Concede ai colleghi di GloboEsporte.com una lunga intervista Jonathan in cui svaria dalla possibilità di poter vestire la maglia della nazionale italiana ai suoi primi momenti all'Inter, non proprio bellissimi, sino ad arrivare a quelli con Mazzarri che lo hanno reso un idolo della tifoseria: "Credo di aver segnato più gol di quell attribuitimi, ma alcuni sono stati deviati dagli avversari prima che il pallone entrasse e quindi non contano come mie reti. Comunque sono molto felice di aiutare la squadra: il mio principale obiettivo è dare più palloni possibili ai nostri attaccanti affinché siano loro a fare gol. Per quello che riguarda la nazionale non so se posso dire che sia ingiusto che non sia convocato, talvolta non esistono parole esatte, ma per il momento che sto vivendo all'Inter, credo di meritarmi una chance di allenarmi con il gruppo. Certamente non mi sento frustrato, non incolpo Scolari perché la concorrenza nella seleçao è grande. Rispetto Scolari e le sue decisioni. Maicon e Dani Alves sono fantastici, con una grande storia nella nazionale brasiliana; Rafinha sta giocando bene e il Bayern è in un momento migliore di quello dell'Inter e questo conta molto. Come è nata l'idea della nazionale italiana? Un giornalista mi domandò dopo il derby se avrei mai accettato di giocare per gli azzurri e gli risposi di sì. Credo di non poter rappresentare la nazionale brasiliana prima del Mondiale e con quella italiana sarebbe altrettanto difficile. Senza dubbio, la mia volontà è quella di giocare per il Brasile, decisamente. Giocare per l'Italia sarebbe strano, ma è una questione di opprotunità. E' il mio lavoro, tutti sognamo di giocare il Mondiale con una grande nazionale. Dato che non posso giocare con il Brasile, sarebbe un onore vestire la maglia azzurra, non avrei nessun problema e non credo ve ne siano di problemi. Se poi non dovessi essere convocato da nessuna delle due nazionale prenderei la decisioni in base al momento, dall'allenatore e da altre cose. Aspetterò il Brasile, ma nel frattempo preparerò tutti i documenti che mancano per poter giocare con la Nazionale italiana. Se si presenterà la possibilità, giocherò con l'Italia. Ripeto, è una questione di opportunità. Ho 28 anni e se l'Italia mi chiamasse nei prossimi due anni per giocare l'Europeo in Francia io accetterei. Le persone devono capire. Al momento nessuna federazione mi ha contattato, posso solo dire che la FIGC ha chiamato l'Inter. Una ragazza che lavora nella sede dell'Inter mi ha detto che le hanno chiesto dei miei documenti, ma che il passaporto non basta. Il mio avvocato sta vedendo quello che manca per regolarizzare la mia situazione con la FIGC, ma è difficile avere questa chance prima del Mondiale perché non sono mai stato convocato e non mi sono mai allenato col gruppo".
Esaurito l'argomento nazionale si parla più di quello che Jonathan ha vissuto nell'Inter, partendo dagli esordi: "Quando sono arrivato in Italia, l'allenatore era Gasperini, ma lui rimase due mesi e poi arrivò Ranieri. Lui non mi diede alcuna chance, mi disse che mi serviva del tempo per imparare il calcio italiano, ma che lui non aveva questo tempo da darmi. Finii allenandomi a parte prima di essere prestato al Parma. Passai dei momenti difficili, ma l'Inter non voleva che io tornassi in Brasile. Era una situazione nuova per me, mi allenavo in disparte perché ero il 4°/5° nel ruolo: avevo davanti Maicon, Zanetti, Faraoni e Nagatomo, che poteva giocare anche a destra. Io giocavo con la Primavera e mi sentivo limitato perché avevo giocato e vinto la Libertadores con il Cruzeiro dove ero il migliore nel mio ruolo; andai all'Inter già con una carriera importante per poi essere prestato al Parma? In primis non compresi la situazione, ma essere andato al Parma alla fine credo mi abbia aiutato moltissimio. Loro mi trattavano molto bene, facendomi giocare con continuità e dimostrai il mio valore. Al mio ritorno all'Inter Maicon era andato via, ma lui mi aveva aiutato moltissimo. Quando passavo dei brutti momenti lui mi prendeva da parte e mi diceva: 'Ehi Jonathan gioca senza pensare, il mister vuole che tu faccia questo, correggi quello, stai andando bene così'. Mi diede molti consigli e instaurammo un buon raporto di amicizia. Il paragone con lui? Era pesantissimo. Tutti dicevano che io sarei dovuto essere il nuovo Maicon, ma io non lo dissi mai! A volte ci sono delle similitudini nei nostri modi di giocare, ma io credo di essere molto diverso da lui. La stampa fece passare questa idea e i tifosi crearono questa aspettativa in se' e si aspettavano che io entrassi in campo e facessi le stesse cose che faceva Maicon all'Inter. Prima di andare all'Inter, Maicon passò per il Monaco e non fu titolare all'inizio. Adesso non c'è questa competizione nel mio ruolo. Nella rosa c'è Wallace che però sta vivendo esattamente la mia situazione. Io lo aiuto, ma lui non ha avuto nessuna possibilità perché sto giocando io. Il calcio è così: ognuno può dire la propria, ma alla fine decide l'allenatore e chi sta meglio gioca. Wallace è appena arrivato in Europa, ha molta qualità, ma deve fare esperienza. Siamo molto amici fuori dal campo, perché fra connazionali ci si aiuta molto. Rapporto con Stramacccioni? Era un allenatore strano perché io non potevo sbagliare. Se avessi sbagliato, mi avrebbe sostituito subito dopo, sebbene necessitassi di continuità. E' un allenatore molto competente, ma non ha esperienza né polso, ma sono sicuro che diventerà un grande". Dopo il suo ritorno i tifosi hanno iniziato ad 'idolatrare' Jonathan e questo ha stupito il laterale brasiliano, sebbene qualcuno lo denigrasse ancora: "Nessuno arrivò ad essere aggressivo, ma mi arrivarono critiche talvolta dure. Quando toccavo palla sentivo sempre il brusio. I giornalisti televisivi dicevano che non ero un giocatoe da Inter. Non fu la mia peggior stagio, feci anche alcune buone partite, ma non ebbi mai continuità".
Poi arrivò Mazzarri e tutto è migliorato per Jonathan: "Io volevo tornare in Brasile, tant'è che ero in contatto con alcuni club. Ero pronto per partire, ma la mia famiglia e mia madre mi fecero cambiare idea. Pensavo che sarei stato prestato a qualche altra squadra, ma Mazzarri chiese di tenermi. All'inizio della stagione l'agente mi disse che avrei continuato a Milano perché Mazzarri credeva in me e mi disse, personalmente che ero un giocatore importante e che mi aveva già osservato quando allenava il Napoli. Mi diede fiducia ed è sicuramente una persona fondamentale per la mia carriera. Adesso la tifoseria mi tratta bene, mi chiede autografi, foto, mi urla che mi ha al fantacalcio e che devo segnare...tutto è cambiato radicalmente. I tifosi qui sono molto esigenti per via di tutto quello che ha conquistato l'Inter nel 2010 e anche prima. Ma ora l'Inter è in un periodo di rinnovamento e stiamo migliorando: serve solo un po' di pazienza perché Mazzarri è l'uomo giusto per questa squadra".
Periodo di rinnovamento avvertito grazie anche all'arrivo di Thohir. Jonathan si imporvvisa diesse e prova a suggerire qualche rinforzo: "Difficile da dire, ma mi piace Arouca. Credo sia un giocatore interessante. Una volta parlammo di un possibile approdo all'Inter da parte sua, dato che ne aveva la possibilita. Sono sicuro che Arouca farebbe al caso del club".
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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