Si è parlato di regali alla vigilia di Bologna-Inter: Vincenzo Italiano con riferimento a quelli che la sua squadra non avrebbe dovuto concedere all'avversario, Cristian Chivu sfogliando il regolamento della Supercoppa italiana che da tre stagioni a questa parte ha allargato il circolo delle partecipanti da due a quattro. I nerazzurri, intrusi nella citazione del loro allenatore, fanno capire che quando ci sono i trofei in palio a livello nazionale la loro presenza è praticamente automatica. E ci impiegano un minuto e spiccioli a rimarca il concetto grazie alla tripla giocata di Alessandro Bastoni: palla rubata da mediano, conduzione palla da terzino e cross disegnato come se fosse un fantasista per la volée vincente di Marcus Thuram. Uno a zero che non è un cadeau della squadra con la coccarda sulla maglia, semplicemente una di quelle situazioni in cui viene praticamente impossibile difendere contro i vice campioni d'Italia e d'Europa. Lo choc per la formazione rossoblu dura qualche minuto, fino a che la tattica di Italiano comincia a funzionare: il pressing asfissiante produce una serie di palle recuperate in zona offensiva e anche una mezza occasione, attorno al 10', quando Josep Martinez deve mettere il piede sul cross di Jens Odgaard con su scritto 'minaccioso'. La chance vera per il Bologna arriva al 22': dall'ennesima riconquista alta, Odgaard premia la sovrapposizione di Emil Holm, il cui cross non viene sfruttato al meglio da Federico Bernardeschi. Centralissimo il tiro dell'ex juventino, Martinez compie il secondo intervento ordinario della sua serata. L'Inter prova a farsi di nuovo pericolosa al 25', non gli riesce perché scatta la solita trappola del fuorigioco che non impedisce di apprezzare il miracolo di Federico Ravaglia su Piotr Zielinski. Daniele Chiffi fa finire l'azione poi segnala l'offside su indicazione del suo assistente. Crescono gli offside e anche i corner per il Bologna che, dalla bandierina, poco prima della mezzora non riesce a inquadrare la porta con la frustata di Tommaso Pobega. E' il momento migliore del Bologna che al 34', complice un intervento scomposto di Yann Bisseck in area di rigore, beneficia di un penalty. Il difensore tedesco dà la solita 'mano' all'avversario di turno, in questo caso Riccardo Orsolini, che non deve arrampicarsi in aria per eseguire una rovesciata come la scorsa Pasqua ma semplicemente trasformare un tiro da undici metri. Uno a uno giusto e altro turning point in arrivo: dopo un contrasto si fa male Federico Bernardeschi, uno dei migliori dei suoi, che lascia il posto a Jonathan Rowe. Cambiando un interprete, il risultato rimane lo stesso fino al 50', dopo l'extra recupero di cinque minuti, che si chiude con il quasi autogol di Jhon Lucumì sul tiro mancino di Federico Dimarco.

SECONDO TEMPO -

La ripresa comincia con lo stesso tema, recitato dagli stessi interpreti. L'Inter alza il tasso tecnico per provare a uscire dalla morsa del Bologna, condensata in un'immagine su tutte: Castro che, in ripiegamento profondissimo, intercetta la palla nella sua trequarti, obbligando successivamente Barella al fallo. I nerazzurri non si scoraggiano e continuano a martellare mandando al tiro prima Luis Henrique e poi Federico Dimarco: Ravaglia ci mette una pezza, soprattutto nel secondo caso. In mezzo incertezza doppia tra De Vrij e Martinez con Castro che non ne approfitta. Si va a mille all'ora e arriva il tamponamento nel traffico dell'area felsinea: Torbjørn Heggem si scontra con Yoan Bonny, Chiffi non ha dubbi e indica il dischetto. Salvo poi tornare sui suoi passi dopo l'on field review consigliata da Fabio Maresca. Il contatto è troppo soft per la massima punizione. Si resta così, con l'Inter che non fa uscire il Bologna dalla propria trequarti. Italiano vede Orsolini stanco e lo richiama in panchina per inserire Niccolò Cambiaghi. Il quale sgasa subito sulla sinistra facendo vedere la targa a Bisseck ma pure la palla a Martinez con un cross rivedibile. La contromossa di Chivu arriva al 70': dentro Lautaro Martinez, Andy Diouf e Davide Frattesi per Thuram, Luis Henrique e Henrikh Mkhitaryan. Poco dopo la girandola di sostituzioni, il Bologna torna a bussare sulla porta nerazzurra con un tiretto di Rowe che Martinez doma senza problemi. La situazione non si sblocca, quindi Italiano pesca ancora dalla panchina: Immobile, Fabbian e Ferguson forze fresche. I cambi migliorano maggiormente l'Inter, non è una notizia: Lautaro, con piene energie, chiama Ravaglia a un'altra parata. Bastoni e Dimarco, con le forze residue, non trovano lo specchio rispettivamente di testa e col mancino. A cinque dal 90', De Vrij, tutto solo in area, schiaccia di testa a lato. Basta vedere il taccuino per capire chi meriterebbe ai punti per le occasioni create, ma quella più grossa arriva al 91' e capita al Bologna: Giovanni Fabbian, l'ex di turno, dopo un flipper in area, calcia a giro sul secondo palo scontrandosi con il miracolo di Martinez. Caso irrisolto nei tempi regolamentari, così si entra nella dimensione più psicologica del calcio: i tiri di rigore. Lautaro, non una specialista, fa centro come De Vrij, sbagliano in serie Bastoni, Barella e Bonny con un'esecuzione peggio dell'altra. Martinez fa la sua parte, ma Immobile lo batte e manda in finale il Bologna. L'atto conclusivo più giusto. 

Sezione: Focus / Data: Ven 19 dicembre 2025 alle 22:12
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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