Pareggiare a reti bianche sul campo della Juventus è un grande risultato, al di là di come è maturato. Non accadeva dal 2001, in panchina Hector Cuper, con un'Inter che a fine stagione venne beffata dalla peggior sciagura nerazzurra sportiva di sempre. Di fatto questo risultato certifica che l’Inter è una squadra che si difende bene, deve migliorare molto ma disponibile ad ogni traguardo.

Non è stato un match indimenticabile ma il significato di questo 0-0 va oltre il senso della classifica, che registra i nerazzurri ancora in testa, in attesa della probabile vittoria del Napoli con la Fiorentina. Il dato singolare di questa stagione evidenzia gli scontri diretti tra le big, risolti tutti a favore delle squadre in trasferta, nessuna sconfitta fuori casa, ad eccezione del derby in cui tecnicamente la Lazio giocava in trasferta con la Roma e ha perso. La classifica resta cortissima ma il pareggio sul campo più difficile della serie A è un carburante inestimabile per l’autostima, senza contare che sono già state affrontate in trasferta Juve, Napoli e Roma.

Nel primo tempo l’Inter impatta bene la partita, la squadra è ben disposta e tenta di non dare spazi ai padroni di casa. Le fasce sono intasate, si gioca a centrocampo dove i duelli individuali fanno la differenza e infatti Candreva non trova spazi, Icardi vede sempre la palla passargli a qualche metro di distanza, Santon lavora onestamente ma senza aggiungere molto e Perisic si assenta ingiustificatamente. Brozovic svaria ma quando ha l’occasione di tirare ad un metro dall’area fa qualcosa di innominabile. La Juve ha una sola occasione in trenta minuti, poi nell’ultimo quarto d’ora aumentano gli spazi e le opportunità per i bianconeri diventano quattro. Il primo tempo si chiude in modo incolore, con la squadra di Spalletti che dà la sensazione di fare il compitino, giocando senz’anima, troppo attenta com’è a ad assolvere ai dettami tattici che possono molto ma non tutto. Sembra la tipica partita di una squadra che conosce le note ma non come interpretare il grande match, muovendosi in modo ordinato ma senza mettere la grinta necessaria.

Nel secondo l’Inter lascia ancora più spazio e abbassa ulteriormente il baricentro, permettendo ai rivali di avvicinarsi pericolosamente all’area. Handanovic diventa protagonista prendendo troppi palloni, mentre l’Inter ne perde troppi in fase di costruzione. Passati 11 minuti arriva un’azione in cui Icardi è finalmente servito, si libera dell’uomo e tira in porta dove trova la mano di Benatia, giudicata involontaria e non sanzionata con un calcio di rigore. La Juventus nel corso dei minuti cerca di cingere d’assedio l’Inter e gli scontri diventano sempre più fisici. Tra un traversone inquietante e l’altro in area nerazzurra, arriva un’altra occasione: D'Ambrosio anticipa Asamoah, palla in mezzo con Brozovic che raccoglie una deviazione e calcia al volo mandando fuori. Bianconeri sempre in pressione ma è ancora Brozovic ad avere tra i piedi l’occasione del gol, con una palla servitagli da Vecino, che il croato spreca tirando troppo angolato, alla destra di Szczesny. L’ultimo quarto d’ora della partita dà la sensazione di due squadre che si rispettano cercando di approfittare di ogni errore per il guizzo decisivo. Aumentano i falli ma nonostante l’eccesso di cartellini da parte di Valeri, la gara resta educata.

Finisce pari e, come testimonia Borja Valero, la squadra si immaginava una gara diversa, con più occasioni. Nel complesso è un pari accettabile in casa di un’ottima squadra. Non condivido i voti bassi già letti a Icardi, il quale dovrebbero saperlo tutti, è un giocatore che vive di assist e del lavoro della squadra. Se non tocca tanti palloni non è colpa sua. Male Perisic e Candreva, autentiche delusioni della serata, molto bene Borja Valero, e la cerniera creata da Skriniar e Miranda. La crescita dell’Inter, se vuole davvero lottare per lo scudetto, passa anche da una rabbia che spesso mostra solo in occasioni “disperate” o di partite ampiamente alla portata. Non è poco ma la vera differenza tra un'Inter scudettabile e quella attuale, passa soprattutto da quel qualcosa in più da mettere in partite come queste, fin dal primo minuto, mostrando personalità agli avversari.

L’organizzazione di gioco c’è, la qualità pure, così come gli equilibri e un’autostima in crescita. Se davvero si vuole ottenere l’impossibile bisogna tenere un’intensità più elevata, un livello di fame più alto e non specchiarsi per una parte di stagione interpretata così bene. Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 10 dicembre 2017 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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