Passano anni, ma l'Itaglia resta sempre uguale a sé stessa. Un Paese fatto di rattoppi e non di inediti, di mezze figure e non di protagonisti, di parassiti e non di innovatori, di furbi e non di intelligenti.

Come più volte mi sono trovato a ripetere nei miei editoriali, l'Itaglia si specchia e si riconosce troppo spesso nella sua massima espressione più popolare e populista: il calcio. Lo sport col pallone è sovente la cartina di tornasole dei fatti nostrani, dai più importanti a quelli di minor entità, se mai una divisione così netta sia possibile farla.

Dopo due settimane intere in cui addetti ai lavori e non si erano prodigati nell'evocare le gesta dell'Inter triplettiana per far coraggio alla banda di Allegri ed esorcizzare la paura dell'armata blaugrana, assistiamo inebetiti a una retromarcia frettolosa. Dopo l'eliminazione del club di Silvio Berlusconi dalla Champions League per mano di Messi e compagni, abbiamo sentito di tutto. C'è chi ha parlato di 'questo Barcellona' più forte di quello di due anni fa, chi di errori decisivi dell'arbitro, chi di sfortuna. Con le nostre orecchie, invero, abbiamo ascoltato anche le dichiarazioni di Antonio Cassano, che non senza invidia ha sentenziato: “Questo Barcellona è davvero troppo superiore. Solo con un vulcano si può battere”, con immancabile riferimento all'impresa nerazzurra targata Mourinho. Perché, sia chiaro, di impresa si trattò.

Un modo inelegante e subdolo di screditare i meriti dell'Inter. Non si può accettare. E se da un lato il talento di Bari Vecchia parla quasi con disprezzo di quel doppio confronto, dall'altro alcuni suoi colleghi si mettono dalla parte di José Mourinho, tornato utile per dare addosso all'arbitro. Ecco l'Itaglia che tanto piace agli stranieri e che ci rende zimbelli dell'Europa. Commentare appare evidentemente inutile.

Un ritornello che torna puntuale anche sulla situazione attuale dell'Inter: prima definita troppo vecchia, addirittura antiquata e con i senatori a comandare; ora, con Stramaccioni in panchina, è diventata una squadra fin troppo giovane. Fantastico, tutto bellissimo. All'esordio, Strama fa subito centro: vittoria. 5 gol fatti e 4 subiti. Subito si attacca la difesa, eppure se c'è una gara in cui il risultato non dice tutto è proprio Inter-Genoa. L'Inter domina, prende un gol in rimpallo a fine prima frazione e poi subisce tre rigori, di cui due inesistenti. La difesa (meglio chiamarla fase difensiva) resta solida sempre, semmai è qualche incertezza individuale a lasciare campo ai rossoblu (in particolare una, in occasione dell'unico rigore giusto). Ma per i professoroni non va bene, si riempiono la bocca di numeri e snocciolano situazioni tattiche di cui comprendono poco o nulla.

L'Inter dà fastidio da sempre e continuerà a darne anche in futuro. Ci sono stati errori, anche marchiani, di gestione. Nessuno lo nega. Ma questo non può cancellare quanto (e tanto, tantissimo) di buono è stato fatto. Tra le scelte recenti, quella di affidare la guida tecnica ad Andrea Stramaccioni è sembrata la più azzeccata: su di lui si potrà davvero fondare una nuova Inter. Un'Inter vincente come quella di qualche tempo fa. Perché l'Inter ha dominato ovunque. Perché, piaccia o no, quel vulcano che ha schiantato il Barcellona eravamo noi. Solo noi.

Twitter @Alex_Cavasinni

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 aprile 2012 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni
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