasile mi ha chiesto se fosse vero, poi abbiamo riso e festeggiato. Però adesso c’è una partita più importante a cui pensare, quella con la Fiorentina: non penso troppo alla Seleçao perché ci aspetta uno scontro diretto, una partita molto importante. Sono felice, però ora devo pensare alla Fiorentina e poi alla Nazionale”.  Juan è sempre stato titolare all’Inter, è stata questa la discriminante nella scelta di Dunga? “Chi mi conosce e mi segue da quando sono in Italia sa che ho sempre giocato a buon livello. Sono vicino alle 100 presenze con la maglia dell’Inter, è gratificante per me tornare in Nazionale grazie a quanto sto facendo in nerazzurro. Lavoro ogni giorno per essere in forma, faccio tutto quello che mi chiede il mister per fare un ottimo lavoro tattico e fisico e ogni giorno che passa mi sento sempre meglio. La convocazione è merito del lavoro che sto facendo qui”.

Tornando al Brasile, Juan spiega le sue intenzioni: “Cercherò di cogliere questa opportunità come se fosse l’ultima. Perché sono stato in Nazionale con Mano Menezes alle Olimpiadi, poi quando è arrivato Felipe Scolari non sono stato convocato più. Ma ogni volta che mi ritrovavo nel gruppo verdeoro ho sempre mostrato il mio lavoro, anche se avevo ancora 20 anni. Ora sono passati tre anni, e sono diventato un vero giocatore; i tanti anni in Europa mi hanno insegnato tantissime cose. Qui all’Inter sono cresciuto tantissimo come giocatore, cercherò di essere convocato anche quando Marquinhos tornerà disponibile. Lavorerò come se fosse la mia ultima possibilità per convincere Dunga”.

Ma Juan è evoluto come difensore anche nel senso che è diverso da quello che all’Internacional entrava sempre un po’ duro sugli avversari? “Io non sono mai stato uno che faceva male, il lavoro di difensore, piaccia o meno, è darci dentro per evitare che l’attaccante arrivi in area. Mi sono sposato quest’anno, forse questo mi ha aiutato ad essere più calmo. Forse a Porto Alegre ero un po’ preda della pressione, ma per fortuna mi sono trasferito e oggi sono anche vice-capitano dell’Inter a 23 anni. Ho questa leadership nel gruppo, parlo con tutti, anche con i dirigenti e il presidente. Questi tre anni mi sono serviti tantissimo, sicuramente sono cresciuto tanto qui in Europa”. E in questa crescita, grande merito hanno avuto gli allenatori: “Quando sono arrivato qui c’era Claudio Ranieri, che oggi allena la Grecia. Poi ho avuto Andrea Stramaccioni e ora Walter Mazzarri. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa, Stramaccioni è stato il tecnico che mi ha lanciato mentre Mazzarri mi sta dando continuità. Prova sempre a cambiare uomini però mi ha sempre tenuto in campo, e ho sempre giocato bene. Ringrazio tutti, da Ranieri che mi ha trovato a Strama che mi ha lanciato a Mazzarri che mi sta impiegando con costanza”.

Ma chi è l’allenatore più importante per Juan, tra questi? “Tutti mi hanno aiutato, ma Mazzarri insegna a difendersi molto bene, mostra sempre i movimenti da fare e le posizioni da tenere. Mi dice sempre che sono veloce e potente, se miglioro in qualche altro dettaglio diventerò perfetto. Conta molto su di me, mi dà tanta fiducia”. In campo, invece, è arrivato Nemanja Vidic: “E’ uno che trasmette sicurezza a tutti, oltre alla sua esperienza. Ho già giocato con Walter Samuel, uno che ha vinto tutto. E’ gratificante avere compagni che sono stati campioni di livello mondiale. Cerco sempre di applicare i loro insegnamenti”.

Infine, Juan spiega le ambizioni stagionali dell’Inter, dopo gli anni passati abbastanza difficili: “Piaccia o no, arriva sempre in una squadra il momento di cambiare. Nel 2010 con Mourinho l’Inter ha vinto tutto, nel 2011 è stata vicina al titolo, nel 2012 siamo andati male e così nel 2013, ma quest’anno le cose sembrano girare bene. Abbiamo fatto poco mercato, ma sono arrivati elementi come Dodò, Yann M’Vila, Gary Medel, Pablo Osvaldo, tutta gente che mancava. Possiamo aspirare a molte cose, perché questa squadra è tornata forte. Anche nonostante la sconfitta col Cagliari penso che possiamo restare ai vertici in Serie A e lottare per Coppa Italia ed Europa League. Noi come Roma e Juve? La Juve ha lo stesso gruppo da tre anni, e ha uno come Andrea Pirlo che sa trovare i compagni a occhi chiusi. Oggi sono entrambe a un livello più alto, ma quando si va in campo siamo 11 contro 11 e quando giocheremo contro di loro faremo di tutto per vincere”.

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 04 ottobre 2014 alle 22:03
Autore: Redazione FcInterNews.it
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