Ci sono dei segnali che valgono più di mille parole. Specialmente nel calcio in cui di parole se ne spendono milioni ci sono delle cose che non possono essere tralasciate e anzi devono essere rimarcate fortemente al fine di dare dei meriti a chi è autore di tali segnali. Tutto questo panegirico per dire che Suning ha dato tanti, tantissimi segnali di forza sino a questo momento che non possono che far ben sperare i tifosi nerazzurri in vista degli anni a venire (per carità non soffermiamoci sull'amichevole di Oslo e sul suo risultato perché altrimenti mi toccherà ricordarvi il fatto che la Juventus sconfitta dal Lucento per 3-2 andò poi a Berlino per giocarsi la finale di Champions League).

Non si tratta di piaggeria, ma se si analizza quanto accaduto sin qui nel mercato è impossibile negare questo. L'Inter era partita in questa campagna acquisti con la consapevolezza di dover cedere assolutamente un big e, se necessario, dire addio anche un secondo, ma arrivati al 6 di agosto di cessione illustre non ve n'è stata nemmeno una e anzi il gruppo cinese proprietario dell'Inter ha rifiutato 60 milioni per Icardi da parte del Napoli facendo capire che se si deve rinunciare ad un pezzo da 90 della rosa lo si farà alle proprie condizioni. Personalmente sul caso Icardi mi sono espresso, ma va dato atto a chi ha preso la decisione contraria a quella che avrei preso io che si è mostrato molto coraggio nel rifiutare una cifra che a fine maggio sembrava irrefutabile pur di non rinforzare una diretta concorrente. In un mercato in cui nessuna delle prime tre dello scorso campionato ha mantenuto intatto l'undici tipo causa cessioni, questo fatto che l'Inter possa contare sul nucleo integrale che fino al dicembre 2015 era in testa al campionato porta immediatamente a pensare che si è considerato buono quanto fatto sino ad ora e non c'era alcuna motivazione di smantellare tale rosa, nemmeno per cifre all'apparenza astronomiche. Insomma, potrà poi magari da qui al 31 agosto partire qualcuno, ma se lo farà sarà solo alle condizioni dettate dalla dirigenza.

Un segnale forte e chiaro.

Forte e chiaro è il segnale relativo anche al primo acquisto di questa sessione targato Suning, Antonio Candreva. C'è chi ritiene sia stato pagato uno sproposito, che questi soldi potevano andare altrove, ma la nuova proprietà nerazzurra ha prelevato uno dei migliori giocatori italiani in circolazione in assoluto e uno dei migliori esterni destri a disposizione sul mercato. Spendere 22 milioni per un giocatore dal rendimento sicuro da inserire in una squadra collaudata non può mai essere una cosa negativa e allo stesso tempo si fa capire a chi osserva questa squadra dall'esterno che la voglia di migliorarsi c'è ed è tantissima per he per rinforzare i punti deboli della squadra della scorsa stagione non si va più su scommesse o occasioni di mercato, ma su giocatori pronti che a lungo sono stati inseguiti da top club europei: sì, perché giova ricordarlo, Candreva due estati fa era nel mirino del PSG e quest'anno Antonio Conte avrebbe fatto carte false per averlo a Stamford Bridge. 

E invece l'ha preso l'Inter senza preoccuparsi di alcuna concorrenza: quando ha voluto ha alzato il telefono chiamando la Lazio e ha concluso l'affare. Non male come modus operandi, specialmente con un osso durissimo nelle trattative in uscita come Lotito che non più tardi del gennaio 2014 aveva chiesto e ottenuto la stessa cifra per Hernanes che adesso ha le valigie in mano e non riesce a trovare pace.

È vero, qualcuno potrà obiettare dicendo che durante la conferenza stampa tenutasi a Milano si parlava di Berardi e Gabriel Jesus e che nessuno dei due è arrivato, ma guardiamo la realtà: no Berardi? È arrivato Candreva. No Gabriel Jesus? Potrebbe arrivare Gabigol. E per nessuna delle due trattative è stato necessario dire addio a qualcuno di importante nella rosa. Un giocatore di livello nazionale ed internazionale come Candreva e trattative ben avviate con il Santos per portare un craque vero e proprio del calcio mondiale. Sempre battagliando con club di prima fascia in Europa e sempre senza preoccuparsi di nulla. Suning lavora a viso aperto ponendo le proprie condizioni: chi le vuole le accetta, altrimenti avanti il prossimo, ce ne faremo una ragione. L'importante è cercare in ogni modo di rinforzare la squadra.

E mandare segnali importanti all'esterno e a tutto l'ambiente.

Sì perché far vedere questa forza al primo mercato di una squadra come l'Inter non può che rendere felici i tifosi nerazzurri dopo anni di vacche magre. Dopo anni passati a cercare formule esotiche per alleggerire il bilancio e spendere poco sperando di avere una resa ottima dal giocatore in questione, questa volta non ci si pone questo problema perché si cerca di agire poco e in modo mirato, senza cercare decine di acquisti, ma solo quei due, tre in grado di far fare il salto di qualità a questa rosa. 

Insomma, le critiche mosse all'immobilismo dei nuovi proprietari non trovano conferme nei fatti avvenuti: non si tratta nemmeno di dare fiducia totale a chi sta lavorando per questa squadra senza aver ancora visto nulla, ma si tratta di dare il tempo necessario a chi sta già dimostrando di saper lavorare per il meglio di questa società e di questa squadra, concetti che nel calcio di oggi si confondono ma che sono ben distinti fra di loro. Serve solo tempo e, guardando quanto accaduto sinora, si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel. Perché se il buongiorno si vede dal mattino, questa giornata lunga una stagione che l'Inter si appresta a vivere sembra proprio luminosa.

In calce a questi pensieri sfusi, mi concedo un pensiero per l'altra sponda del naviglio che a sua volta si appresta a cambiare proprietà. C'è chi dirà che il prossima sarà il primo di una lunga serie di Delby, ma in realtà rappresenterà senza mezze misure la ripresa del calcio milanese nella sua totalità e dietro quelle battute si celerà anche un po' di timore da parte di chi in questi anni ha giovato dell'assenza di Inter e Milan. Se il gruppo che ha comprato il Milan sarà volitivo come si sta dimostrando Suning, a più di qualcuno inizierà a tremare la terra sotto i piedi e le gerarchie del calcio italiano potrebbero tornare alla normalità.
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 06 agosto 2016 alle 00:00
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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