Tocca a Leonardo parlare dal palco del Festival dello Sport di Trento. L'attuale direttore sportivo del Paris Saint-Germain ripercorre tutto il suo vissuto calcistico, compresa la parentesi da allenatore dell'Inter arrivata pochi mesi dopo la fine della sua avventura al Milan: "Io non pensavo ci sarebbero state così tante polemiche. Per me era difficile andare via dal Milan, ma erano sei mesi che avevo finito un qualcosa molto chiaramente, non è che c'era un ritorno. Era finita la vita al Milan. Io in quel momento ero allenatore, dopo sei anni da dirigente. Per una serie di circostanze del Milan. E mi chiedevo: 'Cosa faccio, cosa sono? Torno a fare il dirigente?'. Quello che cambia tutto è Moratti, ma non solo. Prima c'è stato il fatto che una persona come Moratti - che conoscevo prima, non solo a Natale del 2010 - io avevo rapporti con la famiglia per la Fondazione, lo incontravo costantemente, c'erano brasiliani dell'Inter con cui avevo iterazione. Ronaldo a Milano mi ha avvicinato anche a Moratti, perché il suo modo di essere è talmente penetrante che io stimo profondamente. Quando lui chiama e mi dice questa cosa è stranissima. Se dico di no era come morire. Capita oggi di vivere queste emozioni, una squadra che ha appena vinto la Champions League, con una persona con cui lavorerò a stretto contatto e stimo. Io sento Moratti ogni due settimane, come Galliani. Era impossibile dire di no. Poi sapevo di andare verso qualcosa di complicato, ma non mi aspettavo così tanto. Però l'ho presa come una specie di stima che ha provocato un sentimento più negativo. L'ho vissuta in quel modo, anche se è normale succeda questo. Baggio ha giocato nel Milan e nell'Inter, Ronaldo stesso. Non pensavo di causare tutto quanto".
È rimasto male al derby con lo striscione "Giuda interista"?
"Ce ne sono altri molto peggiori. Sicuramente era un modo di esprimere un disappunto, un tradimento. Avendo vissuto quel che ho vissuto, ho pensato che ci sia stato qualcosa di positivo. Quel che mi ha colpito era il clima allo stadio. Incrociare le persone che conoscevo da 20 anni e non sapevano cosa fare. È stato abbastanza surreale. Quando sono arrivato all'Inter eravamo tredicesimi, è stata una cavalcata e avevamo due punti di distacco. Anche quella era una finalina, c'erano tante cose lì dentro. A me è dispiaciuto per i giocatori dell'Inter, perché avevo compromesso la situazione. Pato fa gol dopo tre minuti, sono stati novanta di tutto e di più".
Dopo qualche mese addio all'Inter.
"Ci sono tanti motivi anche lì. In verità io ricevo una chiamata del possibile acquisto del Paris Saint Germain e avevo voglia di incontrare, parlare. Ho giocato e ho fatto il dirigente del Milan, per raccontarmi il progetto PSG. Dall'inizio io dico no. Il presidente Moratti stava sapendo tutto questo, è stato un percorso di chiamate e tentativi. Eravamo in Sardegna, dopo avere vinto la Coppa Italia. Moratti mi dice di andare a vedere cos'era. Alla fine era il nuovo progetto del PSG, volevano la mia disponibilità per cominciare con loro. Io torno e racconto al presidente, lui mi chiede cosa voglio. Sinceramente non lo sapevo, sto facendo l'allenatore, ma è cominciare un qualcosa di diverso, a Parigi, dove ho giocato. Io mi sento un po' più dirigente, anche se sto facendo il tecnico. E lui dice: 'Io accetto qualsiasi decisione, troviamo una maniera di cambiare e di fare'. Questa sua apertura mentale la ammiro tantissimo, alla fine accetto e torno a fare il dirigente e comincio al PSG".
(Fonte: TMW)
È rimasto male al derby con lo striscione "Giuda interista"?
"Ce ne sono altri molto peggiori. Sicuramente era un modo di esprimere un disappunto, un tradimento. Avendo vissuto quel che ho vissuto, ho pensato che ci sia stato qualcosa di positivo. Quel che mi ha colpito era il clima allo stadio. Incrociare le persone che conoscevo da 20 anni e non sapevano cosa fare. È stato abbastanza surreale. Quando sono arrivato all'Inter eravamo tredicesimi, è stata una cavalcata e avevamo due punti di distacco. Anche quella era una finalina, c'erano tante cose lì dentro. A me è dispiaciuto per i giocatori dell'Inter, perché avevo compromesso la situazione. Pato fa gol dopo tre minuti, sono stati novanta di tutto e di più".
Dopo qualche mese addio all'Inter.
"Ci sono tanti motivi anche lì. In verità io ricevo una chiamata del possibile acquisto del Paris Saint Germain e avevo voglia di incontrare, parlare. Ho giocato e ho fatto il dirigente del Milan, per raccontarmi il progetto PSG. Dall'inizio io dico no. Il presidente Moratti stava sapendo tutto questo, è stato un percorso di chiamate e tentativi. Eravamo in Sardegna, dopo avere vinto la Coppa Italia. Moratti mi dice di andare a vedere cos'era. Alla fine era il nuovo progetto del PSG, volevano la mia disponibilità per cominciare con loro. Io torno e racconto al presidente, lui mi chiede cosa voglio. Sinceramente non lo sapevo, sto facendo l'allenatore, ma è cominciare un qualcosa di diverso, a Parigi, dove ho giocato. Io mi sento un po' più dirigente, anche se sto facendo il tecnico. E lui dice: 'Io accetto qualsiasi decisione, troviamo una maniera di cambiare e di fare'. Questa sua apertura mentale la ammiro tantissimo, alla fine accetto e torno a fare il dirigente e comincio al PSG".
(Fonte: TMW)
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